Argentina, madri in marcia
In occasione della visita in Veneto della presidente argentina Cristina Fernàndez de Kirchner che oggi a Venezia (Cà Giustinian) inaugura la mostra Memoria y libertad en el Arte Argentino del Siglo XX pubblichiamo un articolo di Gustavo Claros sul suo ultimo viaggio a casa.
Camminano piano. Gli anni si fanno sentire, ma solo fisicamente, perché giovedì scorso hanno marciato con la stessa decisione di quando lo fecero per la prima volta il 30 aprile 1977, in pieno regime militare. Le Madres de Plaza di Mayo l’hanno festeggiato insieme ad altri gruppi. Tra questi, i membri di H.I.J.O.S. (figli scomparsi) che si sono avvicinati al grido di “Madri della piazza, il popolo vi abbraccia”, e all’immancabile “Come a los nazis les va a pasar, a donde vallan los iremos a buscar “(“come ai nazi vi capiterà, ovunque andrete vi verremo a prendere”).
A 27 anni dal ritorno della democrazia, le Madri mantengono intatta la lotta contro l’oblio. E sanno anche che il lavoro da fare è ancora tanto. Perché, fra gli altri, attualmente è in corso a Buenos Aires il processo contro i militari che hanno torturato e assassinato gli oppositori alla Scuola di Meccanica dell’Armata. Uno dei principali aguzzini dell’ESMA, Jorge Acosta, ha sostenuto lunedì scorso davanti ai giudici, senza vergognarsi, che grazie ai militari, negli anni 70 fu sventolata “la bandiera argentina e non quella del Che Guevara”. Acosta ha parlato anche di “terrorismo gramsciano” e affermato che i “troskisti – leninisti” volevano governare l’Argentina.
Giovedì le Madri si sono ricordate anche di Azucena Villaflor, vittima pure lei della repressione mentre chiedeva per suo figlio. Le ceneri della donna sono niente meno che al centro della Piazza di Maggio e a 30 metri della Casa Rosada, dove governa Cristina Fernandez.
Alla presidente, con microfono in mano, Nora Cortiñas, una delle principali referenti delle Madri Linea Fundadora, chiede che fine abbia fatto Julio López, il muratore scomparso nel nulla nel settembre del 2006, dopo di aver dato testimonianza contro il suo torturatore. In privato, Cortiñas ricorda che “poco fa è scomparso un testimone importante e siccome il governo ha messo alle forze di sicurezza a cercarlo, l’hanno liberato. Questo significa che se López lo avessero cercato con mezzi adeguati, lo avrebbero trovato”.
Secondo le organizzazioni per i diritti umani, la scomparsa di López è la prova che l’apparato repressivo che funzionò durante la dittatura, è ancora in vigore. E’ per questo che ci sono altri testimoni che vengono minacciati.
Nella stessa piazza, accanto alle Madri di “Linea Fondatrice”, c’era l’altra corrente delle Madri, l’Asociación, le quali si collocano su posizioni più vicine alla Presidente e non perdono opportunità di darle tutto il loro sostegno.
Il processo della scuola ESMA, insieme a molti altri legati al periodo della dittatura, si sono potuti celebrare solo dopo che l’ex presidente, e marito dell’attuale presidente, Néstor Kirchner, nel 2003, annullò le leggi che permettevano l’impunità per i carnefici della dittatura che ci fu fra il 1976 e il 1983.
Non tutti però sono concordi nel riconoscere al governo K l’intero merito di aver fatto cominciare i processi. Alcuni sostengono che essi non sarebbero mai cominciati senza la mobilitazione popolare.
“Il popolo argentino ha finalmente capito che qui ci fu terrorismo di Stato e che ci furono campi di sterminio come durante il nazismo in Europa: non è stato un facile obiettivo da raggiungere. Ci è voluta la fatica e l’impegno di molti attivisti per fare arrivare questo messaggio agli argentini”, ricorda Cortiñas.
E aggiunge: “Dopo la dittatura civico–militare, ci fu la condanna alla giunta militare, ma anche le leggi d’impunità. Néstor Kirchner si è mobilizzato contro queste leggi. Noi abbiamo raggiunto tanti scopi, ma alcuni obiettivi sono ancora lontani. In primo luogo, vogliamo che si aprano gli archivi, e che ci venga detto cosa successe a ciascuno dei desaparecidos. I nostri figli sono morti con il sogno della giustizia sociale. Un sogno che ancora rimane tale, in un paese, come l’Argentina, dove le differenze tra ricchi e poveri persistono”.
Cortiñas, infine, estende le proprie riflessioni anche ad altri Paesi, inclusa (implicitamente) anche l’Italia. Dapprima, si augura che “quello che capitò in Argentina, non debba ripetersi da nessun’altra parte”. Poi aggiunge: “Grazie alle manifestazioni in Plaza de Mayo, abbiamo ricevuto il sostegno e la solidarietà in Europa e in Paesi che vissero la guerra. Mentre noi eravamo in strada, loro hanno fatto di tutto per farci arrivare la solidarietà e chiedere che giustizia venisse fatta. Ma siamo contrari a che questi Paesi invadano altri popoli, come succede in questi giorni in Libia. Basta guerra e basta morti. Gli stati europei devano smetterla di essere complici degli Stati Uniti”.
Oltre alla ESMA, ci sono aperti altri processi in tutta l’Argentina, come il piano sistematico per il sottrazione dei bambini figli di scomparsi, e il cosiddetto “El Vesubio”, un altro centro di sterminio, ma in questo caso de La Tablada, alla provincia di Buenos Aires.
Gustavo Claros
Altri articoli sullo stesso tema:
http://anordest.corrieredelveneto.corriere.it/veneto/articoli/2010/03/evelyn_una_storia_vera.html