Dolcetto o scherzetto? Alle radici della paura
Dolcetto o scherzetto? Che cosa avete scelto lo scorso 31 ottobre? La tradizione di Halloween risale all’antica festa celtica di Samhuinn del 1° novembre, che segnava la fine dell’estate. L’usanza di indossare costumi insoliti è dovuta ai druidi, che si travestivano da spiriti per nascondere la loro mortalità. Per scoraggiare i riti pagani, la chiesa paleocristiana sostituì Samhuinn con l’All Saints Day mentre l’All Hallows Eve fu dedicata alla commemorazione dei morti, il giorno 31 ottobre. Oggi Halloween costituisce l’occasione per indossare costumi spaventosi o spettacolari. Una ricorrenza amata non solo dai bambini, ma sempre più spesso festeggiata anche dai grandi. Da questo punto di vista, la letteratura e il cinema horror-fantasy hanno avuto una grande influenza in questo processo. Si tratta certamente anche di un grande fenomeno di marketing, tuttavia un recente studio della University of South Alabama cerca di spiegare quali sono i meccanismi legati alla base della paura e se essi riguardano soltanto l’uomo. I risultati sono sorprendenti.
I ricercatori, guidati da Joan M. Sinnott, hanno studiato diversi animali adulti in cattività per capire se anch’essi sono in grado di percepire il carattere spaventoso delle maschere di Halloween, con un procedura che ha misurato il tempo necessario per prendere il cibo offerto da uno sperimentatore mascherato. I risultati hanno dimostrato che le reazioni dei primati sono correlate in modo significativo con le valutazioni umane, mentre questo non si verifica per i non-primati. La percezione umana della paura non dipenderebbe da fattori esclusivamente culturali, come la fede nel soprannaturale, ma piuttosto da motivazioni di carattere biologico. Per esempio, nei primati e nell’uomo le facce più spaventose sono quelle che ricordano i predatori o hanno caratteristiche minacciose come i canini di grandi dimensioni.
Gli animali, ospitati in due giardini zoologici vicino a Mobile (Alabama, USA), erano tutti adulti. In totale, dieci primati e nove non-primati. I partecipanti umani sono stati scelti tra gli studenti della locale università, sette maschi e sette femmine con un’età compresa tra 25-30 anni. I ricercatori hanno utilizzato 13 maschere (una di Bill Clinton, in perfetto stile “Point Break”) per stimolare le reazioni degli animali e dei ragazzi e una faccia umana di controllo.
I primati hanno reagito con tempi di risposta significativamente più lunghi rispetto ai non-primati. In effetti, non tutti gli animali percepiscono le maschere come spaventose. Per esempio, i visi valutati come minacciosi dai ricercatori, non hanno affatto impedito ai non-primati di avvicinarsi velocemente a mostri, alieni e vampiri assassini per procurarsi il cibo loro offerto. Il sistema visivo dei primati superiori ha probabilmente permesso loro di risolvere meglio i dettagli strutturali e le espressioni delle maschere, valutando più attentamente il possibile pericolo. Inoltre, essi hanno potuto contare su un livello emotivo e cognitivo superiore a quello dei non-primati.
Antonio Pilello