Milanordest, dai Giochi l'occasione per costruire una nuova macroarea

Dopo le guerre, se ci sono eventi in grado di modificare la semantica, l’immagine e finanche il nome dei territori, questi sono le Olimpiadi. I giochi olimpici, che per alcuni delle guerre sono la moderna declinazione simbolica, hanno contribuito a rilanciare e ridefinire economicamente interi territori. A chi gioveranno, non solo simbolicamente, i giochi invernali del 2026? Tra Milano e Cortina sembra già ora il capoluogo lombardo, indiscutibile capitale economica d’Italia, a far la parte del leone. Si può tentare di controbilanciare su Cortina, certo, ma il problema (anzi, l’opportunità) è più complessa. 

Guardiamo la cartina dei giochi: la cerimonia conclusiva a Verona, le gare a Baselga di Piné e in val di Fiemme, quelle a Livigno, Bormio e Santa Caterina, per finire ad Anterselva all’estremo nord. Ma poi Cortina, che vuol dire Veneto intero, Venezia soprattutto. Quel che si disegna è un triangolo che tiene dentro due grandi direttrici, A22 (Modena – Monaco di Baviera) e A4 (Milano – Venezia) che disegnano parte dello sviluppo e della proiezione europea di questo Paese: Milano e la Lombardia orientale da una parte, il Nordest con il suo sbocco alla Germania dall’altra. Spesso messe in contrapposizione, con Milano che negli ultimi anni ha letteralmente mangiato – culturalmente e politicamente prima ed economicamente poi – il Nordest, scombinando la geografia economica degli ultimi 20 anni. E cosa ha sancito il trionfo della città più cosmopolita d’Italia se non un grande evento come Expo?

Guardando alle Olimpiadi invernali del 2026, di un modo – una parola o una metafora – per ridefinire quest’area geografica, andando oltre il binomio Milano-Cortina, abbiamo estremo bisogno. Per farne emergere cultura, vocazione e identità non solo in ottica olimpica, ma anche in ottica economica e di ridisegno funzionale rispetto al resto dell’Italia e del contesto europeo: importanti investimenti infrastrutturali, progettati ma in grande ritardo, sono destinati a riavvicinare i territori amministrati da Beppe Sala e Luca Zaia, da Attilio Fontana, Arno Kompatscher e Maurizio Fugatti, a farli confluire in una macroarea che tiene insieme città della pianura padana e località alpine e dolomitiche. Dall’Alta Velocità sulla Venezia-Milano, all’aumento di capacità della linea del Brennero in vista dell’apertura del tunnel, fino alle interessantissime tratte ferroviarie dolomitiche che devono unire Cortina a Venezia, Cortina alla Badia, Cortina alla Pusteria e l’Alto Adige forse un giorno alla Svizzera e a Bormio. Non si correrà a mille all’ora, ma la striminzita viabilità su gomma avrà un’alternativa sostenibile che farà viaggiare meglio economie, culture, cervelli e, appunto, sport.

Il ritorno del treno unirà le capitali del Pil e della qualità della vita in Italia: Bolzano e Milano, Padova e Verona, Milano e la Valtellina. Territori che condividono, con l’Emilia più a Sud, Pmi manifatturiere tra le più veloci e dinamiche al mondo, eccellenze del food, università e centri di ricerca di assoluta eccellenza. Milanordest, dal giorno dell’assegnazione dei Giochi invernali che ha fatto vincere l’Italia sulla Svezia, ha ora la sua sfida più grande: sette anni per diventare realtà e ridefinire geografie e destini di territori che devono arrivare uniti a cogliere una grande opportunità che nel 2026 inizia, non certo finisce. 

*pubblicato come editoriale sul Corriere del Veneto del 28/06/2019

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