TSFF33, il cinema dell'Est torna a Trieste (e online) e premia Kornél Mundruczó
Trieste Film Festival presenta la 33esima edizione, che si svolgerà in forma ibrida dal 21 al 30 gennaio 2022, con 51 film in concorso e decine di eventi e proiezioni nelle sezioni collaterali. Lo storico festival triestino, principale appuntamento italiano con le cinematografie dell’Europa orientale, diretto da Fabrizio Grosoli e Nicoletta Romeo, dopo l’edizione forzatamente in streaming dettata nel 2021 dall’emergenza sanitaria, torna finalmente (anche) in presenza, mantenendo una “finestra” online. Appuntamento dunque al 21 al 27 gennaio in tre sale della città (Rossetti, Ambasciatori e Miela), e dal 26 al 30 sulla piattaforma online di MYmovies.
Il film di apertura: Quel giorno tu sarai di Kornél Mundruczó
Ad aprire il festival sarà Quel giorno tu sarai (Evolution), il nuovo lungometraggio diretto dal regista ungherese Kornél Mundruczó e scritto da Kata Wéber dopo lo straordinario successo di Pieces of a Woman (premiato a Venezia e candidato all’Oscar). Applaudito fuori concorso all’ultimo Festival di Cannes, e in uscita nelle sale italiane il 27 gennaio distribuito da Teodora Film, racconta una vicenda di straordinaria intensità, sempre con Martin Scorsese nella veste di produttore esecutivo.
Protagonista del film, una famiglia che attraverso tre generazioni si confronta con l’eredità della Shoah, dalla nascita miracolosa di Éva in un campo di concentramento fino alla vita quotidiana del nipote Jonas e di sua madre nella Berlino di oggi. Ispirandosi a eventi realmente accaduti, Mundruczó e Wéber realizzano una riflessione potente sulla memoria e l’identità, anche grazie a un cast formidabile e a una messinscena che lascia a bocca aperta per i suoi incredibili piani sequenza.
«Ogni nuovo film di Mundruczó e Wéber – ha dichiarato Scorsese – arriva come un salutare shock per gli spettatori e per chi fa cinema: si tratta di due autori che non smettono mai di avventurarsi in territori inesplorati. Con Quel giorno tu sarai riescono a drammatizzare il movimento stesso del tempo, il modo in cui ricordiamo e il modo in cui dimentichiamo».
Alla proiezione di Quel giorno tu sarai sarà inoltre legato uno dei due tradizionali premi assegnati dal Trieste Film Festival, l’Eastern Star Award, nato per segnalare le personalità del mondo del cinema che con la loro carriera hanno gettato un ponte tra l’Est e l’Ovest, e assegnato quest’anno proprio a Mundruczó. Il Cinema Warrior Award, istituito per premiare l’ostinazione, il sacrificio e la follia di chi “combatte” per il cinema, va invece a Luciana Castellina, instancabile protagonista della vita politica e culturale del nostro Paese, con un’attenzione sempre viva per il cinema e l’Europa.
Quel giorno tu sarai (Evolution) di Kornél Mundruczó
TSFF33, tutti i film in concorso
Concorso lungometraggi
Undici i titoli del Concorso lungometraggi (in giuria le critiche cinematografiche Dubravka Lakić ed Emanuela Martini, e il programmatore e selezionatore Edvinas Pukšta).
Il croato Murina di Antoneta Alamat Kusijanović (produttore esecutivo Martin Scorsese, vincitore della Caméra d’or come migliore opera prima all’ultimo Festival di Cannes) legge nella tensione tra una figlia adolescente e un padre ossessivo, destinata ad aumentare con l’arrivo in casa di un amico paterno, le derive scioviniste (camuffate da “tratti culturali”) di un intero Paese.
Un’altra storia di famiglia, stavolta più corale e tutta al femminile, presta alle bulgare Mina Mileva e Vesela Kazakova (e alla protagonista Maria Bakalova, diventata una star internazionale con Borat 2) l’opportunità di raccontare, in Women Do Cry, una società costituzionalmente (l’avverbio non è usato a caso) maschilista e patriarcale, scossa dalle proteste nazionaliste contro la parità di genere.
