Venezia, dal Guggenheim a Palazzo Ducale: l'arte «riapre»
I musei di Venezia ripartono: in realtà con le miriadi di iniziative on line non si sono mai fermati, ma ora è giunto finalmente il momento di cominciare a riaprire fisicamente le porte, seppur con alcune regole e limitazioni. Le Gallerie dell’Accademia annunciano la riapertura per il 26 maggio; dal primo giugno seguiranno, gradualmente, i Musei Civici di Venezia, con Palazzo Ducale e il Museo Correr, con orari di apertura ridotti. La Collezione Peggy Guggenheim ha scelto invece il due giugno, festa della Repubblica, per riaprire: un giorno di festa in cui ci aspetta giocoforza visite dai veneziani. Per quel giorno l’ingresso è gratuito, ma contingentato e su prenotazione online e si potrà visitare solo la collezione permanente. Palazzo Grassi è invece al lavoro “per aprire al pubblico, al più tardi entro fino agosto, le tre nuove mostre che avrebbero dovuto accogliere i visitatori dal 22 marzo scorso” (a Palazzo Grassi, l’attesa mostra “Le Grand Jeu” su Henri Cartier-Bresson, oltre alla presentazione del fotografo egiziano Youssef Nabil, mentre Punta della Dogana ospiterà la collettiva “Untitled 2020”). La repentina chiusura non ha infatti consentito l’ultimazione dei lavori di allestimento, con opere e curatori dall’estero.
E’ invece di pochi giorni fa la notizia ufficiale dello slittamento della 17. Biennale Architettura curata da Hashim Sarkis, che si sarebbe dovuta tenere quest’anno, al 22 maggio 2021, con conseguente effetto domino sulla Biennale Arte, spostata quindi al 2022. “La decisione è una presa d’atto dell’impossibilità di procedere – nei limiti di tempo prefissati – nella realizzazione di una mostra così complessa e di respiro mondiale, a causa del persistere di una serie di difficoltà oggettive dovute all’emergenza sanitaria internazionale in corso.” – comunicano dalla Biennale. Un cambio di date che la celebre rassegna, nei suoi 125 anni di storia, ha conosciuto solo di fronte alle guerre mondiali. Un “evento storico”, come l’emergenza che stiamo vivendo, obbliga a riscoprire la propria la storia. E quindi i Giardini e l’Arsenale non rimarranno vuoti, ma bisogna attendere ancora un po’. Dal 29 agosto 2020 e fino alla fine dell’anno sarà infatti allestita al Padiglione Centrale una mostra sulla storia della Biennale.
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L’iniziativa, che si muove nel segno del dialogo tra le arti, sarà curata per la prima volta collettivamente da tutti i Direttori artistici dei Settori: Cecilia Alemani (Arte), Alberto Barbera (Cinema), Marie Chouinard (Danza), Ivan Fedele (Musica), Antonio Latella (Teatro), Hashim Sarkis (Architettura). La mostra sarà organizzata con i materiali dell’Archivio Storico delle Arti Contemporanee della Biennale (ASAC) e con materiali provenienti da altri archivi. Sono inoltre in programma, ai Giardini e all’Arsenale spettacoli dal vivo e performance dei giovani artisti della Biennale College dei Settori Danza, Musica e Teatro, oltre ad un’arena per proiezioni cinematografiche all’aperto che comprenderà anche il periodo della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica (quest’ultima confermata per il 2-12 settembre prossimo). Chissà che quello che si annuncia come un vivace programma di iniziative non sia anche una prova generale per la Biennale Architettura del 2021, il cui titolo gioca su una questione chiave di questi tempi: “How will we live together“ (come vivremo insieme). La passata edizione 2016 ha visto infatti oltre 275 mila presenze, mentre la passata edizione della Biennale Arte 2019 ha ospitato, in sei mesi, oltre mezzo milione di visitatori (593.616).
Tra le ultime news in tema Biennale, anche l’annuncio della proroga, fino al 31 maggio del bando del Venice Gap-Financing Market, rivolto a cineasti e creativi italiani per la realizzazione di progetti di Realità Virtuale. (https://www.labiennale.org/it/news/biennale-college-cinema-%E2%80%93-virtual-reality-il-nuovo-bando-della-sezione-italia)
(foto di copertina: La Collezione Peggy Guggenheim, Palazzo Venier dei Leoni, Venezia. © Collezione Peggy Guggenheim, Venezia. Photo Matteo De Fina)
Simone Wild