Il fascino natalizio di Bologna
«La dotta», per via della prima università, la «grassa», perché la cucina che si può trovare è fra le migliori d’Italia – e certo non si lesina in porzioni e gusto – la «rossa», per i riflessi dei mattoni che innervano la città e le sue costruzioni. Un rossore su varie tinte, che ben si può vedere da alcune foto dall’alto. Ma Bologna, a Natale, ha anche un cuore che magari meno si racconta, ma esiste. E se a NordEst i mercatini altoatesini, trentini e perché no quelli giuliani di Trieste si lasciano raccontare, anche il capoluogo emiliano ha una serie di bancarelle diffuse per il centro (e periferia) che la fanno diventare una meta ideale per un weekend dove unire bellezze artistiche, culinarie e qualche regalo. Così è stato per chi scrive lo scorso inverno. Snodo ferroviario fra i maggiori d’Italia, arrivarci in treno non è difficile. Muoversi, forse, un po’ meno. Soprattutto considerando le particolari bellezze dei colli bolognesi. Sì, è vero, li cantavano i LunaPop. Un giovane Cesare Cremonini: e aveva ragione. Perché luoghi panoramici come Monteveglio e la sua abbazia lasciano incantati. Purtroppo, però, ho dovuto ritornarci: perché la prima volta non c’erano mezzi di trasporto agili che permettessero di raggiungerli. Un peccato non aver noleggiato una macchina, come poi ho fatto: per salire sulle dolci e meno dolci pendenze è fondamentali. Ma lo spettacolo che si apre, di una collina degradante sulla pianura, è eccezionale.
Se poi siete amanti di quell’innovazione che ora va tanto di moda, non potete perdervi il tour a Sasso Marconi. Nei dintorni vi aspetta seicentesca Villa Griffone vi aspetta: maestoso luogo dei primi esperimenti di trasmissione radio. Anzi, come ricorda la lapide dietro la villa, il luogo dove il grande inventore lanciò il primo segnale radio. Eravamo nel 1895, e di anni ne sono passati. Eppure il luogo mantiene un fascino intatto, senza tempo. Ma ridiscendendo e tornando a valle, lo stupore della Bologna natalizia può togliere il fiato. Il gioco di bancarelle, con prodotti spesso originali per forme e utilizzo, insieme alla fitta rete di portici e alle meraviglie della città, rischia di farti perdere durante il cammino. Provate e mi darete ragione: niente di più facile di non trovare più la strada che si cercava, perdere l’orientamento e ritrovarsi a girare. Cosa vedere in poco tempo? La Sala Borsa, senza dubbio: un centro culturale che ci invidiano anche all’estero. Il Nettuno, figura dominante al centro di Piazza Maggiore. E, ovviamente, San Petronio. E poi il Mercato Antico, e – neanche dirlo – le due torri, Asinelli e Garisenda, simbolo della città «turrita». Ma anche piazza Santo Stefano non scherza. Così come, per gli amanti della musica italiana, si possono rincorrere varie tracce: via Paolo Fabbri, dove ora non più ma fino a qualche tempo fa si poteva incrociare Guccini, (attualmente nel buon retiro sui monti di Pavana), oppure girando la casa di Lucio Dalla, e la sua Piazza Grande. Che no, non è Piazza Maggiore. Ma qualcosa da scoprire ve lo voglio lasciare.