Tra favola ed epica, realismo e metafora, si muovono due autori già apprezzati a Trieste: Stefan Arsenijević, che in As Far as I Can Walk adatta nella Belgrado di oggi, snodo della rotta migratoria dei Balcani, il poema medievale Strahinja Banović, facendo di un giovane del Ghana l’eroe nazionale serbo; e il rumeno Radu Muntean, che in Întregalde si serve di una struttura da fiaba (con tanto di viaggio iniziatico) per mettere in discussione, o meglio in crisi, le certezze sulla solidarietà e l’empatia di un gruppo di amici in partenza per una missione umanitaria di fine anno.
Mentre la presenza di Bebia. À mon seul désir di Juja Dobrachkous, ritorno a casa di una giovane modella costretta a confrontarsi con il ruolo complesso e talvolta crudele che la nonna appena scomparsa ha avuto nella sua infanzia, “apre” all’omaggio alle registe del cinema georgiano, protagoniste quest’anno della sezione “Wild Roses. Registe in Europa”.
Dalla Serbia arrivano Celts di Milica Tomović, che nella Belgrado del ’93 fa specchiare l’insoddisfazione privata di Marijana con la dissoluzione pubblica della Yugoslavia, e Darkling di Dušan Milić, che con i codici del genere (e gli archetipi di certe paure ancestrali) riflette sull’eredità e i traumi psicologici della guerra in Kosovo.
A proposito di Kosovo, due racconti al femminile firmati da Luàna Bajrami (The Hill Where Lionesses Roar, presentato alla Quinzaine di Cannes, storia di sogni, ambizioni e speranze di un gruppo di giovani amiche) e Norika Sefa (Looking for Venera, premiato a Rotterdam, vita complicata di due adolescenti che sognano di sfuggire dal rigore della loro società patriarcale).
Il bullismo (anche cyber) è al centro del delicato Sisterhood di Dina Duma, dalla Macedonia del nord, mentre la Slovenia è presente con Orkester di Matevž Luzar, che fotografa in bianco e nero segreti e bugie di una banda di ottoni in trasferta in Austria.
Orkester di Matevž Luzar
Lungometraggi fuori concorso
Due gli eventi speciali fuori concorso: oltre al citato Quel giorno tu sarai, anche il nuovo di un’altra grande firma del cinema ungherese, Ildikó Enyedi, che chiude le proiezioni “dal vivo” del festival con l’anteprima italiana di The Story of My Wife (prossimamente nelle sale con Altre storie). Un kolossal dei sentimenti presentato in concorso all’ultimo Festival di Cannes, interpretato da un cast stellare guidato da Léa Seydoux, Gijs Naber, Louis Garrel, insieme ai “nostri” Sergio Rubini e Jasmine Trinca.
Altre sei le proposte fuori concorso: lo slovacco 107 Mothers di Peter Kerekes, tutto chiuso in un carcere femminile; Not So Friendly Neighbourhood del premio Oscar Danis Tanović, commedia romantica al sapore di kebab girata a Sarajevo durante la pandemia; Fabian – Going to the Dogs di Dominik Graf, dal romanzo di Erich Kästner, ritratto della Berlino dei primi anni ’30; Piccolo corpo di Laura Samani, tra gli esordi più sorprendenti e apprezzati (anche alla Semaine de la Critique di Cannes) del cinema italiano recente; Vera Dreams of the Sea di Kaltrina Krasniqi, la vita di una donna matura sconvolta dal suicidio del marito; e Leave No Traces di Jan P. Matuszyński, ricostruzione del caso di Grzegorz Przemyk, uno studente liceale picchiato a morte dalla polizia nella Polonia del 1983.
Concorso documentari
Dodici i titoli del Concorso documentari (in giuria la regista georgiana Nino Kirtadze, il regista italiano Gianfranco Pannone e la regista e videoartista serba Marta Popivoda).
The Case di Nina Guseva
1970 di Tomasz Wolski ricostruisce le proteste scoppiate nella Polonia comunista del 1970, raccontate però da una prospettiva inedita, quella degli oppressori, rendendo vivida e vera (grazie all’aiuto dell’animazione in stop motion) l’atmosfera che si respirava in quel momento al Ministero degli Affari Interni, sbirciando tra le conversazioni telefoniche e dietro le porte chiuse degli uffici dei funzionari di governo.
