"Introjekt", la nuova mostra di Gehard Demetz al museo di Chiusa
C’è ancora una settimana di tempo per visitare la mostra “Introjekt” di Gehard Demetz, ospitata al Museo Civico di Chiusa/Klausen fino al due novembre prossimo. Tre sale del museo cittadino ospitano per l’occasione una decina di opere dell’artista gardenese. Tra queste spiccano alcune splendide sculture già presentate in sedi prestigiose: a palazzo Ducale a Mantova la scorsa primavera e al Macro di Roma nel 2017.
Il titolo della mostra di Chiusa, in effetti, riprende quella del Macro (Introjection nella capitale, Introjekt a Chiusa) e rimanda all’introiezione, ovvero a quel “processo psichico per cui si tende ad accogliere in sé oggetti o aspetti del mondo esterno, appropriandosi delle rispettive doti o qualità, vere o presunte” (Treccani). Basta un rapido sguardo alle opere per comprendere quanto il titolo sia azzeccato. Perché le raffigurazioni delle icone sacre si sciolgono e stringono con quelle di giovani ragazzi. In particolare, due divinità induiste, Shiva e Ganesh, si fondono e confondono con la figura di un bambino, una “fusione” in cui entrambe perdono qualcosa per trasformarsi in qualcosa d’altro. Esattamente come capita a chiunque rifiuti di rifugiarsi in un mondo che non esiste più e accetti di confrontarsi con il presente e quindi con un mix di culture anche molto diverse.
Nascono così le opere “21 grammi” (il “peso” dell’anima – Ganesh) e “Whitey on the moon” (Shiva), opera che prende il titolo da una canzone del 1969 dei Last Poets dedicata alla perdurante discriminazione razziale negli Stati Uniti ai tempi della sbarco sulla luna. A queste due statue “globalizzate” funge da perfetto contraltare la scultura “Heimat” che apre la mostra: una composizione di centinaia piccole mucche e pecore, da cui sporgono immagini sacre e tradizionali dorate. Dalla congiunzione di queste figurine da presepe nasce così la statua di un uomo anziano e che, al contrario delle altre, si presenta anche scura.
In mezzo, quasi a segnare il percorso dell’artista, le “infantili” fusioni con le più tradizionali immagini sacre cristiane. Le poche sale del museo civico riescono, quindi, a celebrare degnamente il percorso di un artista con opere che intrigano anche fuor di didascalia: un’arte che non necessita necessariamente di spiegazioni o cornici per essere apprezzata da chiunque e, probabilmente, ovunque.
L’artista
Gehard Demetz (Bolzano 1972) vive e lavora a Selva di Val Gardena (BZ), dove ha studiato presso l’Istituto d’Arte per poi continuare, presso la stessa scuola, a studiare scultura. Dopo un tirocinio con Matthias Resch, Demetz si è laureato nel 1995. Nel 2000-2001, per proseguire la sua formazione, ha trascorso le estati presso l’Accademia Internazionale di Salisburgo studiando con diversi docenti. Nel 2007 decide di interrompere la sua attività di insegnante per potersi dedicare esclusivamente al suo lavoro d’artista. Nel 2010 inizia la collaborazione con la galleria Beck & Eggeling di Düsseldorf.
La Galleria Jack Shainman ha iniziato a lavorare con Demetz nel 2011 divenendo la “First gallery “ di Demetz. Dal 2011 le sue mostre sono state ospitate a Kunstmuseum Mühlheim an der Ruhr, Kunstmuseum Bochum, National Academy Museum, MOCA Virginia Museum of Contemporary Art , Akron Art Museum, Crocker Museum Sacramento, MACRO Roma e Museo Palazzo Ducale di Mantova.
“Introjekt”
Fino al 2 novembre al Museo Civico di Chiusa, Via Fraghes 1
http://www.museumklausenchiusa.it, Ma-sa | ore 9.30-12, 15.30-18 , Do, lu. e 1.11. chiuso
Simone Wild