A spasso nella Firenze dei Medici
Firenze è conosciuta come la culla del Rinascimento italiano e ogni giorno turisti da tutto il mondo affollano le sue strade e i suoi musei per ammirare opere di artisti che l’hanno resa tale in epoca medievale. Si pensi alla cupola di Santa Maria del Fiore di Brunelleschi, all’ampliamento di Palazzo Vecchio di Vasari, ai dipinti di Botticelli, ai lavori di artisti geniali come Michelangelo e Leonardo da Vinci, per citarne solo alcuni. Ma tutti loro poterono emergere e rendere gloriosa Firenze, come la conosciamo noi oggi, grazie al mecenatismo di una famiglia che governò per circa tre secoli sulla città destreggiandosi nel vasto e complesso panorama politico nazionale e internazionale: i Medici. Il viaggio di oggi lo dedico alla scoperta di luoghi che hanno visto l’ascesa e il declino di questa casa regnante.
Palazzo Medici Riccardi, gli albori del potere mediceo
Originariamente i Medici non erano una famiglia nobile. Provenivano dal Mugello, a nord di Firenze, dove avevano acquistato terreni. Nella seconda metà del Trecento si trasferirono in città per dedicarsi al settore creditizio e commerciale. Tra questi, il giovane Giovanni di Bicci de’ Medici iniziò a collaborare nell’azienda bancaria di un altro Medici, Vieri di Cambio. Qui fece la sua gavetta fino a diventare direttore della filiale romana e quando alla fine del Trecento il parente morì, la rilevò interamente dando vita al primo nucleo del Banco Medici. Giovanni adottò una politica volta a rafforzare la famiglia sia economicamente con l’apertura di altre filiali, ma anche politicamente iniziando a ricoprire incarichi pubblici. Anche se fu con suo figlio Cosimo, nominato il Vecchio, o il pater patriae, che i Medici riuscirono a governare de facto la città.
Questa fu l’origine della famiglia, ma è importante distinguere due periodi della storia medicea, la prima dall’inizio del Quattrocento, con l’ascesa di Giovanni, fino al 1537, con la morte senza eredi di Alessandro, che poneva fine alla linea del principale ramo Medici. In questi anni la Repubblica era la forma di governo cittadino, con un consiglio chiamato Signoria formato dai Priori e da un capo scelto tra loro, il Gonfaloniere. L’abilità della famiglia Medici fu quella di emergere e far diventare Firenze il perno della politica italiana grazie ad un sistema di alleanze con i principali protagonisti dell’epoca: il Ducato di Milano, la Repubblica di Venezia e il papato. Per quanto riguarda quest’ultimo, i Medici non solo divennero i banchieri del papa, ma ne elessero due propri: papa Leone X (1513-1521), figlio di Lorenzo il Magnifico, e papa Clemente VII (1523-1534), figlio naturale di Giuliano de’ Medici, fratello di Lorenzo.
Esco dalla stazione di Santa Maria Novella e mi dirigo verso la prima tappa, Palazzo Medici Riccardi, la prima residenza della famiglia voluta da Cosimo il Vecchio. L’opera fu commissionata a Michelozzo e costruita tra il 1445 e il 1450. Appena entro mi ritrovo nel cortile quadrangolare formato da un ampio loggiato. Al centro si ergeva la statua bronzea del David di Donatello, ora al Museo del Bargello e sostituita con un’altra. Fu qui che lavorarono artisti del calibro di Donatello, Michelangelo e Botticelli.
Inizio a salire le rampe di scale fino ad arrivare alla stanza più bella e conosciuta dell’edificio, la cappella dei Magi. Si tratta di una cappella privata, affrescata da Benozzo Gozzoli, con la rappresentazione del viaggio dei magi. Le figure hanno i volti di personaggi dell’epoca. Tra questi, il giovane su di un cavallo bianco alla guida del corteo sarebbe Lorenzo il Magnifico, nipote di Cosimo, quasi a voler significare il futuro della famiglia nelle sue mani. Fatti e luoghi di questa prima parte della storia medicea sono rappresentate nella serie televisiva omonima ideata da Frank Spotnitz e Nicholas Meyer. I medici risiedettero qui fino al 1540 e lo vendettero definitivamente al marchese Gabriello Riccardi nel 1659.
