Con "Cùntami" Giovanna Taviani va alla scoperta dei nuovi cantastorie siciliani
Cùntami di Giovanna Taviani (Italia, 2021, 70′) è un viaggio on the road alla scoperta dei nuovi cantastorie siciliani, che portano avanti la gloriosa tradizione isolana del teatro dei pupi e dei racconti orali, innovandone il linguaggio che da secoli mescola la cultura alta con quella bassa, la letteratura cavalleresca e omerica con il dialetto. Il film è stato presentato nell’ambito delle Giornate degli autori alla 78esima Mostra del cinema di Venezia (ed è disponibile in streaming su Biennale Channel fino al 5 settembre a questo link).
A introdurci nel mondo del racconto orale è Mimmo Cuticchio, attore figlio del puparo Giacomo Cuticchio, che nel suo teatro di Palermo rinnova la tradizione di famiglia tra oltre 300 marionette ispirate ai cicli dei paladini di Francia, dell’Iliade e dell’Odissea. Dalla Conca d’oro a bordo di un camioncino rosso parte il suo viaggio tra i paesaggi dell’entroterra e della costa, fino alle pendici dell’Etna. Trapani, Gela, Paternò sono le città abitate dai nuovi cuntisti che hanno preso il testimone della tradizione dandole nuova linfa: Vincenzo Pirrotta, Gaspare Balsamo, Mario Incudine e Giovanni Calcagno. Nella loro poetica i temi storici si contaminano con una forte ispirazione politica, senza mai perdere l’immediatezza di un linguaggio popolare. Ai cicli classici si aggiungono il Don Chisciotte di Cervantes – trapiantato tra i mulini delle saline di Trapani – personaggi leggendari come Colapesce, cùnti antimafia ispirati a figure simbolo dell’impegno civile come Peppino Impastato.
Anche per la regista, già fondatrice del SalinaDocFest, questo documentario è un modo per riannodare fili e memorie familiari: è la sua voce a rievocare fin dalla prima sequenza i soggiorni in terra sicula vissuti da bambina, in cui era il padre Vittorio le trasmetteva racconti omerici. Memorie intime che si intrecciano con il mestiere, anch’esso in qualche modo parte del Dna familiare: il cinema di Paolo e Vittorio Taviani si nutrì di paesaggi e immaginari siciliani, a partire dal 1960 quando i due fratelli accompagnarono in qualità di aiuto registi Joris Ivens durante le riprese del documentario L’Italia non è un paese povero.
«Io sono lo sguardo del film, la sua voce narrante, perché questo film è prima di tutto un mio cùnto di gioia e di dolore, dedicato alla mia infanzia e alla mia memoria – spiega Giovanna Taviani nelle note di regia –. Un viaggio di formazione dalla vita alla maturità, che ha inizio nel liquido amniotico del ventre materno, e finisce sotto le viscere della terra, nelle profondità del mare, dove i miti del mio passato tornano a riposare in mezzo alle ceneri di mio padre e mia madre. Il “Paradiso è un’altra storia”, canta Lello Analfino nella canzone originale che chiude i titoli del film. Il paradiso sta nella forza della memoria, e del racconto, che passa di generazione in generazione, e che ci protegge dalle viscere della terra ricordandoci che il c’era una volta, ci sarà ancora. D’altronde Dio creò l’uomo perché amava sentir raccontare delle storie, recita il detto hassidico che ho posto in epigrafe del film».
Giulio Todescan
Immagini da Cùntami tratte da http://www.giornatedegliautori.com