Fao, nuove linee guida contro il landgrabbing

“Un primo essenziale passo è stato compiuto, ma è ancora molta la strada da fare prima che siano pienamente riconosciuti e rispettati i diritti dei popoli sulla terra, i territori di pesca e le foreste”, hanno commentato le Organizzazioni della Società Civile (CSO), coinvolte attivamente nei negoziati per le Linee Guida approvate venerdì 11 maggio alla FAO.

Le linee guida, il nuovo strumento sviluppato dal Comitato per la Sicurezza Alimentare della FAO, riconoscono il ruolo chiave delle donne, dei contadini, delle comunità di pescatori, dei pastori e delle popoli indigene. Eppure, vi sono molte lacune su alcuni dei temi chiave per la sopravvivenza dei piccoli produttori, non riuscendo a frenare adeguatamente pratiche come l’accaparramento dell’acqua e della terra, che contribuiscono all’insicurezza alimentare, alla violazione dei diritti umani e al degrado ambientale.

Secondo le Organizzazioni della Società Civile, infatti, le direttive, relativamente ad alcune problematiche, non riescono a fornire un set comprensivo di regole per fronteggiare l’accaparramento delle risorse naturali. Inoltre, il testo è troppo debole nel dare la priorità al sostegno ai piccoli produttori, priorità assoluta se i governi intendono davvero perseguire lo sviluppo sostenibile. Inoltre, è deludente che le linee guida falliscano nell’ulteriore protezione dei diritti dei popoli indigeni, già riconosciuti dagli strumenti internazionali, e che non includano l’acqua come risorsa della terra.

Le direttive sono il risultato di discussioni pluriennali tra i governi e i rappresentanti della società civile e affermano principi base dei diritti umani come la dignità umana, la non discriminazione, l’equità e la giustizia applicate al diritto di proprietà.

I rappresentanti dei piccoli produttori hanno portato nei negoziati, in ogni fase, le proprie esperienze dirette. Il processo  è stato in grado di condurre un’ampia varietà di voci al dibattito, rendendo più semplice l’individuazione di soluzioni a problemi controversi, come il possesso della terra, dei territori di pesca e delle foreste. Un modo di lavorare che potrebbe costituire da esempio per l’intero sistema delle Nazioni Unite.

Nonostante le organizzazioni della società civile siano in contrasto con molti punti del testo, esse intendono darsi da fare per assicurare che le direttive, strumenti indispensabili, siano implementate rafforzando i diritti dei piccoli produttori.

Le Organizzazioni della Società civile chiedono ai governi e alle organizzazioni di attuarle urgentemente  per contribuire a più equa e sostenibile governence delle risorse naturali.

In particolare, in Italia, il CISA intende rivolgersi al governo italiano affinché dia immediata attuazione alle Linee Guida. Tra i punti di maggiore rilevanza, vi è quello – sottolineato da Nora McKeon (Terra Nuova) – che riconosce in capo agli Stati la responsabilità di disciplinare il comportamento delle imprese che investono sulla terra nei Paesi esteri. Inoltre, aggiunge Antonio Onorati (Crocevia), è fondamentale che venga attuato il principio che pone un limite all’estensione della proprietà fondiaria privata.

(Comunicato stampa Fairwatch)


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