Cupola del Brunelleschi vista da Via dell’Oriuolo. Foto di Elisa Treppaoli
Palazzo Vecchio, il cuore della politica fiorentina
Riprendo il percorso verso Palazzo Vecchio. Mentre cammino già riesco ad intravedere i marmi bianchi, verdi e rossi di Santa Maria del Fiore. Invece di proseguire dritta preferisco girarle intorno fino all’incrocio con Via dell’Oriuolo, dove riesco ad avere una visione d’insieme più completa della cupola del Brunelleschi. Costruita tra il 1420 e il 1436, è resa unica per la sua stessa struttura. Il merito dell’architetto fu infatti fu di aver innalzato una copertura di così grandi dimensioni senza nessun elemento di sostegno, ma con una struttura a doppia calotta, ovvero due cupole, una dentro l’altra.
Arrivo in Piazza della Signora dove si erge Palazzo Vecchio, uno dei simboli della storia fiorentina. Fu costruito da Arnolfo di Cambio nel 1299. In epoca repubblicana i Priori e il Gonfaloniere si riunivano qui per due mesi come rappresentanti della res publica prima di nuove elezioni. Entro e salgo al primo piano dove posso ammirare la sala più maestosa di tutto il palazzo: il Salone dei Cinquecento. Fu costruita successivamente al progetto originale per volere del frate domenicano Girolamo Savonarola, che governò la città dal 1494 al 1498 appoggiando la cacciata temporanea dei Medici da Firenze del 1494.
Il religioso si adoperò per una Repubblica popolare formata dal Maggior Consiglio, che riuniva oltre 1500 cittadini. Il Salone dei Cinquecento fu costruito proprio con lo scopo di contenere le assemblee numerose. I Medici poterono tornare a Firenze nel 1512, grazie al sostegno del papa e dell’esercito spagnolo. Nel frattempo prese il potere Alessandro, che si vociferava fosse il figlio illegittimo di papa Clemente VII. Ma la morte prematura nel 1537, per mano di suo cugino, portò alla fine della discendenza diretta di Giovanni di Bicci.
Palazzo Vecchio, foto di Elisa Treppaoli
Come successore venne nominato il cugino del ramo cadetto, Cosimo I. Con lui iniziò la seconda parte della storia medicea fino al 1737. Questo periodo si differenziò da quello precedente su diversi fronti. Prima di tutto Firenze iniziò a confrontarsi su un piano internazionale e di conseguenza le potenze con cui stringere alleanze divennero la monarchia francese, la monarchia spagnola e l’impero asburgico, anche attraverso matrimoni. Cosimo I, infatti, nel 1539 sposò Eleonora da Toledo, una nobile di origine iberica figlia del viceré di Napoli. Inoltre la forma di governo cambiò, ufficializzando il potere della famiglia con il Granducato di Toscana di cui Cosimo I divenne primo rappresentante dal 1569 fino alla morte nel 1574.
Nel 1540 Cosimo I decise di lasciare Palazzo Medici e andare a vivere a Palazzo Vecchio. In occasione del matrimonio di suo figlio Francesco I con Giovanna d’Austria, figlia dell’imperatore Ferdinando I, incaricò Giorgio Vasari di ristrutturare il Salone dei Cinquecento dove si sarebbe tenuto il ricevimento. La copertura che vediamo noi oggi fu il frutto di un lavoro forsennato a cui si dedicò ininterrottamente l’artista dal 1563 al 1565. Il soffitto fu alzato di circa 7 metri e la struttura a cassettoni ricoperta da un ciclo pittorico volto a celebrare la storia di Firenze, dei Medici, fino all’esaltazione stessa di Cosimo I, raffigurato in centro su di una nuvola e incoronato da una ragazza bionda, simbolo di Firenze.
