Air Conditioner: realismo magico a Luanda, la città dei condizionatori che precipitano

Precipitano i condizionatori a Luanda. E nessuno sa il perché. Nella torrida estate africana, dai palazzi modernisti fatiscenti della capitale dell’Angola ogni tanto un bussolotto di metallo si stacca dal muro e si schianta al suolo, facendo morti e feriti. La radio diffonde le cifre dell’emergenza nazionale che sconvolge la placida vita quotidiana degli abitanti. È l’incipit di Air Conditioner (titolo originale Ar Condicionado, Angola, 2020, 72’), primo lungometraggio di finzione di Fradique, al secolo Mário Bastos, talento emergente del cinema angolano, classe 1986, regista e co-sceneggiatore con Ery Claver. Il film è in anteprima italiana alla trentesima edizione del Festival del Cinema Africano, d’Asia e America Latina, e si può vedere online fino al 28 marzo 2021 a questo link sulla piattaforma MyMovies.

Realismo magico in Angola

Entriamo nella storia seguendo Zezinha (Filomena Manuel), collaboratrice domestica che si sta avviando al luogo di lavoro, un grande condominio in centro città, a bordo di un taxi collettivo. Giunta al palazzo incontra l’altro protagonista del film Matacedo (Jose Kiteculo), guardia giurata al servizio dello stesso boss. Che ha un’esigenza impellente: ripristinare il sistema di condizionamento dell’aria del suo appartamento. Per risolvere questa emergenza i due protagonisti ci accompagnano in un labirinto in chiaroscuro di scale, androni, cortili e appartamenti, alla ricerca di improbabili risposte alla misteriosa catastrofe che incombe.

Sulle ali della splendida colonna sonora di Aline Frazão, dall’incedere lento, nostalgico e sensuale, ci addentriamo in situazioni surreali e venate di una sorta di realismo magico. La ricerca li porterà nell’antro del vecchio Mino (David Caracol), un negozio di elettronica in apparente stato di abbandono, dove i vecchi condizionatori giacciono accatastati. Ricalcando gli stilemi dello scienziato pazzo dei film di fantascienza, Mino è autore di un’improbabile quanto affascinante teoria: gli impianti cadono come frutti maturi, perché pieni di ricordi.

Ha trovato il modo di svuotarli, rivela a un affascinato Matacedo e a una diffidente Zezinha, traducendo quei pensieri in video registrati su VHS: quelle immagini, che rivediamo sui titoli di coda, sono riprese documentaristiche del presente e del passato recente angolano e alludono a una realtà fatta di ingiustizie e miseria.

Telepatia e tensioni irrisolte

I condizionatori che hanno sostituito, nella visione allucinata di Mino, gli alberi ormai spariti dalla metropoli, diventano qui metafora di una modernizzazione acriticamente rincorsa e abbracciata e che ora mostra le crepe di un tempo in cui ogni illusione di sviluppo e giustizia è svanita. Riaffiorano le cicatrici del passato, le tante tensioni irrisolte del lungo periodo post-coloniale.

Matacedo non ci sente da un’orecchio a causa del suo passato da soldato nella lunga guerra civile che ha insanguinato il paese dopo la decolonizzazione seguita alla rivoluzione dei garofani portoghese del 1974. Quel fischio che gli toglie il sonno potrebbe essere all’origine di alcune facoltà straordinarie, che emergono quando intavola una discussione telepatica con «i capoverdiani» (i quali – gli spiega un vicino senza bisogno di usare parole – «sanno tutto») per trovare il rottame del capo.

Air Conditioner

Zezinha, che a differenza dell’amico ha una potente attività onirica, racconta i sogni di un mare asciutto e rievoca l’infanzia a Ilha, quartiere marinaro della capitale, con il padre pescatore. Fantastica di tornarvi, e lo stesso Matacedo, in una lunga sequenza psichedelica e musicale a tre quarti del film, sembra rimirare la distesa d’acqua dal lungomare.

Sul tetto del palazzo, l’unico luogo dove Matacedo sembra trovare pace, i climatizzatori non possono far male e si gode un ampio panorama sui grattacieli ben poco glamour di Luanda. Qui due giovani – tra cui MC Sacerdote, musicista interprete del genere musicale lcoale Kuduro – improvvisano un rap a cappella sotto lo sguardo curioso della guardia giurata, assorta in un raro momento di riposo.

Air Conditioner è un film stratificato, in grado di cambiare atmosfera con facilità, anche grazie a un uso sapiente del suono, passando in pochi istanti dalla commedia al dramma al documentario. Sotto una superficie trasognata e inquietante nasconde riferimenti sociali, politici e culturali che filtrano attraverso sottintesi e non detti, eludendo le spiegazioni preconfezionate e i rischi del didascalismo.

Giulio Todescan

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