Lavorare in Australia: bring your resumé
Austrilaria, su AND inizia l’avventura australia di Ilaria. Benvenuta!
Dicono che in Australia sia semplice trovare lavoro. Dicono che siano così pieni di posti liberi che la gente colleziona lavori e va in giro a scambiarli, a dire “celo, celo, celo, manca, celo, celo….”. Dicono che basta mettere piede sul suolo australiano e alla dogana tra un visto, un “whats up?!”, un sorriso e un occhiolino ci scappa pure il contratto a tempo indeterminato con assicurazione sanitaria inclusa. Ok, magari forse no. Però dicono sia semplice, molto più semplice del Belpaese di sicuro.
Dopo due settimane a Sydney, non ho ancora un lavoro. Ammetto di non averlo cercando molto assiduamente. Ammetto che spesso rimanevo incantata a osservare la velocità con cui preparavano 20 tipi diversi di caffè (che nemmeno noi italiani potremmo mai inventare) ed essermi concentrata poco sull’effettivo obbiettivo della mia visita. Ma caspita sono proprio un portento a fare il caffè! Ad ogni modo, nonostante la mia ricerca lavorativa non punta all’eccellenza e al diventare il nuovo chief manager di qualche ipermiliardaria catena di cosmetici, ma più semplicemente in un modesto e umile ruolo di commessa, barista, cameriera, baby-sitter, dog-sitter, receptionist e se proprio devo avere fortuna e guardare in alto allora direi: guida turistica. Dopo due settimane e qualche passo avanti nella cultura di quest’immensa isola, sono riuscita a captare alcuni buoni consigli. Il tuo futuro datore di lavoro ti dice quattro semplici parole: “Bring me your resumé”, mi porti il suo curriculum, sembra facile, ma è proprio qui che sta il succo dell’azione.
Innanzi tutto bisogna concentrarsi sulla prima parola: bring. Come lo si porta un curriculum nel modo giusto? Per questo la mia amica di Melbourne è stata molto esplicita e chiara: “sii una sfrontata ed entusiasta ragazza italiana, appena arrivata, che non vede l’ora di iniziare la sua nuova esperienza lavorativa”. Anche se si tratta di portare fuori il loro amato bulldog il mercoledì e venerdì pomeriggio, quando porti il tuo curriculum, e te lo chiedono anche solo per il cane, bisogna presentarsi come se la passeggiatina pomeridiana fosse il tuo hobby preferito, la tua vocazione, il tuo obbiettivo massimo nella vita. Quindi ricapitolando, un vestito carino, un sorriso smagliante, una risposta pronta, un po’ di humor, l’accento italiano, che tanto non fai fatica a mostrare e entusiasmo da ogni poro della pelle.
Dopodiché non serve altro che concentrarsi un po’ di più sull’ultima parola “resumé”, ovvero curriculum. No alla lista, no arial, verdana o times new roman, no pure alla foto (devi mostrarti di persona non in cartaceo), insomma se devi essere un fuoco d’artificio in carne ed ossa, devi anche saper colorare il tuo pezzo di carta. E così, presa coscienza della mia noiosità ho cancellato il mio nero verdaniano cv in formato .rtf e, grazie alle soffiate di un’amica che se ne intende più di me di design e “cose carine”, mi sono lanciata nel mondo di dafont.com e di behance.net per nuovi coloratissimi e ingegnosi spunti e caratteri, pardon font.
Ho deciso che mi prendo una settimana di “vacanza” dal mio non lavoro per creare il mio resumé personalizzato. Sembra un controsenso. Forse lo è. Forse no.
Ilaria Casini