Proseguo lungo il percorso fino all’appartamento di Eleonora da Toledo. Donna di gusto raffinato e abituata alle maniere delle corti europee, influenzò i costumi e le arti della città di Firenze. L’unione con Cosimo I, sebbene combinata, divenne un matrimonio d’amore e, nei periodi di assenza del marito, era lei a tenere le redini della città. Nel 1550 Eleonora acquistò Palazzo Pitti, al di là dell’Arno, che divenne nuova residenza dei Medici e di altre due dinastie, quella degli Asburgo-Lorena, successori dei Medici dal 1737 e dei Savoia, che abitarono qui in veste di reali d’Italia dal 1865.
Le Cappelle Medicee, il tramonto di una dinastia
Mi dirigo verso le Cappelle Medicee, il monumento autocelebrativo dei Medici. Fanno parte della Basilica di San Lorenzo, la chiesa di riferimento della famiglia, che sin da Giovanni di Bicci ne aveva finanziato i lavori. La costruzione di un monumentale mausoleo era già tra i progetti di Cosimo I, ma l’attuazione avvenne solo con il figlio Ferdinando I agli inizi del Seicento. Si entra dalla cripta, al piano inferiore. Qui sono sepolti i 7 granduchi di Toscana e le loro consorti. Sulla destra si vede subito la tomba di Cosimo I ed Eleonora da Toledo. Di fronte c’è stata una statua in bronzo, si tratta di Anna Maria Luisa, l’ultima vivente della famiglia, deceduta nel 1743.
Convenzionalmente la fine della dinastia Medici è datata 1737 con la morte senza eredi del Settimo Granduca Gian Gastone, il fratello. Tuttavia, Anna Maria Luisa fu una figura chiave per la salvaguardia dell’eredità medicea. Nel 1737 strinse con i Lorena il Patto di Famiglia, con l’obiettivo di vincolare per sempre il patrimonio culturale accumulato dai Medici alla città di Firenze. È grazie a lei se oggi possiamo ammirare i capolavori di Palazzo Pitti, Uffizi e altri luoghi.
La Cappella dei principi a Firenze. Foto Elisa Treppaoli
Salgo al piano superiore dove si trova la Cappella dei Principi, la parte superiore alla cripta, uno sfarzoso ambiente ottagonale sormontato dalla cupola della basilica. Alla fine della dinastia, la struttura era stata terminata, mentre la parte decorativa realizzata con marmi e altri materiali costosi era completata solo per metà. L’idea originale era di avere nella cappella i cenotafi e le statue dei granduchi in corrispondenza delle tombe della cripta. Ma con la fine dei Medici, i lavori furono interrotti e i Lorena, che presero in gestione il Granducato di Toscana, si limitarono a dipingere la cupola e a trasportare le salme nell’attuale posizione.
Infine entro nell’ultima stanza, la sagrestia nuova. È come fare un salto nel tempo e ritornare alle origini. Questa sala infatti fu commissionata da Papa Leone X a Michelangelo per accogliere le spoglie dei suoi cari. Si trovano tre gruppi scultorei, uno per le salme di Lorenzo il Magnifico e del fratello Giuliano, uno per quelle di Giuliano Duca di Nemours, fratello del papa, e uno per quelle di Lorenzo Duca di Urbino, nipote di Lorenzo il Magnifico. Michelangelo ci lavorò dal 1520 al 1534, prima di trasferirsi a Roma, anche se l’assetto attuale della Sagrestia fu opera di Giorgio Vasari su commissione di Cosimo I.
Sagrestia Nuova, tomba di Lorenzo il Magnifico e Giuliano. Foto di Elisa Treppaoli
La gloria immortale dei Medici
Esco dalle Cappelle e girovago senza meta. Camminare per Firenze è come essere catapultati in un passato glorioso, la cui arte e cultura, portata all’apice da questa famiglia, riecheggiava in tutte le corti europee. Come scrive Claudia Tripodi nel suo libro I Medici. Ascesa e potere di una grande dinastia: “Da Firenze i Medici non se ne andarono mai: anche dopo la loro estinzione, la città e i suoi palazzi, le facciate e i loro interni restavano ricolmi di dettagli che richiamavano la loro storia e, con essa, la loro duratura presenza. Ancora oggi, è sufficiente alzare lo sguardo verso un qualunque angolo della città per ricordarsene.”
In copertina: Palazzo Medici Riccardi, la cappella dei Magi, Lorenzo il Magnifico a cavallo. Foto di Elisa Treppaoli