Da Varsavia a Praga con Reconstruction of Occupation di Jan Šikl, che scava negli archivi cinematografici privati e amatoriali per mostrare – attraverso gli sbiaditi “home movies” d’epoca – l’invasione da parte delle truppe del Patto di Varsavia. Immagini uniche, a lungo invisibili, in cui i volti di cittadini anonimi si trasformano in testimoni viventi di quei drammatici giorni della storia cecoslovacca.
I’ll Stand by You di Virginija Vareikytė e Maximilien Dejoie, l’impegno di due donne, una psicologa e un’agente di polizia, per ridurre il numero record di suicidi nella loro ridente cittadina in Lituania.
The Case di Nina Guseva, sul caso del giovane attivista politico Konstantin Kotov, arrestato a Mosca nell’estate 2019.
The Balcony Movie di Paweł Łoziński, premiato a Locarno, originale esempio di documentario d’osservazione interamente girato dal balcone dell’appartamento del regista, a Varsavia.
Never Coming Back di Mikołaj Lizut, ritratto di quattro giovani detenute del Centro educativo giovanile di Goniądz vicino a Białystok, in Polonia.
Krai di Aleksey Lapin, ritorno del regista nel villaggio natale della sua famiglia al confine ucraino, dove lui stesso un tempo era solito trascorrere l’estate.
Looking for Horses di Stefan Pavlović, sull’amicizia tra il regista e un pescatore che ha perso l’udito durante la guerra civile in Bosnia e si è ritirato in un lago per vivere in solitudine.
Museum of the Revolution di Srđan Keča, storia di un edificio mai completato, progettato per celebrare la Jugoslavia socialista e oggi abitato dai reietti di una società rimodellata dal capitalismo.
Reconciliation di Marija Zidar, perdono e riconciliazione in un’Albania ancora “regolata” dal codice del Kanun.
René – The Prisoner of Freedom di Helena Třeštíková, nuovo tassello di una cine-biografia lunga ormai più di trent’anni.
Factory to the Workers di Srđan Kovačević, 10 anni di lotta operaia in una fabbrica croata che si trasforma in una forma alternativa di produzione, contro l’economia capitalista.
Documentari fuori concorso
Sette i documentari fuori concorso: Babi Yar. Context di Sergej Loznica; Bosnia Express di Massimo D’Orzi; Freikörperkultur di Alba Zari; Gorbachev. Heaven di Vitalij Manskij; The Jungle di Cristian Natoli; Tullio Kezich – A proposito di me di Gioia Magrini; L’ultimo calore d’acciaio di Francesco De Filippo e Diego Cenetiempo.
Concorso cortometraggi
Tredici i titoli del Concorso cortometraggi (in giuria la regista Špela Čadež, il Membro del Comitato di Selezione del Concorso Cortometraggi a Cannes Wim Vanacker e il vicedirettore di sixpackfilm Gerald Weber): l’Italia è rappresentata da Big di Daniele Pini e Inchei di Federico Demattè.
Fuori dagli sche(r)mi
Confermate le due sezioni nate lo scorso anno: Fuori dagli sche(r)mi e Wild Roses: Registe in Europa.
«Con Fuori dagli sche(r)mi – spiegano i direttori artistici – abbiamo voluto creare una vetrina dedicata alle nuove prospettive e alle nuove forme cinematografiche. Film che manifestano un grado di “libertà” tanto nella durata quanto nella struttura narrativa, aperti a ibridazioni di generi e linguaggi».
Una sezione aperta tanto ad autori affermati quanto a giovani talenti. In programma Crane Lantern di Hilal Baydarov, Khan’s Flesh di Krystsina Savutsina, The Girl and the Spider di Ramon Zürcher e Silvan Zürcher, Our Quiet Place di Elitza Gueorguieva, Forest – I See You Everywhere di Bence Fliegauf, Moon, 66 Questions di Jacqueline Lentzou.
