Coolhunting, “Per lavoro vado a caccia di futuro”

Cayce Pollard è una giovane donna che si guadagna (lautamente) da vivere grazie alla sua patologica sensibilità nei confronti dei loghi.

Mentre si trova a Londra per svolgere una consulenza per l’agenzia pubblicitaria più importante e “in” del mondo, si ritrova coinvolta in una sorta di investigazione globale tra la città britannica, New York e Mosca alla ricerca di uno sconosciuto “Kubrick da garage” che ha immesso sul Web un frammento di film che ha affascinato Cayce. La donna finirà alle prese con un eccentrico hacker, con un vendicativo pezzo grosso della pubblicità, con un fanatico di cartoni animati di Tokio noto con il Mistico, con un matematico “scomunicato”… Dal romanzo L’Accademia dei sogni di Wiliam Gibson.

La storia di M

Cayce, la protagonista del libro, è una cool hunter, una cacciatrice di tendenze. Come lo è diventata M., una neo laureata di Venezia che ha trovato lavoro ancora prima di discutere la tesi di laurea. M. nemmeno sapeva che il suo lavoro viene definito cool hunting, ha studiato design industriale e pensava di dedicarsi a tutt’altre cose. L’azienda che produce  articoli per i bambini l’ha assunta, cercandola tra i migliori laureandi della sua università, poi ha assegnato M. alla “sezione investigativa”. Il team di cool hunter dell’azienda. La giovane ventenne ora dovrà andare a caccia di tendenze, in giro per il mondo, lasciandosi ispirare dal proprio gusto, talento e intuito per inventare nuovi prodotti. Anzi, per prevederli e cominciare a lavorarci prima della concorrenza. M. dovrà prevedere un po’ il futuro.

Lezioni di Cool

La pratica del Coolhunting – andare a caccia di ciò che è cool e imparare quindi a prevederlo – è diventata una materia di ricerca del Dipartimento di Intelligenza Collettiva dell’MIT di Boston, nato nel 2006, che le ha affiancato anche quella del Coolfarming, che potremmo tradurre con “coltivare il cool”, scrive Marina Petrillo (@alaskaRp), giornalista di Radio Popolare, che è di fatto una cool hunter della Rete in cui esplora Sentieri digitali. Ma chi è stato a inventare il termine coolhunting? Lo scrittore William Gibson, nel suo romanzo Pattern recognition (“L’accademia dei sogni”)… A causa delle tante previsioni azzeccate nei suoi scenari di fantascienza sociale (ha inventato il termine cyberspazio nda), gli è rimasta appiccicata addosso la reputazione di veggente, ma è lui stesso ad ammettere che non gli si attaglia moltissimo. I più giovani non fanno che chiedergli cosa prevede per il futuro, ma lui si descrive piuttosto come un rabdomante”.

Cyborg artist

Una cool hunter, si può anche definite tale, ha trasformato un suo deficit, a seguito di un brutto incidente in una start up. La storia di Tanya Vlach, la racconta la giornalista Martina Pennisi, per l’agenda di Che Futuro!. Tanya Vlach, è una cyborg artist di base a San Francisco rimasta coinvolta in un brutto incidente nel 2005, l’artista ha completamente perso l’uso dell’occhio sinistro. Così è cominciata la sua appassionata battaglia per trasformare un deficit in un superpotere. Ha contattato il fondatore di Wired Usa Kevin Kelly (anche lui fra gli speaker di FoI) e ha chiesto attraverso il suo blog suggerimenti a ingegneri e scienziati in merito alla possibilità di dotarsi di una webcam oculare. Lo scorso giugno ha lanciato sul sito di crowdfunding Kickstarter un appello e ha rastrellato in due mesi 20mila dollari, cifra sufficiente per iniziare a lavorare sul prototipo di un occhio bionico. Il suo obiettivo è quello di “valorizzare la razza umana attraverso la tecnologia”.

Colorare i dati

Tanya Vlach sarà a Milano, per Frontiers of Interaction 2012 (7-8 giugno) appuntamento internazionale dedicato a tecnologia, design, innovazione e internazionale. Terreno per tutti i cacciatori di tendenza, che si potrà seguire in diretta su Twitter con hashtag #foi12. C’è un altra storia, sempre segnalata da Martina Pennisi, di un gruppo di innovatori digitali che è riuscito a colorare i dati nell’aria, con video-mappa di luce delle connessioni wi-fi. Poco più di un anno fa, Arnall e i suoi colleghi Einar Sneve Martinussen e Jørn Knutsen hanno portato a spasso per Oslo un asse dotato di un’antenna wireless e caratterizzato da una fila di lampadine. In prossimità di un segnale wi-fi e in base all’intensità dello stesso le lampadine si accendevano. Gli spostamenti sono stati fotografati in sequenza, sfruttando la tecnica del light painting, e ne è venuta fuori una mappa unitaria”. Una matrice luminosa di dati. Il video:

http://www.vimeo.com/20412632 w=400&h=300

ma.gal

@freelance_2811

Dal Blog Storie Digitali | Linkiesta Coolhunting, Diventare cacciatori di tendenze | Storie digitali

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