Angelo Grande, la via normale dal rifugio Serristori

La traversata dall’Angelo Grande (3.521 m) alla Cima Vertana (3.545 m) deve essere programmata con attenzione, soprattutto per quanto riguarda il periodo. Dall’inizio di agosto in poi, se non siete esperti, andrebbe evitata la discesa dal Passo dell’Angelo (3.337 m) alla Vedretta di Lasa: i massi sulla morena diventano troppo instabili a causa del calore che scioglie il ghiaccio sin dalle prime ore della mattina. Ecco perché abbiamo cambiato programma, dedicandoci esclusivamente alla scalata dell’Angelo Grande dal rifugio Serristori e ritorno. Anche se si tratta di una «semplice cima» il percorso è interessante per due ordini di motivi: il primo riguarda la spettacolarità del paesaggio. Colpisce in particolare il versante nord dell’Angelo Grande, con la Vedretta di Zay di Mezzo che giunge fin sotto la vetta, formando un ghiacciaio pensile a mezzaluna con due colate laterali, che ha pochi paragoni nell’Arco Alpino. In quanto a spettacolarità, non è da meno la seraccata della lingua di ghiaccio sulla parete Nord della Vertana.

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Angelo Grande: il percorso

Quanto al percorso: dopo la partenza dal rifugio Serristori (2.721 m) nella valle di Zay vanno seguiti attentamente i segnali per l’Angelo Grande, senza lasciarsi tentare dalla salita attraverso la vecchia via normale che saliva direttamente al Passo dell’Angelo, oggi inagibile per le continue frane e smottamenti che la interessano. Noi stessi salendo abbiamo assistito a una frana paurosa che ci ha fatto ringraziare il fatto di trovarci correttamente sulla cresta nord-ovest dell’Angelo Grande.

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Lasciato il rifugio si costeggiano i pittoreschi laghetti della valle di Zay, per poi dirigersi verso la base dello sperone roccioso alla base della cresta nord-ovest dove sale anche la via Reinstadler. Superata una prima parte di rocce ripide e un tratto attrezzato un po’ esposto (I+/II) si prosegue fino a un primo pianoro per incontrare poco dopo un secondo pianoro. Da qui inizia la parte finale della cresta, che in primavera e a inizio estate può essere ancora coperta di neve. A metà agosto l’abbiamo invece trovata completamente sgombra e abbiamo così raggiunto agilmente la vetta (3 ore dal rifugio) attraverso passaggi su roccette a tratti esposte. La vetta, con la sua particolare croce composta di quadrati metallici incastrati fra loro, offre uno sguardo ampio sui quattro ghiacciai che circondano la cima (oltre alla Vedretta di Lasa e a quella di Zay di Mezzo la vista spazia a sud-ovest verso la Vedretta dell’Angelo Grande e la Vedretta del Forno) e verso nord-est sulle vette della Venosta fino al lago di Resia, al confine italo-austriaco con al Palla Bianca/Weisskugel (3.738 m) che spicca sulla cresta di confine e verso sud sulle cime del gruppo Ortles/Cevedale.

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