Natale a Sarawak (senza Sandokan nè Tigri della Malesia)
Cos’hanno in comune Babbo Natale e Sandokan? Entrambi …non esistono, se non nel nostro cuore, nella nostra fantasia e nella magia che ci evocano…
Partito alle 9 del mattino del mio Natale da Singapore, atterro con un volo della Tiger Airways, low cost locale, a Kuching in Sarawak, uno dei due stati malesiani nel Borneo, alle 11.00 del mattino.
Sulla pista dell’aeroporto piove, intensamente. La probabile causa si dice sia El Niño, un fenomeno descritto con questa parola spagnola che significa “il bimbo”, in riferimento al Bambino Gesù, per il fatto che normalmente si manifesta durante il periodo natalizio. Il taxi mi porta verso l’hotel, e passo davanti a un “lorong Karmelitan” (vicolo delle Carmelitane). Questo dettaglio “europeo” mi fa sorridere dell’immaginazione di Salgari.
Sandokan è completamente sconosciuto da queste parti, mentre il Rajah Brooke, nato in India, a Benares, figlio di un giudice inglese, lo conoscono tutti. Brooke infatti è colui che ha iniziato la dinastia dei “Rajah Bianchi“, durata solo tre generazioni, da quando il Sultano del Brunei*, cui queste terre appartenevano, per ringraziarlo dell’ aiuto militare dato nello sconfiggere i pirati, lo ha nominato “Rajah (=re) di Sarawak” il 18 agosto 1842. Che avventura, no? Un “comune suddito di Sua Maestà Britannica” improvvisamente elevato al rango regale lui stesso.
*[Nota: “Borneo” altro non è che “Brunei” pronunciato male dai Portoghesi].
Sandokan non è mai esistito anche se probabilmente Salgari ha preso l’ispirazione per questo nome dalla citta’ di Sandakan, a Sabah, ex Borneo Orientale.
Lo Stato di Sarawak, sebbene membro della confederazione Malesiana, ha una maggioranza di popolazione cristiana, con il 43%, contro un solo 23% islamico ed il resto buddista o appartenente a credenze animistiche. Tra l’altro i Malesiani stessi devono mostrare il passaporto per entrare a Sarawak. Il Primo Ministro della Malesia, Najib Razak, in occasione del Natale ha inviato un messaggio a tutta la nazione, dicendo che ciò che gli “è sempre piaciuto del Natale è lo spirito di buona volontà e di gioia che porta, giusto in tempo per entrare nel nuovo anno con lo spirito giusto e per ricominciare tutto.” Aggiunge Razak che “come nazione di moderati dobbiamo usare ogni occasione per costruire una comprensione migliore tra Malesiani di fedi e culture diverse. Ho sottolineato questa mia convinzione
lo scorso luglio, quando sono andato a far visita a Papa Benedetto XVI a Castelgandolfo e a stabilire relazioni diplomatiche tra la Santa sede e la Malesia.”. Il Primo Ministro della Malesia ha concluso il suo messaggio di Natale augurando un Buon Natale a tutti i Cristiani. Certo un grande progresso in confronto a quasi due anni fa, quando la Corte Costituzionale emise un verdetto che autorizzava i Cristiani ad usare il termine “Allah” per “Dio” nelle loro Bibbie, scatenando l’ira di una fascia ignorante e fanaticizzata della popolazione che reagì al verdetto facendo detonare ordigni esplosivi in ben otto chiese.
Nell’hotel dove alloggio ci sono tutte le decorazioni di rito della tradizione di stampo anglosassone: alberi di Natale, una grande casetta di zenzero e menu natalizio con tacchino. Non il Presepe, appunto, in quanto mediterraneo e cattolico.
In televisione mostrano immagini da tutto il mondo. Mentre BBC & CNN danno rilievo al folle che ha massacrato 7 persone per poi togliersi la vita negli USA, o alle chiese bombardate in Nigeria, la televisione di stato malesiana mostra come il Natale sia stato festeggiato nel mondo. Dell’Italia dice che a Roma la Comunità di Sant’Egidio ha preparato mille pasti caldi per gli immigrati e i senzatetto. Sulla pagina economica un titolo icastico fa riflettere: “Rovescio di fortune: la retrocessione minaccia l’Europa mentre la valutazione dell’Indonesia avanza“.
Gli abitanti del Borneo sembrano sapere cosa succede nel resto del Mondo. Possiamo dire lo stesso noi in Italia?
Nel centro di Kuching le decorazioni natalizie sono state sistemate anche da ragazze dei vari gruppi etnici in costumi tradizionali. Anche qui, una grande differenza con la situazione centocinquanta anni fa, come la possiamo vedere nella foto in bianco & nero.
dal Borneo (segue, parte prima)– di Giovanni LOMBARDO
parte seconda: Viaggio nel Mezzogiorno Italiano attraverso la città di James Brooke