Romania, dopo le proteste cade il governo Boc: ecco cosa cambia
Quasi un mese fa, facendo una fotografia della situazione politica a Bucarest, scrivevo che lo spirito della Piazza dell’ Università si era risvegliato e che le conseguenze delle manifestazioni non avrebbero tardato tanto a farsi sentire sul piano politico. Ieri (lunedì 6 febbraio) il premier Boc è andato a Cotroceni (la sede della Presidenza della Repubblica) e ha rassegnato le dimissioni al presidente Basescu. Già da due giorni trapelavano voci sull’ imminente caduta del governo, dopo che la sua popolarità era scesa ad un vergognoso 7%.
Il suo insuccesso è dovuto sicuramente alla crisi finanziaria che non ha risparmiato la Romania. Ancora dal 2009, ad un anno da quando si trovava al potere, il governo Boc ha dovuto fare i conti con un drammatico crollo della crescita economica da una stima di 2,8% ad uno spaventoso -8%. Le misure draconiane che prevedevano un taglio degli stipendi dei dipendenti statali di 25% , l’innalzamento di 5% dell’ IVA, l’aumento del costo dei carburanti, hanno colpito i redditi medio bassi, creando un sentimento di profonda insoddisfazione dei ceti popolari nei confronti della politica. Il malcontento è sfociato presto in manifestazioni di piazza che, nonostante il freddo polare, hanno coinvolto tutte le grandi città del paese.
Ma sembra che il premier Boc sia stato convinto alle dimissioni dal presidente Basescu e non tanto dai manifestanti che gridano la loro rabbia in piazza da almeno un mese. Di fronte ad un crollo della popolarità del governo e del PDL, la creatura del presidente Basescu che è il principale partito al potere, il premier sarebbe stato costretto alle dimissioni a meno di un anno dalle elezioni politiche. In questo modo il partito del presidente cerca di rifarsi un’ immagine pulita che gli permetta almeno di sopravvivere al voto, se non vincere le elezioni. La scelta del presidente è caduta sul giovane direttore dei servizi d’ intelligence, Mihai R. Ungureanu, che ha la fama di essere un fine diplomatico e che potrebbe essere il futuro candidato alla Presidenza della Repubblica. Insomma, un volto nuovo della politica come risposta ad una classe dirigente incapace sia a destra che a sinistra e che ha incassato la sfiducia popolare.
Quali saranno però i margini di manovra del nuovo governo? Dubito fortemente che la situazione economico-finanziaria del paese migliorerà presto, a meno che non vengano adottate misure di carattere populista in vista delle elezioni, che però renderebbero vani i sacrifici fatti negli ultimi anni. A circa dieci mesi dalle elezioni, Ungureanu avrà la forza da infliggere un duro corpo alla corruzione e migliorare il funzionamento di una macchina statale afflitta da una tradizionale inefficienza bizantina?
Continuo a credere che i veri problemi della Romania sono la mancanza di un sistema di relazioni industriali moderne, di una democrazia sociale ed economica, e non per l’ultimo la mancanza di capitali nazionali e di una industria forte e moderna. Senza queste condizioni basilari non può esistere benessere chiunque arrivi a governare.
Quindi, per adesso…addio Boc, ma nulla cambia…
Teodor Amarandei