A Siracusa per tre giorni di teatro classico
Quattro giorni a Siracusa: sufficienti per abbronzarsi e per vedere le bellezze della città bianca…no non è così… sono andata per vedere le opere classiche che l’INDA ha messo in scena per la 49esima stagione: due mesi di repliche di una commedia (Aristofane ) e due tragedie di Sofocle. Roba per cultori dell’antico, roba vecchia da matusa, superata e ormai “out” potrebbe pensare chi non c’è mai stato. Eppure il pienone ogni sera: volti giovani nelle ultime file, ragazzi dei licei, giovani stranieri globe trotter della cultura e poi davanti quelli che contano nel mondo dello spettacolo, della politica o semplicemente chi vuol spendere 50/60 euro (…ma mai di sabato).
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Sdraio, libro e MacBook di giorno sul lettino vicino alla piscina; si sta bene col sole che accarezza la pelle ancora grigia di città e di smog, ed ogni tanto qualche nube che salva dalla scottatura minacciosa. Sembra che la crema sia impermeabile al sole di Sicilia e poi sarebbe orribile tornare scottata e rossa come il Pachino che metto nell’insalata; l’abbronzatura invece farò colpo al rientro.
Fotocamera? Ce l’ho. Binocolo? Ce l’ho. Il biglietto? Li ho già presi per le tre serate per risparmiare qualche euro; li ho comperati online da casa così ho evitato le code al botteghino. Di solito mi organizzo per bene se faccio queste cose: l’oroscopo della vergine mi dice di far così e non mi ha mai tradito…
Si arriva a teatro passando per le latomie, l’orecchio di Dioniso con le vecchie corderie, una strada in discesa verso l’attesa della bellezza: ci si immerge nel candore luminoso della pietra e della bella copertura lignea a tono… mi è facile trovare il settore “D”, ormai questo teatro lo conosco bene… Sono circa le diciotto e trenta: ecco si inizia, entrano i personaggi, stasera tocca alle Donne a Parlamento…la storia di Aristofane sulle donne che vogliono ribellarsi a uomini e mariti e pretendono di governare al posto loro. Una volta al potere, queste deliberano che tutto sia messo in comune. Anche il sesso sarà condiviso con tutti e tutte; le donne potranno andare a letto e fare figli con chiunque loro vogliano.
Bellissimo!! Uno dice. Eppure toccherà stare anche con le donne racchie, con le megere più brutte e che nessuno vuole… E infatti compaiono tre vecchiarde verso la fine che spaventerebbero anche un vampiro. Figuriamoci il giovanotto che se le ritrova tra le braccia. E’ una risata grassa quella che spunta tra le labbra, non si può far altro con Aristofane a poi a vedere quel “coso” rosso ed enorme che si tiene tra le gambe il giovane Cremete come non ridere? Ahahhaah eran proprio sporcaccioni questi Greci?!
C’è una splendida luce, come sempre qui a Siracusa e sullo sfondo i pini e i ligustri. Il sole scende alla mia destra e poco a poco fa più fresco; ci si infila il golf, si indossa la solita pashmina e si torna a fissare la scena. Le foto? Ma certo una dopo l’altra le scatto con la mia Nikon, compagna fedele di viaggi e reportage.
La gente ride ed applaude a scena aperta: non dovrebbe farlo. Applaudire a teatro a Siracusa, interrompe il ritmo, toglie la continuità agli attori ed è come applaudire ai concerti di classica non ancora terminati…no no non va…ma non resisto e mi adeguo. . Bravissimi gli attori tutti, buona la regia stupendi i costumi…e che atmosfera qui tutto il pubblico diventa fichissimo sotto questa luce che rende tutto splendido…ah che bellezze la Sicilia…che colori e che meraviglie…roba da far dimenticare tutti i problemi che ci son qui e da perdersi nel sogno del teatro…
Ma devo tornare alla realtà e alla ricerca disperata di un taxi per tornare in centro; un salto al ristorante Minosse ad Ortigia con gli amici di qua…due passi e poi a letto per il sole e la nuotata di domani.
Altro giorno tra lettino, libri e Mac…il tempo non passa mai: ogni volta mi riprometto non scendo più, non posso annoiarmi così e poi invece c’è la magia delle serate, della finzione del teatro…lo specchio della vita come diceva Menandro.
