Io militare in Afghanistan, la partenza
Con questa introduzione inizia la pubblicazione, a puntate, di alcuni estratti della tesi di Giovanni Quattromini, militare neolaureato in Scienze della Comunicazione che con la laurea (professor Raffaele Fiengo) ha deciso di raccontare la sua esperienza in Afghanistan
Mi chiamo Giovanni Quattromini, ho 33 anni e da dodici sono un militare.
Un lavoro particolare, uno status condizionato da regole e obblighi ma che amo per il solo fatto che mi permette di svolgere il più delle volte mansioni altamente appaganti e formative, soprattutto quando, soggetto a continui viaggi e spostamenti si riesce a svolgere in maniera egregia la propria professionalità.
Ma non è del mio lavoro che voglio parlare. In dodici anni ho abitato e poi cambiato diverse città, perché man mano cambiava la sede dove lavoravo: tutte lontane dal mio luogo di origine (Altamura vicino Bari).
Attualmente vivo in Veneto, abito con la mia famiglia in un paese vicino Padova e giornalmente mi sposto nel trevigiano dove svolgo la mia attività.
Da più di tre anni sono sposato, ho un figlio, Alessandro di quasi due anni e mezzo ed un altro che arriverà tra qualche mese…
Ma non è neanche della mia vita privata che vorrei parlare, ma solo di un frammento di essa.
Vorrei parlare e raccontare di una mia esperienza, un periodo trascorso in una terra lontana da noi ma non troppo, di cui quotidianamente giornali e media ne parla, una terra fatta di problemi, tanti purtroppo, una terra martoriata da una guerra che sembra non conoscere mai fine, una terra ormai strumento del terrorismo e spesso anche del pregiudizio, una terra che ogni giorno produce morti, una terra con una situazione politico-sociale disordinata e complessa ma una terra allo stesso tempo fatta anche di povera gente che ogni giorno lotta e lavora, una terra che nonostante tutto vive (per quello che riesce) di qualche speranza, una terra con una civiltà lontana dalla nostra, ma non per questo ricca di cultura, fascino e tradizione che personalmente mi hanno colpito, una terra insomma, che ha bisogno di essere capita e valorizzata per poter migliorare la propria situazione.
Questa terra è l’Afghanistan, un Paese che ho imparato a conoscere e ad apprezzare durante una missione militare NATO.
Il mio viaggio verso l’Afghanistan inizia in una notte d’estate.
Siamo nel mese di luglio del 2010 ed è quasi mezzanotte, sono in un pullman, e mi separano ancora qualche ora, prima di arrivare a Torino dove nell’indomani mattina prenderò un aereo che mi porterà in Afghanistan, facendo prima scalo negli Emirati Arabi.
Sono stanco, gli ultimi preparativi, le ultime cose da mettere tra i bagagli mi hanno occupato l’intera giornata, non ho voglia di dormire e sono confuso…
A casa ho lasciato Alessandro, per fortuna è troppo piccolo e per lo meno lui, non risentirà tanto della mia assenza: io sì….
Giovanni Quattromini