La colonia dimenticata di Tianjin (Tientsin) in Cina – ottava parte: gli ultimi Italiani in Cina vengono uccisi o espulsi

l'asso dell'aviazione italiana della Prima Guerra Mondiale capitano Antonio Riva

l’asso dell’aviazione italiana della Prima Guerra Mondiale capitano Antonio Riva

Il 12 Novembre vi avevo scritto che Antonio Riva era stato accusato di far parte di una rete spionistica clandestina al soldo della CIA che complottava per assassinare Mao Zedong durante la parata solenne del 1º ottobre 1950, primo anniversario della rivoluzione comunista cinese.

Questa vicenda è molto importante, anche se fino all’uscita del libro di BARBARA ALIGHIERO “L’ uomo che doveva uccidere Mao” non se ne sapeva quasi nulla, e certamente non la verità.

  • Chi era Antonio Riva?
  • Le accuse che furono rivolte a lui erano fondate o pretestuose?
  • Perché questa vicenda è stata dimenticata?

Antonio Riva era nato a Shanghai nel 1896, figlio di commercianti che si erano trasferiti in Cina nel 1880 per gestire l’importazione di seta in Italia. Mandato dai genitori a studiare al liceo “Alle Querce” a Firenze nel 1911, in Italia poi conseguì il brevetto di pilota d’aviazione. Con Francesco Baracca, fu uno dei quarantuno assi italiani dell’aviazione della Grande Guerra. Poco dopo fine delle ostilità, nell’autunno del 1919, ritornò in Cina per preparare i campi di atterraggio di un raid aviatorio Roma-Pechino, cui avrebbe dovuto partecipare addirittura Gabriele d’Annunzio (un tentativo del Governo Italiano di allontanare il Vate da Fiume e dal suo Governo Libero, che stava creando imbarazzo al Regno d’Italia), cui poi parteciparono Arturo Ferrarin e Guido Masiero.

In Cina, nella “nostra” Tien-tsin, Riva iniziò una redditizia attività commerciale, costituendo a una società, la “Asiatic Import Export Co.”, che vendeva armamenti (principalmente aeroplani), ai vari leader cinesi in guerra tra di loro, ma dopo il patto Anticomintern era diventato fornitore degli occupanti giapponesi. Arrestato, alla liberazione, dai nazionalisti, riuscì a lasciare il carcere grazie all’intervento del suo amico colonnello David D. Barret,

Barret con Mao

Barret con Mao

accreditato presso Chiang Kai-shek e gran conoscitore della cultura classica Cinese, americano come la moglie di Antonio, Catherine.

All’arrivo dei Comunisti a Pechino, Riva non partì: pensava che probabilmente sarebbero stati i soli in grado di cambiare veramente il Paese, che lui amava e soffriva nel vedere martoriato. Mai avrebbe immaginato cosa stava per succedergli.

Nel 1949 Mao non aveva ancora in mano un potere assoluto sul Paese appena conquistato e doveva fare i conti con l’opposizione interna di Chiang Kai-shek ed era tenuto d’occhio sia da Chou En Lai che da Lin Piao. La gente moriva di fame. I rapporti con l’Urss e con gli Usa erano pessimi. Serviva un nemico esterno da vincere clamorosamente per catalizzare il consenso e distogliere l’attenzione dai problemi. Fu quindi ideata la farsa di un presunto golpe gestito da Riva e pagato dalla CIA.

Così il 27 settembre 1950 Radio Pechino annunciava trionfalmente che sette uomini – tre italiani, un francese, un tedesco, un giapponese e un cinese – erano stati condannati quali spie del Governo degli Stati Uniti e per aver complottato un attentato alla vita di Mao. Un italiano, Riva, e un giapponese che vendeva pompe idrauliche furono condannati a morte, mentre gli altri a pene detentive. Mons. Tarcisio Martina, vescovo di Yixian, fu condannato all’ergastolo e Quirino Gerli di cui vi ho parlato nella settima puntata, a cinque anni.

lo schizzo della gettata della pompa anti incendio che fu usato come "prova" del supposto piano per attentare alla vita di Mao

lo schizzo della gettata della pompa anti incendio che fu usato come “prova” del supposto piano per attentare alla vita di Mao

Le “prove” addotte a giustificazione della durezza estrema delle pene furono un mortaio, residuo della guerra dei boxer, ritrovato a casa di Riva, che lui usava come portaombrelli, ed un disegno di un getto fatto da Yamaguchi, il giapponese. Naturalmente il ridicolo non viene percepito come tale da masse indottrinate e sottoposte ad anni di fame e violenza. Come avrebbe potuto Riva trascinare inosservato un mortaio fino a Piazza Tien An Men gremita da mezzo milione di persone? Il disegno con la presunta traiettoria del colpo di mortaio diretto ad uccidere Mao era in realtà uno schizzo della traiettoria del getto d’acqua fornito dalla pompa anti incendio per Piazza Tien An Men venduta da Yamaguchi.

