Addio al Caro Leader: ecco perché i nordcoreani piangono
Ieri, lunedì 19 Dicembre 2011, una serie di commenti sarcastici dei miei amici su facebook mi ha fatto capire che Kim Jong-il, dittatore della Corea del Nord, era morto. Il Caro Leader, come veniva chiamato il defunto Primo Ministro della Corea del Nord, era andato a raggiungere suo padre Kim Il Sung, il Grande Leader nonché “Presidente Eterno”.
Quando lo scorso anno il 23 Novembre accesi la televisione nella mia stanza d’hotel a Seoul, dove ero appena arrivato per una fiera, e vidi gente che piangeva vicino a delle rovine in fiamme, capii che era stato appena commesso un atto di guerra tra il Nord ed il Sud della Corea. Le immagini si ripetevano ossessive e i sentimenti rappresentati mi sembravano fortissimi, assurdi, arcaici. Non li potevo capire essendo cresciuto e vissuto in pace dal 1968, anno in cui sono nato, ad oggi.
Due soldati sono stati uccisi durante l’attacco, e diciassette feriti. Anche tre civili sono stati feriti. Il Nord ha una vasta gamma di artiglieria puntata verso Seul che potrebbe decimare una area urbana di circa 25 milioni di persone e causare gravi danni alla sua economia per miliardi di dollari. Le due Coree sono ancora tecnicamente in guerra – la guerra di Corea finì solo con una tregua – e la tensione era in forte aumento all’inizio dell’anno scorso dopo che Seoul aveva accusato il Nord del siluramento di una delle sue navi militari, che causò la morte di 46 marinai. Potrebbe accadere di tutto…
Da allora mi sono interessato alla storia della Corea: quella del Sud faceva parte del gruppo di Paesi dove dovevo sviluppare il mercato per una ditta italiana che produce ingredienti per gelateria e pasticceria, e sono stato a Seoul l’ultima volta il 12 Maggio di quest’anno.
Lo scomparso, aiutato in questo dall’operato del padre, aveva imposto nei 17 anni di governo il culto della sua personalità. Il racconto della sua nascita, sebbene fosse avvenuta a Chabarovsk, in Manciuria quando suo padre era alla macchia, ricercato dai Giapponesi, era stato esaltato con toni mistici dicendo che era avvenuta ai piedi del mitico monte Paekduk e benedetta da due arcobaleni più l’apparizione di una nuova stella . Il successo di questa operazione di marketing è evidente guardando i video diffusi dalla televisione di stato nordcoreana con le folle che piangono per la perdita del “loro” Caro Leader. La sua salma sarà esposta alla venerazione del popolo in lacrime fino al 29 Dicembre nel palazzo di Kumsusan.
Questo edificio era già stato la residenza di suo padre da vivo, Kim Il Sung, il quale ne aveva predisposto la trasformazione in mausoleo. Le finestre murate del palazzo e una gigantesca scala mobile per accedere alla sala dove è esposta la mummia, secondo il classico stile alla Lenin o Mao, sono sovrastate dalla Torre dell’ Immortalità che porta la scritta: -Il Grande Leader Compagno Kim Il Sung sarà sempre con noi-
Certo è più facile scrivere del suo attaccamento alle bottiglie di Hennessey, del suo fortissimo appetito sessuale, o del suo vanto di aver inventato l’hamburger, della fame che ha ucciso almeno un milione di persone nel Paese gestito da lui mentre faceva sviluppare la bomba atomica, e ridere o scandalizzarsi, piuttosto che mettersi un attimo a riflettere sul perché tutto questo è successo.
Per avvicinarci a capire la società del Caro Leader, basta fare un paio di passi indietro nella storia. I Coreani originariamente vivevano (e minoranze ce ne sono ancor oggi) anche nella Manciuria fino ai confini con la Mongolia, ed erano organizzati in vari stati feudali in lotta perenne tra loro per la supremazia sulla penisola.
Le elites avevano sviluppato una grande cultura letteraria ed il loro re Sejong il Grande inventò nel 1446 l’alfabeto hangeul, usato fino a oggi, in sostituzione dei caratteri cinesi, con il quale ogni suono veniva rappresentato da un segno.
