Australia, barriera corallina in pericolo

5849_coral_1_460x230La grande barriera corallina australiana messa in pericolo da una miniera e da un nuovo porto per il carbone. L’allarme viene lanciato da Avaaz la più grande community mondiale di mobilitazione civica che punta a raccogliere un milione di firme on line da destitare al Primo Ministro australiano Kevin Rudd, al Ministro dell’Ambiente Mark Butler e a tutti i potenziali finanziatori del progetto di Abbot Point. Questa la petizione che potete firmare on line

In quanto cittadini preoccupati per la sorte del Pianeta, vi sollecitiamo a proteggere la Grande Barriera Corallina dicendo no a piani di dragaggio e inquinamento del fondo marino enormemente dannosi. L’ampliamento del porto di Abbot Point e altri progetti affini metterebbero in pericolo questo sito dichiarato Patrimonio dell’Umanità e il magnifico ecosistema marino che ospita: per questo vi incitiamo ad opporvi a questi piani.

Si tratta di uno dei tanti scempi ambientali che minano il sogno australiano come ci ha spiegato già in un bellissimo post Alessandro Vignale.

La Grande Barriera Corallina infatti (il più grande organismo vivente sulla Terra, casa di un quarto di tutte le specie che popolano gli oceani) sta sparendo lentamente. Ma non si tratta di una novità: negli ultimi 30 anni ha perso metà del corallo a una velocità sempre maggiore. Il cambio climatico è una delle cause, ma altrettanto si può dire della fervente industria mineraria australiana. Secondo il settimanale tedesco Der Spiegel, “se la tendenza attuale continuasse, potrebbe accadere ciò che pensavamo impossibile: la Grande Barriera Corallina morirebbe”.

E nonostante tutto ciò, l’industria estrattiva ha in progetto nuovi giganteschi porti da costruire nell’Australia del nordest ad Abbot Point (giusto accanto alla Barriera) per rendere più facile il trasporto del carbone al resto del mondo. Tutto ciò raddoppierebbe le navi che ogni anno passano accanto alla Barriera e devasterebbe 3 milioni di metri cubi di fragile fondale marino, ma non solo: bruciando tutto quel carbone, l’impatto inquinante sarebbe pari a tre volte quello attuale dell’Australia trascinandoci ancor di più verso una catastrofe climatica irreversibile.

I finanziatori si stanno incontrando in questi giorni per decidere cosa fare e nelle prossime due settimane il ministro dell’Ambiente australiano dovrà scegliere se approvare o meno il progetto. La nostra azione può portarli a fermare il disastro, in particolar modo possiamo fare leva sul primo ministro Rudd, che vorrebbe conservare la sua reputazione internazionale in vista delle prossime elezioni.

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