Caritas: il nord Africa campo profughi dell'Europa

Un’esternalizzazione delle frontiere che rende l’Algeria e i paesi del Nord Africa una sorta di grande campo profughi per i migranti diretti in Europa. È il frutto degli accordi tra l’Unione Europea e i governi del Maghreb, i quali chiudono sempre più i confini ai loro cittadini e agli altri immigrati.

Ma il problema in questo modo non è stato risolto, solo spostato più a sud, allontanandolo dai paesi della sponda nord del Mediterraneo. È quanto denunciato, questa mattina, dai rappresentanti delle Caritas del Mediterraneo durante i lavori di apertura del convegno internazionale di MigraMed 2012, nel College Universitario di Sant’Efisio, a Cagliari.

Una panoramica sui flussi e sulla situazione dell’accoglienza nei principali paesi del Nord Africa e Medio Oriente e sul ruolo delle singole Caritas nazionali. Le situazioni più critiche si registrano in Libia  dove continuano ad arrivare flussi di migranti nigeriani provenienti soprattutto dal Mali e in Algeria, caratterizzata da insediamenti  di lunga durata di persone provenienti dall’Africa subsahariana e dal problema dei profughi saharawi,  ma dove mancano le condizioni adatte per accogliere i migranti. Qui, il problema dell’accoglienza si intreccia a quello del traffico di donne e dei minori che arrivano alla frontiera accompagnati e poi vengono proposti agli acquirenti. Importante promuovere “la prevenzione – come ricordato da Jean Francois Debargue, Caritas Algeria – ,  per cercare di dare risposte da condividere. Siamo qui per lavorare sulla conoscenza reciproca e promuovere una cooperazione”

Il Marocco continua ad essere paese non solo di immigrazione, ma anche di transito per l’Africa subsahariana, in cui si registra un aumento di fenomeni di razzismo verso gli stranieri. Non è più stabile la situazione in Tunisia, dove la vivacità di flussi non si interrompe, a causa della disoccupazione e dell’incertezza politica. Anche l’Egitto continua ad essere paese di transito per movimenti di migranti irregolari: 400mila persone finora entrate nel paese, come ricordato durante il convegno. Un riferimento anche alla crisi siriana che si ripercuote sul Libano (come dimostrano gli scontri a Tripoli), con oltre 25mila rifugiati, oltre a quelli che rifiutano di registrarsi all’Unhcr: qui, la Caritas è riuscita, per prima, a promuovere l’assistenza – come ricordato da Najia Chadha, di Caritas Libano, cercando, tra l’altro, di promuovere accordi con il governo per consentire il rinnovo dei permessi di soggiorno.

In Turchia, il problema dei campi profughi – ricorda  Belinda Mumcu, Caritas Turchia – diventa strumento per ottenere visibilità in campo europeo.- Il riferimento è ai campi profughi visitabili solo con intermediari, dove il numero dei migranti sta diminuendo a causa delle tensioni con la popolazione locale.

L’Arcivescovo di Cagliari Arrigo Miglio ha rinnovato l’appello per il riconoscimento della cittadinanza ai figli di immigrati nati in Italia, sulla linea della 46ma settimana sociale della Chiesa cattolica a Reggio Calabria.

Scarica qui il rapporto Migramed MIGRAMED DOSSIER

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