Aleida e la pentola della buona notte
Aleida ha poco piu di vent’anni, e da qualche mese vive da sola con i suoi cinque figli a Kunhinga, nella Provincia centrale di Bie, in Angola. Il marito l’ha lasciata ormai da piu di un anno. Partí dicendo che andava a cercare un lavoro stagionale nella província di Benguela, sulla costa. Non e’ piú tornato, e non si é mai degnato di dare notizie di se. Né, naturalmente, di mandare un soldo.
Aleida é accovacciata vicino ad una grande pentola nera al centro della sua casa di fango e mattoni, dove ha da poco acceso il fuoco come ogni sera. Il fumo trova spazio un po’ come puó, dinoccolandosi, tra le due finestre senza vetri accanto alla porta.
Con un rito che sembra secolare, mescola e rimescola l’acqua del pentolone e cosí facendo attira l’attenzione dei bambini, che uno ad uno smettono di giocare nel cortile e accorrono al segnale materno. I due piú grandi, di 6 e 7 anni, non vanno piú a scuola da quando il padre é scomparso. Aleida non poteva permettersi di pagare le spese, né di portarli a scuola lasciando soli gli altri 3 figli di 1,3 e 4 anni.
I bambini hanno mangiato la loro porzione mattutina di polenta bianca, il funge, ma sono ormai passate piú di dieci ore, ed e’ ora di mettere qualcos’altro in bocca. L’istinto chiama, le energie battono cassa, e le gambe sembrano decidere per conto loro, muovendosi verso il centro della stanza.
Ma quella é una pentola davvero singolare, perché non emana odori, ma solo fumo, e appena accenna a bollire Aleida aggiunge un altro po’ d’acqua, e torna a mescolare con ritmo instancabile.
Quando la madre vi butterá dentro la farina di mais e le foglie di fagioli, pensano i più grandi, allora sí che si fará festa, e ce ne sará per tutti.
Sará pronto tra poco, Aleida continua a ripetere ai bambini, ormai seduti a gambe incrociate tutti intorno al fuoco. Abbiate pazienza. Intanto cala la sera, si svegliano i grilli, e i due bambini piú piccoli cominciano a sbadigliare a gran fiato. Dormiranno tra pochi minuti, tra le ginocchia dei fratelli piu grandi. Come ogni sera. E come ogni sera anche gli altri tre, senza fare troppe domande, ad un certo punto si stenderanno per terra, e stravolti da fame e stanchezza finiranno per addormentarsi. Non avranno nemmeno la forza e la voglia di attendere la cottura. Ma la cottura di cosa?
Aleida sorride. Sorride, e smette di mescolare l’acqua fumosa, perché anche questa sera ha compiuto la sua missione. Il suo piccolo miracolo.
“Faccio cosí tutti i giorni – mi spiega – perche le pannocchie che ho messo da parte per i prossimi mesi, col raccolto di quest’anno, mi bastano solo per sfamare i bambini una volta al giorno. Se aumentassi il numero dei pasti, non ce ne sarebbe per tutti, e in poche settimane saremmo costretti a chiedere l’elemosina per strada.”
E dunque Aleida, sfiancata dalla vita, che peró non le ha ancora tolto il dono della fantasia e dell’ingegno, ha ideato questo piccolo stratagemma per distrarre i bambini, e far loro pensare che riceveranno un secondo pasto.
Ogni sera li chiama tutti a raccolta vicino alla pentola, dá inizio alla sceneggiata, e attende pazientemente che i bambini, in ordine sparso, cedano al richiamo del sonno, storditi dalla magica e crudele determinazione di quel rito. La pentola li calmerá, il fuoco li rassicurerá che quella sera no, quella sera si fa sul serio, e non ci sará bisogno di chiedere conferme.
Prima di dormire, Aleida avrá ultimato la preparazione del funge, e lo avrá giá riposto nei piatti dei bambini, pronti per la colazione-pranzo-cena del giorno dopo.
Si dorme presto a Kunhinga, e ci si risveglia altrettanto presto, col primíssimo sole, perché il fumo sará diventato sapore, le ombre certezze, e un nuovissimo giorno prometterà ancora di essere straordinario, e diverso dal precedente.
Luca Solimeo