Che si trattasse di una montatura fu confermato anni dopo all’autrice del libro su Riva, la Alighiero, dall’ex responsabile della sicurezza di Pechino che le disse pochi anni fa: “..il caso di quel Riva ce lo siamo per lo più inventato noi. (…) non ci fosse stato Riva, ne avremmo trovato un altro e avremmo avuto la nostra bella congiura americana…”.

Riva in prigionia a Pechino

Riva in prigionia a Pechino

L’Italia aveva perso la guerra. Dopo il 1945 una diversa classe politica aveva sostituito i due livelli dirigenziali precedenti, cioè da un lato la nobiltà attaccata ai Savoia  e dall’altro personalità andate al potere grazie al Fascismo. Era stata imposta la democrazia, ma il Paese era un Paese vinto, occupato, agli ordini di Stati Uniti e Inghilterra con una nuova classe dirigente al servizio, pur se talvolta mal sopportato, delle politiche dei vincitori. Non è questa la sede per dimostrare questa tesi, ma se si leggono i Documenti Diplomatici Italiani, UNDICESIMA SERIE, 1948 – 1953, Volume III, si può vedere come la Repubblica Popolare Cinese non era stata riconosciuta da Roma come governo legittimo dietro precise istruzioni di Londra e Washington. Personaggi dall’alta statura morale, non compromessi con il Ventennio e propugnatori di un’Italia democratica e forte come Sforza furono messi sulla lista nera da Churchill che invece avrebbe voluto un paese fantoccio in mano al Re manovrabile da Londra e ostacolò per quanto gli fu possibile una qualsiasi accettazione delle proposte dello Sforza.

Luo, il prosecutore al processo

Luo, il prosecutore al processo

In questa situazione poco importava a De Gasperi della sorte di Riva: era un ex fascista, quindi un nemico, ed essendo privo di protezioni nel clima politico del primo dopoguerra, fu abbandonato a se’ stesso, come lo fu il secondo condannato a morte, Ryuichi Yamaguchi, giapponese, capro espiatorio per le atrocità compiute dall’impero del Sol Levante in Cina durante l’occupazione. L’ecclesiastico invece fu punito con l’ergastolo per rivalsa contro il riconoscimento da parte del Vaticano, durante la guerra, dello stato fantoccio del Manchukuo.

Due colpi di Mauser alla nuca misero fine alle vite di questi uomini dopo che ebbero sofferto mesi d’interrogatori, di torture e di false confessioni.

La moglie di Riva aveva 43 anni quando rimase vedova. Con molta fatica portò la salma a Chalan, lo stesso cimitero dove riposava il gesuita Matteo Ricci. Dopo un percorso difficile nel fango, sotto un violento temporale, arrivarono i poliziotti che minacciarono di arresto alcuni missionari per aver aiutato la moglie del “traditore” nel pietoso compito e irrorarono il feretro di Ddt con la scusa della campagna contro le mosche.

Chalan - il cimitero dove riposava Matteo Ricci e dove fu sepolto Antonio Riva

Chalan – il cimitero dove riposava Matteo Ricci e dove fu sepolto Antonio Riva

L’8 settembre 1951 Catherine Lum Riva lasciò Pechino senza nulla, a parte i suoi quattro figli, diretta per la prima volta in Italia. Da Roma le arrivò la richiesta di rimborsare i soldi che erano stati anticipati per il loro viaggio in terza classe sulla nave Ugolino Vivaldi. Altri Italiani, in Cina, avevano intanto portato avanti vicende straordinarie, di cui vi narreremo nella prossima puntata…

[CONTINUA – parte ottava]  di Giovanni LOMBARDO

Qui sotto: il testo originale del quotidiano cinese.

