Portogallo: 38 anni fa la rivoluzione dei “Garofani”. Sta appassendo?

CRAC!!! Oggi in Portogallo si festeggia il 38° anniversario della Rivoluzione dei Garofani e per la prima volta l’Associaçao 25 de Abril non parteciperà alle celebrazioni ufficiali: “Il potere politico che attualmente governa il Portogallo configura un altro ciclo politico che è contro il 25 Aprile, i suoi ideali e i suoi valori.”

L’associazione “parteciperà alle commemorazioni popolari e agli altri eventi locali di celebrazione” come “continuerà a evocare e commemorare il 25 Aprile in una prospettiva di festa per l’azione liberatrice e in una prospettiva di lotta per la realizzazione dei suoi ideali, tenendo in considerazione l’autonomia della decisione e la scelta dei cittadini, nelle sue molteplici espressioni.”

Di seguito Mario Soares , due volte primo ministro ’76-’78 e ’83-’85 e poi presidente della Repubblica dal ’86 al ’96, dichiara la sua non partecipazione in solidarietà ai “militares” dell’associazione e in virtù del fatto che “stiamo distruggendo lo Stato, la Sicurezza Nazionale, il Servizio Sanitario Nazionale”.

Infine a chiudere il cerchio, Manuel Alegre , letterato e due volte candidato alle presidenziali (2006 e 2011), decide di starsene a casa per ragioni analoghe e ancora più confortato dal fatto che è il “pezzo grosso” ad essersi esposto per primo.

Il primo ministro, Pedro Passos Coelho, si dice “abituato all’idea che alcuni personaggi politici cerchino di essere protagonisti in certe date speciali”. Subito il Partito Socialista , ondeggiando il ditino e con fare da maestrina, gli rimprovera la scortesia di trattare in questo modo alcune figure cardine della Rivoluzione dei Garofani.

Arriva la cerimonia ufficiale, interviene Cavaco Silva, attuale presidente, senza attaccare il governo e proponendo riflessioni abbastanza equilibrate. Il Partito Socialista , che nel frattempo ha ripreso fiato ricompare sul palco: “da dieci mesi, in nome di una agenda ideologica di totale sottomissione ai mercati e ai loro interessi, il governo ha condotto la più grande inversione di senso nella nostra storia democratica, ignorando la nostra memoria collettiva”.

Tutte considerazioni pertinenti che rientrano nell’ordinarietà di un confronto politico. È l’occasione che non è ordinaria. Feste, ricorrenze o riti sono al di sopra/al di fuori del quotidiano; segnano il calendario e sono un giorno e non un altro; ricordano un momento altrettanto preciso del passato e non sono il presente, si celebrano nel presente, ma non lo sono. E tale è anche la Festa del 25 Aprile.

Il 25 Aprile ha un valore fondativo e si fonda una volta sola, se si vuole ri-fondare ci sono il 26, il 27, il 28…..

Perché questo giorno è di tutti, i valori a cui si ispira si vuole che siano di tutti. Ma se si cade nel malinteso, come successo in questi giorni, che se tu eri in prima fila, allora la ricorrenza è più tua che degli altri, le memorie cominciano a dividersi e poi via via ad allontanarsi, come anche le interpretazioni della ricorrenza. Quando invece la grande vittoria era stata che il tuo essere in prima fila, questa Festa, l’abbia fatta diventare una festa di tutti.

E se è vero che i riti hanno una funzione rigenerativa, se il riferimento era una comunità intera è difficile rigenerarla e far rivivere certi valori, se si inizia a tracciare delle linee di divisione all’interno della comunità stessa.

In una data che ha fatto partire il gioco democratico, serve riconoscersi nel gioco, non su come stai capitando in una casella o stai saltato il turno. Di questo se ne può discutere il giorno dopo.

Buon 25 Aprile.

Mattia Gusella

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