Wild Roses: Registe in Europa, focus sulla Georgia
«Wild Roses: Registe in Europa – continuano Fabrizio Grosoli e Nicoletta Romeo – è invece uno spazio che intendiamo dedicare alle donne registe dell’Europa centro orientale (tra l’altro sempre, e da sempre, molto presenti al festival), individuando ogni anno un Paese diverso cui dedicare il nostro focus. I dati dell’audiovisivo sottolineano a livello globale le difficoltà dei progetti firmati da donne ad accedere ai finanziamenti, a prescindere dal valore artistico, e dunque ci è sembrato doveroso fare la nostra parte per valorizzare le registe europee attraverso una sezione ad hoc».
Al centro della sezione, quest’anno, la Georgia, con una selezione di film degli ultimi dieci anni, sia di fiction che documentari, che con sicurezza autoriale offrono degli spunti di riflessione sulla condizione femminile in un Paese che è stato dilaniato da guerre civili e che oggi ci appare ancora in bilico tra tradizioni ancestrali e spinte verso la modernità.
Questi i film in programma: The Pipeline Next Door di Nino Kirtadze; In bloom di Nana Ekvtimishvili e Simon Gross; Line of Credit di Salomé Alexi; Anna’s Life di Nino Basilia; House of Others di Rusudan Glurjidze; Glory to the Queen di Tatia Skhirtladze; How the Room Felt di Ketevan Kapanadze; Taming the Garden di Salomé Jashi; Wet Sand di Elene Naveriani.
The Pipeline Next Door di Nino Kirtadze
Art&Sound, film su Bobi Balzen, Giovanna Marini e Milan Kundera
Promossa in collaborazione con Sky Arte, che premierà uno dei film della sezione attraverso l’acquisizione e la diffusione sul canale, Art&Sound propone quest’anno quattro titoli in anteprima che esplorano i più diversi ambiti artistici: Bobi Bazlen – Con uno zaino pieno di libri di Giampaolo Penco; Giovanna, Storie di una voce di Chiara Ronchini, dedicato a Giovanna Marini; Milan Kundera: From The Joke to Insignificance di Miloslav Šmidmajer; e ŽŽŽ (Journal About Želimir Žilnik) di Janko Baljak.
Premio Corso Salani
Confermata anche quest’anno la formula del Premio Corso Salani 2022, che presenta cinque film italiani completati nel corso del 2021 e ancora in attesa di distribuzione: la dotazione del Premio (4mila euro) va intesa quindi come incentivo alla diffusione nelle sale del film vincitore. Immutato il profilo della selezione: opere indipendenti, non inquadrabili facilmente in generi o formati e per questo innovative, nello spirito del cinema di Corso Salani.
I titoli: Dal pianeta degli umani di Giovanni Cioni, Des portes et des déserts di Loredana Bianconi, Divided: What language do you express love in? di Federico Schiavi e Christine Reinhold, Isole di Mario Brenta e Karine de Villers, Viaggio nel crepuscolo di Augusto Contento, cui si aggiunge fuori concorso Insultati. Bielorussia di Caterina Shulha.
Omaggi al russo Artdocfest e alla bosniaca Vesna Ljubić
Due gli omaggi di quest’anno: al festival Artdocfest, emblema del cinema di opposizione al potere centrale russo non a caso esiliato a Riga come il suo direttore, il grande documentarista Vitalij Manskij, estensore quest’anno di una carta bianca in cui proporrà al pubblico di Trieste alcuni degli autori più interessanti scoperti in questi anni; e a Vesna Ljubić (1938/2021), la prima cineasta donna della Bosnia Erzegovina, di cui si vedranno Ecce Homo (1994) e Adio Kerida (2001).
Ecce Homo di Vesna Ljubic
I 37 paesi di provenienza
Sono 37 i paesi di provenienza dei film della 33esima edizione del Trieste Film Festival: Albania, Austria, Azerbaijan, Belgio, Bosnia Erzegovina, Brasile, Bulgaria, Canada, Croazia, Danimarca, Emirati Arabi Uniti, Finlandia, Francia, Georgia, Germania, Grecia, Italia, Kosovo, Lettonia, Lituana, Macedonia del nord, Messico, Montenegro, Paesi Bassi, Polonia, Regno Unito, Repubblica Ceca, Romania, Russia, Serbia, Slovacchia, Slovenia, Stati Uniti d’America, Svizzera, Turchia, Ucraina e Ungheria.
Info e biglietti su http://www.triestefilmfestival.it.
In copertina: un’immagine di Sisterhood di Dina Duma