Arancioni e uniti si vince, da Padova un'indicazione per tutto il centrosinistra
Da Padova, ancora una volta, un’indicazione per tutto il centrosinistra: uniti, e arancioni, si vince. Anche lì, nel profondo Nordest delle banche vaporizzate, dove la Lega, con l’uscente Massimo Bitonci, sarebbe dovuta essere – almeno in linea teorica – in forte vantaggio. E invece la doppia linea civica dell’imprenditore prestato alla politica Sergio Giordani (29% al primo turno) e dell’arancione universitario Arturo Lorenzoni (22%) ha mobilitato l’orgoglio di una città ferita da tre anni di leghismo importato. Affluenza record in Italia (57%), e il cittadellese Massimo Bitonci torna a casa. Il centrosinistra padovano festeggia in piazza. Il Pd, che nel primo turno aveva costruito una compagine elettorale allargata in modo abbastanza spericolato al centrodestra, nel secondo turno è tornato a Canossa facendo un passo indietro e lasciando spazio a un popolo desideroso di trovare un accordo vero e di programma con Lorenzoni, vera sorpresa di queste elezioni. Tutto un altro film rispetto a tre anni fa quando un centrosinistra lacerato era stato protagonista di un suicidio da manuale. Ora la rivincinta. E forse, come avviene ormai dagli anni Novanta, Padova potrebbe essere presa a laboratorio nazionale. Giordani e Lorenzoni come Renzi e Pisapia? Forse il parallelo è ardito. Forse il binomio dei due esordienti Giordani-Lorenzoni ci costringe a un passo avanti: a centrosinistra c’è voglia di unità, volti ed esperienze nuove. Da qui a febbraio c’è spazio a sufficienza per costruire un Macron che sappia unire a centro e sinistra e superare sigle che ormai hanno vita breve. Gli elettori sono lì ad aspettarlo.
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