Dachau, il racconto dell'ultimo sopravvissuto
Un incontro quasi casuale, quello con Enrico Vanzini. Gli amici dell’Associazione Marca Trevigiana, Francesca Ambroso e Manuel Pegoraro, mi avevano contattato per intervistare il reduce di un lager. Sono rimasti in pochi, i sopravvissuti, e tutti hanno una storia interessante, anche se quella di Enrico lo, è se possibile, di più. Perché quel che Vanzini ha vissuto sulla sua pelle e nella sua anima è ancora più forte.
E’ passato oltre un anno da quell’incontro del 25 ottobre 2011 con questo vecchio e cordialissimo signore di quasi 90 anni, arrivato guidando la sua auto fino allo studio fotografico di Rosà (Vi) dove avremmo girato la sua intervista per farne un documentario. Documentario che ora Rai Storia ha programmato per giovedì 24 gennaio alle 23, per venerdì 25 alle 7,30 e sabato 26 gennaio alle 9 di mattina.
Impossibile rimanere impassibili di fronte al suo racconto e non emozionarsi con lui mentre rivive quei terribili 7 mesi a Dachau, gesticolando con le mani contorte che portano i segni delle percosse subite dai suoi aguzzini quand’era ancora un ragazzo.
Dopo pochi giorni ci ritroviamo lì per filmare tutto ciò che mi ha raccontato. Emergono altri dettagli. Sono due ore di orrori che colpiscono allo stomaco, la sua voce si fa flebile, spesso si interrompe. Solo a tratti si rianima nel giudizio su quelle SS <<Erano ragazzi come noi, soldati come noi, che non avevano cuore e ci trattavano peggio delle bestie…>>.
In quel lager Enrico Vanzini, che ora vive vicino a Cittadella, in provincia di Padova, ha trascorso 7 mesi e mezzo compresi i 40 giorni di quarantena, curato dagli americani. Enrico ha trovato la forza di raccontare solo una manciata di anni fa, quando ha capito che i ragazzi di oggi non sapevano; e che quelle vicende così assurde e lontane rischiavano di venir relegate dentro i libri scolastici. Prima nemmeno la sua famiglia sapeva: né la moglie né i due figli. Aveva deciso di portare con sé quel tremendo segreto.
Alla fine dell’intervista mi consegna documenti, foto e la copia del certificato del Comité International de la Croix Rouge che dichiarava che Vanzini Enrico, nato il 18.11.1922 a Fagnano (Va), l’11 ottobre 1942 era stato arrestato a Ingolstadt e internato nel lager di Dachau il 9 novembre 1944 col numero 123343. Il documento terminava dicendo che il detenuto era stato liberato dall’esercito americano. Qualche giorno dopo siamo stati a Dachau per le riprese del luogo, partendo in auto alle 5 di mattina io, l’operatore, Manuel e mia figlia Maddalena come aiutante. Enrico avrebbe voluto, ma la salute non glielo permise.
Rai Storia è stata la prima rete nazionale a chiedere l’acquisizione dei diritti televisivi del documentario che ho diretto. Si sono convinti subito perché Enrico Vanzini ha una storia speciale: non solo per i suoi 50 kg persi in 7 mesi di privazioni e di torture, ma per quei 15 giorni in cui gli aguzzini l’hanno costretto a diventare un Sonderkommando, un prigioniero obbligato a incenerire nei forni crematori i suoi stessi compagni di sventura. Enrico Vanzini oggi è l’ultimo dei Sonderkommando italiani rimasti in vita.
Roberto Brumat