Lo slow food sbarca a Stoccolma, per grandi e piccini
La vita stressante della grande cittá, cosí come Stoccolma, costringe tutti noi a fare tutto a ritmo intenso e a dimenticare i pochi piaceri del quotidiano, come il tempo dedicato al pranzo. Certo questo non é un fatto esclusivo della Svezia, ma riconoscibile anche in grandi cittá come Milano. Per andare contro corrente é stata fondata l’associazione no-profit di origine italiana slow food. Le intenzioni dell’associazione sono di promuove un cibo buono e di qualitá, proveniente da produzioni su piccola scala, sostenibili, che tutelano l’ambiente e la biodiversitá, il tutto al giusto prezzo, sia per i produttori che per i consumatori. Ho avuto la fortuna di conoscere una delle persone attive del movimento, la torinese Laura De Maria, che organizza corsi di cucina per grandi e piccoli.
La sua convinzione é che la cucina debba essere fonte di piacere, non debba contenere tossine e la produzione non debba danneggiare l’ambiente. Lei come tante mamme italiane qui residenti e come me, dedica tempo alla preparazione dei pasti, a differenza della cultura svedese che vorrebbe la consumazione degli stessi fatta velocemente al ristorante.
Per me l’atto del mangiare é sempre stato un momento per ritrovarsi tutti insieme, per fare due chiacchiere in famiglia o con gli amici, ma ahime i figli sono frutto della societá in cui crescono! Laura ha voluto attivamente cercare di cambiare l’ideologia vigente a Stoccolma, e cioé insegnare ai bambini ad apprezzare il cibo diversificato, insegnare loro a prendersi il tempo per mangiare. Quando parla della sua passione le splendono gli occhi. In un corso cerca di attivare i sensi dei bimbi facendo provare loro diversi formaggi, diverse bevande e diverse verdure. Presa dalla curiositá ho mandato mia figlia che ha oramai 9 anni, ma che di verdure ne mangia ben poche. Devo dire che é stato un piacere vederla assaggiare formaggi e verdure, riconoscere gli ingredienti delle bevande che ha provato e anche assaggiare la ricetta che ha preparato.
Beh certo non posso aspettarmi che impari a mangiare il radicchio cotto, oppure la bieta, almeno non ancora! La cosa che piú mi spaventa é che non abbia una cultura del cibo, come non la hanno molti bambini svedesi, che mangiano prevalentemente salsicce e patate, polpettine e patate e che dicono che l’insalata venga mangiata dai conigli! Anche mio marito prima di incontrare me non aveva mai mangiato l’insalata, ma dopo un po’ (circa 20 anni) ha imparato ad apprezzarla.
Per me é importante che il cibo sia sano, buono, saporito, variegato, senza tanti sughetti che ne coprono il sapore, insomma un cibo all’italiana e mi sembra che Laura sia riuscita a portare questo insegnamento a tutti i bambini svedesi che per interesse frequentano i suoi corsi. L’interesse é in aumento e di ció sono molto contenta, visto che anche i nostri figli vivranno, cresceranno e adotteranno la cultura di questa nazione. Speriamo che il futuro ci riservi piú cultura in cucina!
Antonella Tiozzo