A Nordest Di Hannover (cervelli in fuga: Giulio si racconta)
Li chiamano cervelli in fuga, ma sono molto di più. Sono persone. Sono i ricercatori e dottorandi italiani che, per scelta o necessità, lavorano e studiano all’estero, a tanti chilometri da casa. Quadrante Delta ospiterà le storie di questi giovani di talento e alta specializzazione professionale, per capire cosa provano e quali sono le loro esperienze. Iniziamo con quattro episodi della vita di Giulio (Hannover, Germania).
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A 1147 km da casa
Giulio, dottorando ad Hannover (Germania)
Benvenuto a casa
Durante la mia prima settimana ad Hannover, trovare un alloggio era la priorità. Fin dal principio, puntai ad appartamenti da condividere con altri ragazzi tedeschi, sia perché non sono fatto per vivere da solo, sia perché sarebbe stato di sicuro il mezzo più veloce per imparare la lingua. Un giorno mi recai al quartiere Linden per visitare un appartamento. Essendo l’appuntamento fissato per le 18.00, alle 18.00 in punto suonai il campanello. Nel giro di un minuto, una delle persone che abitavano nella casa scese le scale e venne ad aprirmi, chiedendomi chi fossi. “Sono Giulio, il ragazzo italiano che doveva venire oggi a visitare l’appartamento”. “E come mai sei già qui?” – ribattè – “Dato che sei italiano, pensavamo saresti arrivato in ritardo!”
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Efficienza teutonica
In Germania il sistema sanitario è privato. Quando, nel Novembre del 2009, iniziai la mia nuova vita ad Hannover, stipulai un’assicurazione sanitaria della durata di tre anni. All’approssimarsi della scadenza, decisi di contattare la mia compagnia assicurativa. La mia intenzione era di informarmi sulla procedura per estendere l’assicurazione di un anno, alla stessa tariffa. Nel giro di cinque minuti, una nuova mail apparve nella mia casella di posta. La mia compagnia mi aveva appena prolungato di un anno l’assicurazione alle condizioni da me richieste. In allegato, la copia del nuovo contratto.
Emancipazione femminile
Una sera, sulla Deierstrasse, venne organizzata una bella iniziativa. In sostanza, i locali della strada sarebbero stati aperti per tutta la notte. Con degli amici andai a dare un’occhiata. Verso le tre di notte io ed altri decidemmo che per quella sera bastava così e ci avviammo verso casa. Io mi diressi alla stazione della metro più vicina. Nella stessa direzione veniva una ragazza tedesca conosciuta poche ore prima e che aveva passato la serata con noi. Prima di arrivare alla fermata della metro, passammo accanto ad un locale che preparava kebbab. Essendo entrambi affamati, pensammo di entrare e mangiare qualcosa al volo. Al momento di pagare, le dissi che le avrei volentieri offerto ciò che aveva ordinato. La sua risposta fu che “Le donne tedesche sono emancipate” e non mi lasciò pagare.
Senso civico da viaggio
Come ogni mattina, una settimana fa percorrevo in metro la tratta da Kroepke a Scheiderberg per recarmi nell’istituto dove lavoro. E, come ogni mattina, mi dovetti rassegnare a viaggiare in piedi a causa del vagone troppo affollato. Ad una delle fermate intermedie, un’anziana signora salì faticosamente sulla metro sostenendosi al suo girello. Finì con il posizionarsi accanto a me, data l’assenza di sedili disponibili. Contrariamente a quanto sempre succede in Germania, nessuna delle persone sedute le cedette il posto. Resosi conto della cosa, un ragazzo che viaggiava con noi si diresse da una giovane studentessa seduta proprio davanti all’anziana signora esortandola, cortesemente, a cedere il posto alla più sfortunata compagna di viaggio.