Elezioni, stato sociale o F35?
Armamenti, politiche di austrerità ed equità. Argomenti invisibili in campagna elettorale. Così come gli F35 da acquistare per qualche milione di euro a testa. Il coordinamento “sbilanciamoci” che da anni chiede bilanci più orientati alla società che al mercato scende in campo. Ecco il comunicato:
“Le prossime elezioni politiche del 24 e del 25 febbraio possono rappresentare un punto di svolta e di discontinuità rispetto alle politiche neoliberiste di austerity che hanno impoverito il paese e lo hanno fatto sprofondare nella recessione. Queste politiche hanno accentuato le disuguaglianze, aumentato la disoccupazione, indebolito il welfare, reso più precario il lavoro, messo in difficoltà le imprese.
Non è “l’Europa che ce lo chiede”: non occorre “restituire fiducia ai mercati”, politiche economiche alternative sono possibili. Da anni la campagna Sbilanciamoci! presenta il proprio rapporto per “usare la spesa pubblica per i diritti, l’ambiente, la pace”. Il XIV rapporto è stato presentato a fine novembre del 2012 e contiene 94 proposte che, numeri alla mano, dimostrano che una differente legge di stabilità permetterebbe di investire nel rilancio dell’economia, in un nuovo modello di sviluppo ambientalmente sostenibile, in una redistribuzione della ricchezza e in una maggiore giustizia sociale.
Solo per fare alcuni esempi, se tagliassimo i crescenti contributi alla scuola privata, ci sarebbero maggiori risorse per quella pubblica. Senza educazione, ricerca ed alta formazione il paese non ha un futuro, servono investimenti pubblici nella qualificazione dell’offerta formativa, nel diritto allo studio, nell’edilizia scolastica e universitaria, nella ricerca. Se abbandonassimo la follia delle “grandi opere”, a partire dalla realizzazione dell’alta velocità in Val Susa, ci sarebbero le risorse per le “piccole opere” di cui ha bisogno il Paese, dalla mobilità sostenibile alla lotta contro il dissesto idrogeologico. Se rinunciassimo all’acquisto dei cacciabombardieri F35 e tagliassimo le spese militari del 20%, ci sarebbero le risorse per il welfare, per la cooperazione internazionale e per il Servizio Civile Nazionale e ne avanzerebbero anche per ridurre il debito pubblico. La politica estera del nostro Paese non può fondarsi sulle missioni militari all’estero, ma sulla cooperazione internazionale e la solidarietà. Una politica fiscale all’insegna di una maggiore progressività, consentirebbe una redistribuzione più equa della ricchezza. E via discorrendo.
Dall’ambiente alla sanità, dall’istruzione alle politiche di accoglienza dei migranti, dal contrasto alla corruzione alla lotta all’evasione e all’elusione fiscale, è in questa direzione che occorre impostare le future scelte di politica economica.
Siamo immersi in una crisi finanziaria, economica, sociale, ambientale, di democrazia. Per uscirne, il primo passo deve però essere culturale. Bisogna capovolgere un paradigma – quello del neoliberismo – costruendone un altro: quello di un’economia fondata sui beni comuni, la sostenibilità ambientale e sociale, l’uguaglianza e i diritti.
Noi ci candidiamo – in diverse forze politiche – per realizzare un “cambio di rotta”..
Un’altra Italia è possibile. Un’Italia dalla parte dell’ambiente e della pace, dei diritti e della cittadinanza, della scuola e del welfare, della solidarietà e di un’economia diversa. Proviamo a costruirla insieme!”