L’essere posti geograficamente tra Cina e Giappone li coinvolse sempre in varie guerre e questo fatto rese necessaria la presenza di una classe militare molto forte. Come stato vassallo della Cina partecipavano al sistema confuciano del cosiddetto Mandato del Cielo. Il loro ammiraglio Yi Soon Sin nel 1592 inventò la geobukson, una nave corazzata coperta di placche di ferro ed amata di cannoni, con la quale, pur nel rapporto svantaggioso di una nave coreana contro dieci giapponesi, sconfisse i Giapponesi invasori guidati da Totoyomi Hideoshi.
Nel 1388 la dinastia Joseon unificò il Paese e a poco alla volta lo Stato Coreano si accentrò, diventando conservatore e chiuso in se’ stesso, com’era accaduto anche a Cina e Giappone. Le Potenze Occidentali, Francia, Stati Uniti e Inghilterra, forzarono con missionari e cannoniere l’apertura al commercio di una società sostanzialmente cristallizzata in un feudalesimo conservatore retto da rigidi principi confuciani dove il popolo di contadini non aveva alcun diritto e viveva il servaggio della gleba, i mercanti erano pochi e malvisti e gli aristocratici potevano fare il bello e cattivo tempo.
Le rivolte dei contadini, la cui aspettativa di vita non andava oltre i 26 anni, erano frequenti a causa delle inondazioni e siccità che distruggevano i raccolti, sui quali pesavano le forti tasse imposte dalla classe yangban, ovvero dei feudatari. Una rivolta famosa fu quella di Donghak , nel 1894, dove i contadini affamati sconfissero una guarnigione del governo dopo l’altra e si avvicinavano a Seoul. I loro obiettivi erano la riforma agraria e le riforme istituzionali, sociali, il rovesciamento della dinastia reale Joseon o almeno la rimozione di funzionari corrotti, e l’espulsione di influenze straniere dalla Corea. Gli ordini dati all’esercito contadino in marcia erano:
- Non uccidete contadini e non prendete le loro proprietà
- Proteggete i diritti dei contadini
- Cacciate il popolo giapponese e occidentale e purificate la nostra terra sacra
- Marciate a Seoul e purificate il governo
La regina Min chiese aiuto ai Cinesi e fece soffocare la rivolta nel sangue. Nel frattempo il Giappone, grazie all’illuminato sovrano Meiji, aveva presto imparato e adottato quegli aspetti dell’Occidente che erano alla base del suo successo: rivoluzione industriale, sistema scolastico, esercito nazionale, zecca, flotta e subito tramò per impossessarsi della Corea. Con la Convenzione di Tientsin il 18 Aprile 1885, la Cina aveva rinunciato a stanziare truppe e all’esclusivo protettorato sulla Corea, che diventava un condominio sino giapponese.
Sbarcate in Corea per reprimere la rivolta dei contadini, le truppe cinesi avevano violato il trattato di Tientsin, dando agli agenti segreti Giapponesi la scusa per infiltrarsi attivamente in Corea dove assassinarono la famiglia reale, preparando la prima guerra sino-giapponese e facilitando l’occupazione del Paese che durò dal 29 Agosto 1910 al 15 Agosto 1945.
I Giapponesi massacrarono sistematicamente tutta l’aristocrazia coreana su cui potevano mettere le mani. Restavano vivi i servi della gleba, impauriti, più una classe sociale giapponesizzata che serviva gli interessi dei padroni coloniali, come tutti i soldati e poliziotti che parteciparono con i Giapponesi all’occupazione della Cina e del resto dell’Asia.
