Alterrative, il giro del mondo dei diritti, prima tappa Tunisi, il racconto e la fotogallery
Cinque continenti, 22 paesi, 266 giorni per un giro del mondo dalle modalità un po’ alternative. Anzi, Alterrative: questo è il nome del progetto che porterà Stefano Battain e Daniela Biocca a scoprire e toccare con mano organizzazioni impegnate nella difesa del diritto alla terra e all’accesso alle risorse e la difesa dei diritti delle donne. Teto e Bobiù, come li chiamano gli amici, hanno già una loro storia da raccontare: si sono conosciuti da cooperanti, in Tanzania, e proprio da quelle latitudini è nato un amore sfociato poi in un matrimonio. Interessi comuni e tanta curiosità, voglia di toccare con mano realtà disparate e interessanti nel pianeta. Ecco quindi che nasce l’idea del loro giro del mondo. Ecco la prima tappa: Tunisi
Mentre fuori scorre l’ondulato paesaggio marocchino e ci allontaniamo dalle bianche cime dell’Alto Atlante che dominano Marrakesh, la mia mente va all’ ultima volta che abbiamo preso l’autobus. Era solo una settimana fa ma quella umida e fredda notte in cui abbiamo detto ciao a Grottammare sembra molto lontana. In piena notte, dopo gli ultimi abbracci, abbiamo attraversato in silenzio il buio dell’Appennino per arrivare di primo mattino in una Roma che si stava preparando ad una giornata come un’altra. Per noi non era una giornata come un’altra bensì l’inizio dell’avventura e del progetto ALTERRATIVE.
Le voci e le notizie dell’attentato la museo del Bardo riecheggiano ancora nelle nostre orecchie ma l’arrivo a Tunisi sfata ogni timore. Il sole illumina la bianca Tunisi e Mohammed, il padre della famiglia che ci ospiterà (scelta attraverso il sito Air B&B) ci accoglie sorridente in aeroporto, poche parole e ci avviamo in macchina verso casa sua nel sobborgo di Menzah 9, non lontano dal campus El Manar dove si terrà il Forum Sociale Mondiale. Dopo un ricco pranzo a base di cous cous cucinato dalla moglie Naima, Mohammed ci accompagna alla scoperta del campus, dove molti anni prima ha studiato ingegneria. In quegli anni il giovane ingegnere conobbe una giovane sarta, Naima, si sposarono e misero al mondo 3 figli, ormai adulti, con le loro vite: uno a Dubai, con un figlio di 7 anni, una figlia a Parigi ed un’altra a Tunisi, appena sposata e con un bambino in arrivo. Naima e Mohamed, sulla sessantina ed entrambi in pensione hanno una vita tranquilla ma ricca di amicizie e rapporti sociali. Sono proprio una coppia serena, lei appassionata di cucina, lui, sicuramente una buona forchetta, ma anche un valido supporto nel fare la spesa e sbrigare le faccende di casa. Mohamed è infatti responsabile di lavare i panni di casa, è lui che mi insegna come usare la lavatrice e che molto gentilmente ci mette a stendere i panni mentre noi siamo fuori a partecipare agli incontri del Forum. Ogni mattina facciamo colazione insieme a Naima e Mohamed, per fortuna, Daniela parla francese e almeno riusciamo a conoscerli un po’ e spiegare loro cosa stiamo facendo. Si instaura subito un rapporto che va al di là del semplice ospitare e ci fanno sentire davvero accolti e parte della famiglia mostrandoci le foto del nipotino, del matrimonio del figlio e della figlia e dipingendo coloriti racconti di vita in Tunisia, una vita incentrata sulla famiglia, sul buon cibo e sulla gioia di stare insieme, soprattutto in caso di eventi speciali come matrimoni e compleanni. Naima e Mohamed hanno anche una villetta ad Hamammet, uno splendido angolo di Mediterraneo dove ci invitano ma la cui visita è rinviata alla prossima volta.
