L'appello del Nobel Orhan Pamuk a Draghi per salvare Venezia dall'innalzamento delle acque
«Signor Presidente del Consiglio, il futuro di Venezia è nelle sue mani!» L’accorato appello è firmato da Orhan Pamuk, scrittore turco insignito nel 2006 del Premio Nobel per la letteratura, primo autore turco a ricevere tale riconoscimento. Pamuk sostiene così l’iniziativa dell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, fondato nel 1810, che ha scritto un «appello urgente per salvare Venezia dall’innalzamento del mare» rivolto proprio al premier Mario Draghi, in occasione della Cop26, la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici che si apre a Glasgow il 31 ottobre 2021.
Il rischio per Venezia? Sgretolarsi
In una nota dell’Istituto si legge infatti che «contrariamente a quanto si può immaginare, Venezia non sarà inghiottita rapidamente dalle acque ma gradualmente si sgretolerà e crollerà. Gli edifici sono già stati attaccati dall’acqua che filtra dalle fondamenta perché il livello è oggi più alto di quanto non lo sia mai stato. Se non si fa nulla per controllare il livello dell’acqua, si raggiungerà un punto critico e ci saranno vittime di massa tra le sue strutture. Diventerà sempre più costoso e difficile mantenere in piedi Venezia».
Inoltre, prosegue la nota, «le proiezioni intermedie dell’IPCC 2021, le più probabili, di un aumento della temperatura di 2,1-3,5 gradi, porteranno a un aumento del livello del mare di 44-76 cm entro il 2100, a quel punto i danni alla città sarebbero fuori controllo . Ciò significa che nella loro attuale modalità operativa, le barriere mobili tra mare e laguna dovrebbero essere chiuse più di 260 volte l’anno, causando danni ecologici insostenibili alla laguna e alla città».
L’Istituto prosegue denunciando la mancanza di un piano per affrontare l’innalzamento del livello del mare.
L’appello di Pamuk per salvare Venezia
Pamuk si rivolge al premier Draghi in una lunga lettera in cui ricorda quando, nella primavera del 2009, aveva trascorso un semestre insegnando letterature comparate all’Università Ca’ Foscari di Venezia. «Signor Presidente del Consiglio, il futuro di Venezia è nelle sue mani! – scrive il premio Nobel –. Ogni mattina, mentre andavo a Ca’ Foscari, prendevo una gondola da San Samuele a Ca’ Rezzonico e camminavo fino a Ca’ Macana, dove sorseggiavo un caffè nel tranquillo mattino primaverile riflettendo sul perché trovassi questa città così affascinante e, mentre tenevo le lezioni nella sala a specchi di un grande palazzo, mi veniva in mente che conservare la Storia e proteggere il passato sono tra le più grandi virtù dell’umanità».
In conclusione, Pamuk scrive che «la decisione che lei sta per prendere, signor Presidente del Consiglio, non salverà solo Venezia… Servirà anche come esempio per tutta l’umanità e mostrerà a tutti noi che salvare e conservare le nostre città significa anche salvare le nostre memorie e le nostre identità e, soprattutto, preservare esempi unici dei diversi modi in cui si puo’ essere umani».
L’appello dell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti
L’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti ha allegato all’appello a Draghi una serie di documenti scientifici che testimoniano il deterioramento progressivo delle architetture della città lagunare, causato dall’innalzamento delle acque del mare. Nell’appello che apre il fascicolo, firmato da Anna Somers Cocks, Gherardo Ortalli e Andrea Rinaldo, rispettivamente socia, presidente emerito e attuale presidente dell’Istituto, si spinge a «prendere atto della minaccia rappresentata per la città e la laguna di Venezia dall’innalzamento del livello del mare e agire per prevenirla, perché non solo Venezia, ma l’Italia nel suo insieme è impreparata ad affrontarne gli effetti, mentre i Paesi Bassi, il Regno Unito e molti altri Paesi, regioni e persino città stanno pianificando a lungo termine come fronteggiare il pericolo futuro, alcuni anche oltre il prossimo secolo».
«Da almeno un decennio – prosegue la lettera – gli scienziati sanno che il livello relativo del Mare Mediterraneo aumenterà alla stessa velocità degli oceani, con conseguenze letali per Venezia se qualora non si intervenga tempestivamente. Diverse fonti autorevoli hanno affermato che non c’è dubbio sul fatto che il livello relativo del mare crescerà fino a un valore non sostenibile per la laguna e la sua città storica. Sappiamo anche quando questo accadrà: verosimilmente entro la fine del secolo, cioè entro la vita dei nostri nipoti».
Si citano poi le stime contenute nel sesto rapporto dell’Intergovernmental Panel for Climate Change pubblicate lo scorso luglio, che prevedono nello scenario intermedio — ritenuto il più probabile —relativo a un aumento medio della temperatura di 2,1-3,5 gradi, l’innalzamento del livello medio del mare di 44- 76 centimetri, che, nel caso di Venezia, sarà aggravato dall’inevitabile subsidenza naturale stimata in circa 2 millimetri all’anno della piattaforma geologica su cui si fonda la città.
Secondo l’Istituto «è necessario adottare un approccio radicale e nuovo al modo in cui sono governati sia la ricerca che il processo decisionale. È necessaria una nuova mentalità insieme a una nuova struttura di gestione, che tengano conto di tutti gli interessi conflittuali, di un modello di sviluppo sociale ed economico della città ampiamente condiviso, di un futuro accettabile per l’ecosistema in pericolo, e decidano quale dovrebbe avere la priorità. La strategia ha bisogno di pianificare il futuro con molti decenni di anticipo ma deve dimostrarsi flessibile nei modelli che propone. Deve altresì essere trasparente sulle premesse alla base delle sue scienza e ingegneria, e deve rendere pubblici i suoi risultati. Ha bisogno di mobilitare solide informazioni per sostenere le ragioni delle sue decisioni e azioni e, da ultimo ma non meno importante, deve poter interloquire con il governo con autorità e raccomandare: “Ecco come dovremo procedere”».
In copertina: Orhan Pamuk, foto di David Shankbone, CC BY 3.0, via Wikipedia