Estonia, se il presidente s'incacchia su Twitter
da http://tereitalia.altervista.
Era il 6 giugno del 2012 quando Paul Krugman, newyorkese di Long Island, classe ’53, Nobel per l’Economia nel 2008 per degli studi in ambito di Geografia Economica, inconsapevole musa ispiratrice del “Grillo Nazionale” e opinioner per il New York Times, decide di vestire i panni del divino Farrokh Bulsara per cantarne quattro ad alcuni politici oltreoceano che reputa dei gran furbacchioni. “Estonian Rhapsody” racconta di come le rigidissime politiche di rispetto dell’austerity portate avanti negli ultimi anni dal governo estone non abbiano fatto altro che impoverire e deprimere l’economia del piccolo paese baltico e i suoi figli.
“E questo sarebbe un Boom?” Si è chiesto Paul.
Quando il pezzo finì in rete Toomas Ilves, anche lui classe ’53 ma da Stoccolma, cresciuto negli States, Master in psicologia alla Columbia, giornalista, Presidente della Repubblica Libera d’Estonia e nostro novello Kalevipoeg era a Riga per una visita istituzionale.
Dice di aver ricevuto “supporto morale” dalla locale comunità di uomini di affari, anche loro solidali con il “Gigante” viste le speculari leggi lettoni in materia di austerity che toglievano il sonno a quell’allegra combriccola di colletti bianchi con l’olivetta nella vodka.
Il Kalevipoeg del terzo millennio per la rabbia scappa su una barca, poi torna in albergo e prende il suo telefono per controllare il blog di Krugman:”What the fu..?!” pronunciò senza finire l’ultima parola. Davanti al Riga Radisson decise che era giunto il momento di alzare la voce, difendere la nazione e il popolo che orgogliosamente rappresenta con tutte le sue forze e in qualunque modo possibile: Kalevipoeg.
E come sfoga tutta la sua rabbia un estone, anzi l’estone che li rappresenta tutti? Su Twitter. In 35 minuti Ilves vomita 4 cinguettii sul profilo di Krugman.
Tutti gli estoni sono in estasi fieri dell’eroe nazionale, giusto qualche russo in quei giorni non era a conoscenza delle gesta del Presidente.
Ma quanto fatto non bastava, perché forse un asterisco nella parola “shit” piuttosto che buttarla sul campanilismo Princeton – Columbia poteva apparire davvero per quello che era: bullismo da tastiera piuttosto che la reazione melodrammatica di una fidanzata lasciata via social.
Bisognava legittimare quel gesto eroico e quindi per tutto il mese di Giugno il Washigton Post si interessò in maniera anomala e come mai prima alla piccola repubblica baltica, ricordo addirittura di un intervista di Ilves in un cafè di Raekoja con un giornalista d’oltreoceano che lui stesso definiva “amico di vecchia data”.
E negli ultimi giorni ridendo e scherzando la storia è diventata davvero un’ Opera, anzi un musical di 16 minuti in due atti del compositore lettone Eugene Birman e che prende il nome di “Nostra Culpa”. Ovviamente saranno due le voci, che sulle note della Tallinn Chamber Orchestra, si daranno battaglia il 7 Aprile durante l’ Estonian Music Days Festival: il Farrokh di Long Island e il Novello Kalevipoeg.
Fausto Di Nella