Tutti i giorni Mohamed ci accompagna al campus universitario dove si svolge il Forum, sempre gentile e con un sorriso sincero e molto dolce, Naima, invece si preoccupa che abbiamo sempre un’ abbondante cena di nostro gradimento e che proviamo tutti i principali piatti tunisini, piatti ricchi di sapori e odori mediterranei: pomodoro, sfoglie, ripieni di carni e verdure, zuppe di ceci e pane arricchite da cumino, coriandolo e olio d’ oliva, couscous, verdure fresche, formaggi di molti tipi prodotti in Tunisia e poi sempre dolcetti di frutta secca, yogurt e fresche spremute d’arancia o limone. Una vera sorpresa la cucina tunisina, poco conosciuta all’estero, ma molto saporita, sana e variegata che mescola gli ingredienti e gli aromi mediterranei con la tradizione berbera, la tribù degli uomini del deserto che mescolandosi con gli arabi ha dato vita a questo piccolo ma stupendo angolo di Nord Africa. La Tunisia, dove recentemente è scoccata la scintilla della “Primavera Araba” è finora l’unico paese dove il cambio di potere non ha portato ad una protratta destabilizzazione e guerra civile. Qui, il cambio di potere c’è stato ed ora un governo di unità nazionale sta affrontando una nuova fase per la “Svizzera del Nord Africa”, come la chiama Mohamed. Il regime socialista che ha dominato la Tunisia post-coloniale ha sviluppato un quadro legislativo assai paritario fra uomini e donne, molte sono le donne in posizioni di prestigio e responsabilità sia nel settore pubblico che nel privato. Inoltre, in quanto paese calmo e stabile la Tunisia ha ospitato e continua ad ospitare cittadini del mondo arabo provenienti da territori in guerra ora i siriani e i libici, negli anni ‘80, l’OLP di Yasser Arafat aveva qui il suo centro operativo. La moglie lavorava all’ Hotel Sheraton e lui aveva a disposizione 3-4 case dove dormire, ogni notte in un luogo diverso per non esporlo al rischio di attentati. Una di queste casa era proprio quella in cui vivono tuttora Mohamed e Naima, al tempo l’avevano subaffittata per vivere in una zona meglio collegata al centro, alle scuole dei figli e al loro posto di lavoro. Per molte notti, Yasser Arafat ha dormito esattamente nella stanza dove siamo stati ospitati io e Daniela. La Tunisia ha una stabilità notevolmente superiore a quella della maggior parte degli altri paesi del Nord Africa e del Medio Oriente e forse è anche per questo che i terroristi l’hanno recentemente presa di mira, un paese dai forti legami con l’Europa. Storicamente Tunisi è stata una delle principali città’ del Mediterraneo e perciò antagonista di Roma per molti secoli. Al tempo la città era chiamata Cartagine, secondo il mito, fondata dalla regina fenicia Didone, la quale, autorizzata a prendere tanta terra quanta ne poteva contenere la pelle di un bue, tagliò la pelle a sottili striscioline e ne ricavò un esteso perimetro dove stabilire la propria città.
Cartagine è ora un sobborgo di Tunisi, dove, simbolicamente, il Presidente della Repubblica vive in una villa principesca con vista sul mare. L’ eredità francese è ancora forte sia per la lingua (la seconda lingua più parlata dopo l’arabo) che dal punto di vista economico: le auto, molti prodotti industriali e catene di commercio al dettaglio sono per la maggior parte francesi. Anche i legami con l’Italia sono molto forti, molti tunisini lavorano o hanno lavorato in Italia, a volte pure sposandosi nel nostro paese e molti imprenditori italiani hanno delocalizzato le proprie aziende qui, un paese vicino, stabile con una popolazione giovane, qualificata e che parla molte lingue, 2-3, a volte 4.
Il nostro passaggio in Tunisia è stato molto breve, ma siamo sicuri che torneremo presto. Domenica mattina, prima di accompagnarci all’aeroporto, Naima e Mohamed ci hanno preparato una ricca colazione, con biscottini miele e dolci vari: halli bach toualli, dice Neema, mangiate zuccherato cosi tornerete.
Lo faremo. Questa volta la nostra visita è stata incentrata sulla partecipazione al Forum Sociale Mondiale e perciò abbiamo solo potuto intuire alcuni tratti di questo interessantissimo paese. Nonostante questo, sono stati molti gli episodi che ci lasciano un’impressione estremamente positiva della Tunisia. I tanti sorrisi, la generosità e l’amicizia di Mohamed e Naima, ma anche il giovane studente che dopo aver condiviso il taxi con noi insiste per pagare, le tante facce sorridenti dei volontari del Forum, la sensazione di essere accolti, di essere accettati e quasi coccolati da una paese che sicuramente non sta attraversando uno dei suoi momenti più felici ma che sa reagire, non si fa impaurire dallo straniero, non si lascia vincere dalla paura e non si chiude, ma che al contrario vuole dimostrare che l’umanità del popolo tunisino vince sull’odio. Un paese che vuole provare che la speranza e uno stile di vita moderno, laico, democratico, aperto e solare non può venire sconfitto dal buio assolutista e teocratico dell’oscura utopia barbarica di una piccola minoranza estremista. I tunisini rispondono con più diritti, più solidarietà, più democrazia e partecipazione a chi vorrebbe spegnere per sempre la primavera araba ed il successo del Forum Sociale Mondiale ne è una piccola ma concreta manifestazione.
Stefano e Daniela
Per saperne di più ecco il sito di Alterrative: l’avventura continua, è solo all’inizio.