Alla fine della Seconda Guerra Mondiale la Corea divenne il primo terreno di scontro della Guerra Fredda. Dopo la resa del Giappone nel 1945, gli amministratori americani divisero la penisola lungo il 38 ° parallelo, con truppe statunitensi che occupano la parte meridionale e le truppe sovietiche occupano la parte settentrionale. Da un lato, i seguaci ancora vivi della corte volevano il ritorno del sistema feudale, supportato in parte dagli Stati Uniti, e dall’altro i leaders della resistenza che avevano subito le influenze sovietiche e cinesi e lottato contro i Giapponesi volevano creare una società utopicamente più giusta di tipo socialista. L’incapacità di tenere elezioni libere per tutta la penisola coreana nel 1948 approfondì la divisione tra le due parti, e il Nord stabilì un governo comunista. Il 25 Giugno 1950 scoppiò la Guerra di Corea, che fu fermata da un cessate il fuoco del 27 luglio 1953, ma non da un trattato di pace. I Nord Coreani presentarono al loro popolo la versione che avevano vinto la guerra e che gli Americani erano un popolo diabolico, che aveva costruito un muro lungo la zona demilitarizzata per impedire ai poveri sudcoreani di lasciare il loro Paese vittima di carestie, povertà e fame, diretti verso il “Paradiso Socialista” del Nord.
Ecco spiegati i pianti interminabili alla notizia della scomparsa di Kim Jong-il.
Ciò che avvenne in realtà, oggi tutti noi lo sappiamo: ad imitazione del passato, si creò una monarchia ereditaria nominalmente comunista e nella realtà sostenuta dalla casta militare, esattamente come ai tempi del feudalesimo. Ma ciò che vedevano gli elettori all’epoca era il ricordo del feudalesimo antico e l’incapacità della loro classe feudale precedente di respingere gli stranieri e di portare benessere, sostituiti da una speranza. L’ideologia creata da Kim Il Sun si chiama Juche, cioè’ autarchia, come nell’economia curtense. Non assomiglia all’ideale sociale dei Khmer Rouge nella Cambogia di Pol Pot? In Corea non era stato necessario massacrare gli abitanti delle città deportandoli in campagna: lo avevano già fatto in parte i Giapponesi e la guerra di liberazione.
Quale furono Europa le cause della fine del feudalesimo? Il commercio e la nascita della borghesia.
I Cinesi, antichi “fratelli maggiori” dei Coreani nel vecchio sistema del Mandato del Cielo, e sponsor contemporanei della dinastia dei Kim, vedono con grande calcolo realistico che la morte di Jong-il era prevedibile perché era malato da tempo e quindi non partecipano al sensazionalismo terrificante che vede il Paese precipitare nel caos con la sua morte. In Cina dopo la morte di Mao ci furono le riforme che portarono il Paese all’economia di mercato. Kim il Sung, inizialmente vassallo di Mosca, si era avvicinato a Pechino ma con la Rivoluzione Culturale, per impedire che un fenomeno simile scuotesse le fondamenta del suo potere, si riavvicino’ a Mosca, per poi ritornare vassallo dei Cinesi dopo il crollo dell’Unione Sovietica.
La Corea del Nord di oggi potrebbe essere un’opportunità: con un costo della manodopera drasticamente basso, è una delle ultime frontiere pensabili della delocalizzazione. Se ne è accorto presto il presidente sudcoreano Kim Dae-jung portando avanti la “politica del sole che splende” facendo costruire al Nord nel 2003 il parco industriale di Kaesong con la prevista partecipazione di 250 aziende sudcoreane, impiegando 100.000 nordcoreani, entro il 2007. Tuttavia, a maggio 2010, il parco impiegava solo oltre 40.000 lavoratori della Corea del Nord.
Secondo un’indiscrezione del Guardian, il Ministro Mentore di Singapore Lee avrebbe detto, il 30 Maggio del 2009, che “la Repubblica della Corea del Sud, dopo aver visto quello che era successo con l’unificazione tedesca, non vuole l’unificazione immediata con la RPDC. Non c’è niente in Corea del Nord oltre all’organizzazione militare. Kim Jong-Il ha già avuto un ictus. E’ solo una questione di tempo prima che abbia un altro colpo. Il prossimo leader non può avere lo stesso modo di pensare del padre o del nonno. Potrebbe non essere pronto a vedere la sua gente morire come mosche. La Cina sta calcolando tutto questo. Hanno i loro migliori uomini sulla situazione. Vogliono aiutare gli Stati Uniti a far avanzare gli obiettivi comuni, ma non vogliono che sia il Sud a conquistare il Nord.”
Le borse asiatiche sono andate un po’ giù con questa notizia, ma si riprenderanno presto. E noi? Cosa potrebbe fare l’Italia in Corea del Nord?
da Singapore – di Giovanni LOMBARDO