《人民日报》刊登的起诉书

1951年8月17日,意大利人李安东和日本人山口隆一,被北京市军事管制委员会军法处判处死刑。这是中国人民近百年来第一次在自己的国土上处决外国人。

朱振才

半截名片在昭示什么

一天下午,公安部政保局调研处的侦查员发现,一个年龄近30岁,打扮入时的妖艳女郎去找哲立,见哲立家的门锁着,便返了回来。后来,她在大门口附近碰到了哲立从外面回来,两人用外语说了一段话,这个女郎便匆匆离去。

因哲立是被侦查对象,来找哲立的人也要侦查清楚。于是侦查员便跟踪这个女郎。经几个小时的周旋、跟踪,最后见这个女郎走进西单一个胡同的35号院子里。经过调查,这个院子里的户主叫冯娜,是北京师范大学的音乐系助教。该户还在派出所申报了一个临时户口。申报人的名字叫冯梦,是冯娜的大姐,刚从香港来。看来,侦查员跟踪的这个女郎便是冯梦了。

从香港来的人要见侦查对象美国间谍哲立,不能不引起公安机关的注意。曹纯之、成润之各带一名侦查员,走访知情人,对冯娜、冯梦进行调查了解。经查,冯娜在燕京大学读书时,曾向北京师范大学音乐系教授、哲立的夫人霍尔瓦特·依夫娜学过钢琴。日本投降后,霍尔瓦特·依夫娜曾与美国驻华使馆北平武官处武官、美国中央情报局间谍包瑞德姘居。1950年4月,包瑞德携霍尔瓦特·依夫娜逃到香港。冯梦是冯娜的大姐,刚从香港来,名义上是来探亲的。冯梦的丈夫是英国人,与包瑞德是好朋友。

看来,冯娜和冯梦都与包瑞德扯上了关系。曹纯之经请示李广祥处长同意,决定对冯娜、冯梦的住宅进行秘密检查。经检查,在冯梦的袖珍胭脂包里发现了包瑞德的一张半截名片。

半截名片,说明什么?在昭示什么?曹纯之、成润之等参加秘密检查的同志都对此迷惑不解。第二天,曹纯之、成润之把冯梦叫到派出所,对其进行询问。

曹纯之开门见山地问冯梦这次来北京的目的是什么。冯梦说:“这次主要是探亲,来看望年迈的母亲;其次,受朋友之托,卖掉存在我家的钢琴。”

“受哪个朋友之托?有什么物件做证明吗?”曹纯之在向半截名片这个需要弄清的问题上引导。“包瑞德是我丈夫的朋友,受包瑞德之托,让哲立卖掉存在我家的霍尔瓦特·依夫娜的钢琴。没有什么物件来证明,只要拿着包瑞德的半截名片让哲立看一下就行了。”冯梦不敢隐瞒,如实做了回答。

曹纯之大为不解,态度有些生硬地反驳道:“这就奇怪了,霍尔瓦特·依夫娜和哲立是夫妻关系,霍尔瓦特·依夫娜的钢琴,就是哲立的钢琴,为什么还用包瑞德的半截名片来联系卖钢琴?你说的不是事实!”

冯梦急了:“包瑞德让我见到哲立,拿出他的半截名片,就说包瑞德向他问好,祝义和洋行生意兴隆,一切顺利。别的话,真的没有说。”

曹纯之和成润之交换了一下眼色,判定冯梦确实不知道内情。成润之态度和蔼地说:“我认为,你可能不知道你丈夫和包瑞德等人进行活动的内情,但你如果有点爱国之心、有点炎黄子孙的良心的话,希望你今后将有关包瑞德和你先生等人的情况,向我们报告。”

冯梦走后,曹纯之对成润之说:“包瑞德的半截名片是个秘密,为什么包瑞德拿半截名片和哲立联系呢?为什么不拿整个名片,或者索性不拿名片呢?”

“你说得对!”成润之说道:“冯梦带来包瑞德问候的一句话,‘祝一切顺利’这是不是双关语呀?”

紧急收网

为了保证新中国第二个国庆节的绝对安全,打击帝国主义间谍的嚣张气焰,经周恩来总理的批准,决定对美国间谍、阴谋炮击天安门的首要分子李安东、山口隆一等7人实施逮捕。

逮捕行动分两个阶段进行。根据公安部罗瑞卿部长和杨奇清副部长的指示精神,在国庆节前,先对最危险的、阴谋炮击天安门的骨干分子李安东、山口隆一、哲立、甘斯纳、马新清5人实施逮捕。因马迪儒、魏智有较稳定的职业做掩护,也容易吸引敌人,决定对之再侦查一

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