Eh già… ecco son di nuovo qui, ancora settore “D” e stasera Sofocle con uno dei testi che adoro: in greco antico passi meravigliosi, quelli del secondo stasimo, che esalta la forza meravigliosa dell’uomo, portento grandissimo, croce e delizia, progresso e forza bruta. Mi siedo al solito posto ed ecco stasera la scena è più bella: c’è il palazzo di Creonte, ci son le finestre cadenti, metafora della caduta della stirpe di Laio, c’è il foro al centro dell’orchestra per far scendere Antigone sottoterra; che splendore di costume e Donadoni? che attore possente… Per il resto? Diciamo che il coro dei Tebani pare di alti prelati: che sia una parodia voluta dalla regista? Mah!eppure nulla toglie alla bellezza delle coreografie, che disegnano corolle sull’orchestra: il pubblico è basito, non vola una mosca e si sentono solo i rintocchi lontani della Cattedrale di santa Lucia: sono già le otto qui il tempo vola e le ore corrono. Ancora qualche scena: Antigone condannata ad essere sepolta viva, Emone che la seguirà dopo uno splendido colloquio da figlio a padre con un re Creonte che sembra ammorbidito e convertito alle leggi di natura; invece no prevalgono quelle della Polis, prevale la legge dura della città, il potere conservatore e disciplinato di Creonte che non vuole sia data sepoltura a Polinice, reo di aver dichiarato guerra a Tebe, la sua patria e di aver ucciso il fratello Eteocle. Muore anche Euridìce che si suicida alla vista del figlio morto: ecco la giusta punizione che gli dei vogliono per Creonte…non sarà più il tiranno freddo di prima.
Freddo? Eh già… mi accorgo che ora fa freddino, si è alzato un venticello che penetra sotto la camicetta leggera e bisogna infilarsi il giubbino; si esce in fila tra la ressa che spinge e chi vuol andare ai camerini; io andrò domani sera per Donadoni, Pagliai e Daniele Pecci, il bello della compagnia…
Oggi è mercoledì, ancora un giorno stasera l’ultimo spettacolo e poi si ritorna; un permesso breve per un viaggetto pieno di cultura…
Stamane però non sto in villaggio, la piscina mi ha stancato il sole è stato sufficiente, l’abbronzatura ce l’ho: me ne vado a zonzo per la città, mi faccio uno spuntino con una brioche al gelato e stop. Solo nel pomeriggio rientro in hotel per una buona dormita e la sera eccomi ancora qui, pronta per l’evento più atteso: l’Edipo Re. Un colossal si direbbe, se fosse un film, un’olimpiade, se fosse una gara sportiva…e infatti non tradirà le aspettative. Sono le 18:30 e si comincia: saranno due ore e oltre di spettacolo stupendo.
Edipo è quella sorte di capro espiatorio che si allontana alla fine della tragedia sanguinante e accecato, mondando Tebe di tutti i mali e di tutte le colpe. Eppure, è colpevole a sua insaputa: è il destino che si accanisce su di lui. Quando inizia l’opera, lui è ancora un giovane forte e sfrontato con tutti, con Creonte, con la regina Giocasta (sua sposa e poi scoprirà essere anche sua madre) con tutti i Tebani. Lentamente tra domande, indagini e quesiti in due ore di spettacolo intenso, Edipo, i personaggi tutti e gli spettatori rivivono il dramma della scoperta della verità; anche non volendo credere a Tiresia (un Ugo Pagliai ottuagenario ancora in forma), la verità emerge ed è inesorabile il destino… Il dramma rivive forte e chiaro nella scena e un brivido tocca la pelle a vedere Edipo che abbraccia la sposa, non sapendo che è sua madre e le figlie, non sapendo che gli sono sorelle…Tra musiche e cori lo spettacolo si avvia alla conclusione; non vorrei che finisse talmente magica è l’atmosfera…ma ecco oramai è buio ed in scena alle luci artificiali si preferiscono le fiaccole…le luci sono quelle dei falò estivi che ricordano quelli delle mie campagne venete quando ero bimba…i colori sono il rosso del fuoco, il rosa e blu del cielo siciliano al tramonto e il verde delle piante sullo sfondo…
Anche questa serata è terminata.
Il mio viaggio pure; non mi resta che una sana dormita e prendere il volo delle 9:05 a Catania. Tornerò alla solita routine, ma nel cuore ho il battito magico del teatro e della finzione che pare realtà e negli occhi i colori caldi delle serate siracusane.
Non temere, Sicilia…tornerò l’anno prossimo, di sicuro.
Bruna Mozzi
Leggi i racconti di Bruna Mozzi in Padova, una città in divenire
La guida alternativa alla Sicilia di Addiopizzo
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