Fadderuke, Norvegia: il paradiso delle matricole

La scuola in Norvegia è  ricominciata lunedì 20 agosto.  Sono tornati gli studenti fuori sede e cominciano ad arrivare i primi Erasmus, inconfondibili per l’abbigliamento da spedizione artica. Tra le vie del centro ho notato la presenza di molti universitari che indossano magliette colorate su cui compare il nome della facoltà di appartenenza e la scritta FADDER  a grandi caratteri, quasi sempre seguiti da gruppi senza divise. Rispolverando il recente passato universitario e le tradizioni goliardiche pavesi ho immediatamente dedotto che si trattasse di matricole costrette a indossare magliette di riconoscimento, in modo da rendere più facili le vessazioni e gli scherzi da parte degli studenti più grandi, pronti a vendicarsi di quanto subito pochi mesi prima.

Fadder con le loro matricole, a passeggio. Sono pur sempre dei giovani universitari

Ma i Norvegesi cui ho chiesto delucidazioni mi hanno subito smentita: i Fadders non sono matricole, bensì studenti del secondo anno. Le magliette colorate servono a identificarli facilmente e a capire a quale facoltà siano iscritti. I gruppi che avevo notato nel centro città costituivano una sorta di visita guidata in cui i Fadders spiegano ai nuovi arrivati ciò che un anno prima qualcun altro ha mostrato loro: cosa sia la vita universitaria e come viverla al meglio tra esami, lezioni e feste.

Sul  Bergen Tidende, il giornale locale, è apparsa un’intervista a una docente universitaria, che mi ha aiutata a capire ancora meglio come funzioni tale iniziativa. Innanzitutto, non si tratta di un movimento autonomo studentesco, bensì di un progetto finanziato dalle università norvegesi. I Fadder, termine traducibile come padrino o mentore,  hanno il compito di illustrare ai nuovi arrivati  come preparare gli esami, a quali uffici rivolgersi in caso di necessità, insomma, come funziona il mondo accademico. Durante tale presentazione gli studenti hanno l’opportunità di conoscersi tra di loro e di creare i primi contatti, evitando lo spaesamento iniziale tipico del primo periodo. Il progetto dura tutta la settimana precedente l’inizio dei corsi, definita appunto Fadderuke, e include anche molte occasioni mondane per socializzare. Ciò che la docente critica nell’articolo è la tendenza all’utilizzo di una buona parte dei fondi stanziati dall’università per il finanziamento di feste serali particolarmente “animate”. L’università di Bergen si trova a poche fermate di mezzi pubblici dal centro città, per cui, durante la settimana dei Fadder, sono molto frequenti feste che si protraggono fino a tarde ore (qui si intendono le due di notte) e comportano consumi massicci di alcool. In ambito accademico si teme che le parate per la città di studenti e matricole travestiti nei modi più buffi possano rovinare la reputazione dell’università sia tra gli abitanti della città, che tra i turisti.

Per un momento ho ripensato alla sensazione di estremo spaesamento che ho provato la prima notte nella mia casa pavese; avevo una compagna di stanza  più grande, in effetti, ma si limitava a dirmi ” Vedrai,  all’inizio non è facile. Col tempo capirai..” e altre frasi da vecchia zia, il cui effetto era solo farmi sentire più piccola e sprofondata in un misterioso mondo di adulti.

La Fadderuke mi avrebbe evitato di attraversare i cortili dell’università il primo giorno di lezione, attanagliata dai dubbi: cosa devo fare per non sembrare troppo liceale? Dove mi siedo in aula per non sembrare sfigata? E soprattutto.. dove si va la sera?

Camilla Bonetti

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