Dalle Alpi alle Murge: quando i profughi erano trentini, e la Puglia li accolse

Cento anni fa centinaia di profughi di guerra del Trentino venivano ospitati in Puglia. Di questo evento così poco conosciuto le tracce riemergono ancora oggi nei luoghi più nascosti, a chi sa guardare con attenzione. Come la foto di una lapide nel cimitero di Canal San Bovo, inviatami su Whatsapp poco fa. Fra i nomi e le date che ripercorrono la storia della famiglia Domenico Weiss, ne spicca uno particolare: Mandurino Weiss. Ci ho messo un po’, ma poi ho capito: Mandurino, nato il 17 giugno 1916, nato cioè a Manduria, in un campo profughi della provincia di Taranto, nel mentre 100 anni fa la sua famiglia si ritrovava sfollata dal Trentino qui in Puglia.

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Per la prima volta alla storia dei trentini accolti in Puglia sarà dedicato un convegno, al Museo Civico di Bari l’11 novembre 2016, dove saranno presentati i risultati di una ricerca curata da Fondazione Gramsci di Puglia e Istituto pugliese per la storia dell’antifascismo e dell’Italia contemporanea.

Nella memoria della città di Bari del passaggio, giusto un secolo fa, dei profughi trentini non permane traccia. Non una lapide o una commemorazione pubblica da parte del Comune che peraltro proprio in questi giorni, per la ricorrenza del 4 novembre, ha provveduto ad apporre ai piedi del monumento a Cesare Battisti una corona d’alloro, rinverdendo, in coincidenza col Centenario della Grande Guerra, stilemi celebrativi da “Quarta guerra d’indipendenza”. D’altro canto, anche sul versante della ricerca storica, gli unici cenni al passaggio e alla permanenza dei profughi trentini rimangono ad oggi le sei righe sei, grondanti retorica antigermanica, di Saverio La Sorsa ne La Puglia e la guerra mondiale, volume dato alle stampe nel 1928.

Eppure non dovette mancare, in quel lontano 3 giugno 1916, la sensibilità istituzionale e il necessario conforto per il primo contingente di sfollati, 208 da Fiera di Primiero, in transito per il capoluogo: «In occasione dell’arrivo alla Stazione di Bari dei profughi del Trentino il Sindaco Bottalico ha fatto distribuire stamani del caffè e latte con rispettivi panini per ristorare quei poveri derelitti». A darne riscontro la breve delibera della Giunta comunale, mentre dalle righe di cronaca del quotidiano barese Il Corriere delle Puglie traspare anche una certa compartecipazione emotiva della cittadinanza: «Tra il personale di pubblica sicurezza della stazione e il personale ferroviario fu raccolta una sommetta destinata a comprare ciliegie per i bambini dei profughi: l’atto gentile fu molto gradito».

Stesse scene di lì a pochi giorni, quando un ulteriore contingente di circa 200 sfollati, questa volta da Canal San Bovo, è di passaggio per Bari per poi raggiungere, come già i primi, le località murgiane di Altamura e di Gioia del Colle. Qui, come pure a Manduria, ove giunsero in 480, e nelle varie sedi di ricovero nelle quali in Capitanata trovarono alloggio in più di 300, questi dovettero patire «il caldo eccessivo per genti delle Alpi», la mancanza d’acqua corrente, le precarie condizioni di igiene. Allo stato, poi, di debilitazione dovuto alle vicissitudini del viaggio erano da subito subentrate difficoltà connesse alle abitudini alimentari e alla sistemazione in ambienti sovraffollati, con conseguente diffusione di focolai epidemici, ricorso a ricoveri ospedalieri, con casi anche di decesso di donne e bambini.

Su tali vicende riguardanti la breve ma sofferta permanenza dei profughi trentini in Puglia, gli esiti più aggiornati delle ricerche sin qui condotte saranno resi pubblici il prossimo 11 novembre dalle ore 17. L’iniziativa presso il Museo Civico di Bari (strada Sagges 13), “Dalle Dolomiti alle Murge. A 100 anni dall’arrivo in Puglia dei profughi trentini della Grande Guerra”, inserita nel quadro di quelle previste dal progetto Puglia 14-18 e realizzata col sostegno dell’Assessorato all’Industria turistica e culturale della Regione Puglia, rientra nel programma ufficiale di celebrazioni per il Centenario della Prima guerra mondiale. Da parte dei soggetti promotori – Fondazione Gramsci di Puglia e Istituto pugliese per la storia dell’antifascismo e dell’Italia contemporanea – il tentativo sarà di recuperare una memoria condivisa delle relazioni intercorse tra popolazioni lontane, venute tra loro in contatto, tra indicibili sofferenze, durante i tragici accadimenti della Grande Guerra.

convengo-profughi-trentino-puglia-bariDi qui la presenza di esponenti delle comunità trentine e studiosi che a quelle vicende hanno dedicato in modo prolungato la propria attività di ricerca, nella prospettiva di avviare una riflessione congiunta su quel che resta nella memoria pubblica di quegli eventi e su come questi, in una Europa che – oggi come un secolo fa non può ignorare l’esistenza fragile di uomini, donne e bambini in fuga dalle guerre – possono ancora parlarci.

Il programma degli interventi: Luigi Masella, Università di Bari, “La Puglia nella Grande Guerra, nuovi temi e prospettive di ricerca”; Vito Antonio Leuzzi, Istituto pugliese per la storia dell’antifascismo e dell’Italia contemporanea “Tommaso Fiore”, “Profughi e rifugiati in Puglia nel corso del Novecento”; Paolo Malni, Istituto regionale per la storia del movimento di Liberazione – Friuli Venezia Giulia, “L’assistenza profughi in Italia durante la Grande Guerra”; Gianfranco Bettega, Comunità di Primiero, “Partire, lasciare: emigranti, soldati, prigionieri e profughi da Primiero prima e durante la Prima guerra mondiale”; Francesco Altamura, Fondazione Gramsci di Puglia, “«Quei poveri derelitti»: l’arrivo a Bari nel 1916 dei profughi di Primiero e del Vanoi e la loro accoglienza nell’area murgiana”.

L’autore è ricercatore precario presso la Fondazione Gramsci di Puglia

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