Una via triestina per Anna Politkovskaja, donna e giornalista
A Trieste ci sono 1342 vie. Di queste, quelle intitolate a figure femminili sono solo 23. Non c’è da esserne orgogliosi. Giuliano Prandini ha scritto una lettera a Il Piccolo per lanciare una proposta: «Il Comune vorrebbe dedicare una via, una piazza alla giornalista russa Anna Politkovskaja?».
Giuliano è socio di Amnesty International dal 1982 e oggi è il responsabile per la delegazione triestina dei temi che riguardano la Federazione Russa. In Russia, c’è stato spesso. L’ultima volta per le elezioni presidenziali dello scorso inizio marzo. «Ho partecipato al viaggio organizzato da Annaviva (associazione per la promozione della democrazia e la tutela dei diritti umani nell’Europa dell’Est, ndr), e ho incontrato Vera». Vera è la figlia della Politkovskaja, la giornalista della Novaja Gazeta, assassinata nell’ascensore del suo palazzo il 2 ottobre 2006. Un omicidio figlio, secondo molti, dell’autoritarismo di Putin, lo stesso denunciato da Anna nei suoi articoli e nei suoi reportage. Ma su cui non è ancora scritta una verità processuale: «Vera mi ha confermato che non sono ancora stati individuati i mandanti», racconta Prandini ricostruendo nella sua memoria le immagini dell’ufficio dove Anna lavorava. «C’erano il suo ritratto, la scrivania, il computer, la cassettina della posta “per le lettere tanto attese e le buone notizie”». Fuori dalla redazione, il clima cambia: c’è fermento per le elezioni imminenti ma Vera ricordando le parole della madre lancia un monito: «La rivoluzione in Russia non sarà mai bella».
Lo sa bene Philipp Dzyadko, il giovane blogger direttore della rivista Bolshoi Gorod (Grande Città). 300 mila lettori al giorno. «E’ uno dei rappresentati della “nuova” Russia – racconta ancora Prandini – quando l’abbiamo incontrato a Mosca ci ha detto sorridendo: “Se una ragazza sa che voti per Putin non ti darà mai il numero di telefono”». Telefonini, iPad, internet. Su questi strumenti si muove un dissenso capace di fare da contraltare alla televisioni controllate all’80% dallo Stato. Certo, niente a che vedere con le primavere arabe ma qualcosa, anche a Mosca, si è mosso.
«E’ come con il tubetto del dentifricio – ha commentato qualcuno – quando fai uscire la sostanza che c’è dentro e difficile ricacciarla indietro». Per ora dello scorso marzo rimagono i ricordi delle manifestazioni, Occupy Cremlino e qualche blitz simbolico. Come quello fatto da Giuliano e gli altri di AnnaViva nei giardini di Komsomolsky Prospekt. «Abbiamo messo una foto di Elsa Kungaeva e Anna accanto al cippo costruito in ricordo del colonnello Yuri Budanov». Il militare, già condannato a 9 anni per le efferatezze commesse in Cecenia – tra cui l’assassinio della giovane Elsa – è stato ucciso a Mosca da dei sicari (probabilmente ceceni) nel giugno dello scorso anno. Anna Politkovskaja aveva raccontato di Yuri, collonnello insignito di due medaglie al valore per aver combattuto nelle due guerre cecene, nel suo libro La Russia di Putin. Lui ha un cippo in centro a Mosca. Lei, come a Milano, potrebbe avere una dedica. Anche a Trieste, città del «non se pol», una via per ricordare Anna Politkovkskaja.
Davide Lessi
(davide.lessi@sconfinare.net)