Alla scoperta della repubblica monastica del Monte Athos
Fra i territori che in Europa godono di speciali statuti di autonomia, la repubblica monastica del Monte Athos è certamente uno dei più singolari. Si trova nella Calcidica in Grecia su una penisola di circa 50 km di lunghezza e circa 8 di larghezza culminante nella vetta di 2033 metri di altezza che le dà il nome. Su questa striscia di terra protesa nel mar Egeo sorgono venti monasteri, di religione greco,russo, bulgaro e serbo ortodossa. La storia del Monte Athos inizia nel lontano 963 d. C., quanto il monaco Atanasio fondò il primo dei monasteri oggi chiamato Grande Lavra.
Da allora fino al XVI secolo sono stati costruiti tutti gli altri oltre a numerose chiese isolate dette skete. Organizzati secondo una precisa gerarchia, i monasteri si autogovernano attraverso un organo esecutivo (Iera Epistasia), la cui sede è a Karyes, duecento abitanti e unico paese della penisola. È possibile entrare nel territorio del Monte Athos e soggiornarvi per pochi giorni come pellegrini trovando ospitalità nei monasteri. Tuttavia per antica tradizione è vietato l’accesso alle donne. Spinto dall’interesse verso una cultura così antica, ho chiesto il permesso di visita insieme a un amico, Gunnar Ceccato, appassionato di storia medievale. Tale documento di chiama Diamontirion e consente la permanenza per non più di tre giorni eventualmente prorogabile di due.
Si ottiene per email presso un ufficio di Salonicco che decide però i giorni nei quali si potrà entrare. Dopodiché sta al visitatore mettersi in contatto con i monasteri che desidera visitare, per concordare la data del pernottamento. I monaci accolgono i pellegrini dando la precedenza agli ortodossi, per chi appartiene ad altre religioni non sono ammessi più di dieci ingressi al giorno. I contatti vanno stabiliti con alcuni mesi di anticipo: i monaci rispondono anche a distanza di molte settimane e non sempre al telefono si può trovare qualcuno che parli inglese o una lingua che non sia il greco. Fatti tutti i preparativi ci siamo presentati sul confine della repubblica monastica nella località greca di Ouranopolis (città del cielo). Da qui si entra nel territorio dei monaci solo via mare con un traghetto che conduce al porticciolo di Dafni, al centro della penisola. I monasteri sono raggiungibili con dei pulmini guidati da autisti rumeni attraverso strade forestali non asfaltate ma sono anche collegati da sentieri ben segnalati lungo la costa per poi addentrarsi nei boschi dell’interno. È questa la via che abbiamo scelto, zaino in spalla, per la nostra visita.
Il primo giorno dopo una camminata agevole su un tratto pianeggiante lungo il mare, dove siamo passati davanti al magnifico monastero russo di Panteleimonos e una più impegnativa salita che offriva ampie vedute sull’Egeo, dopo cinque ore e mezza di cammino siamo arrivati al monastero di di Konstamonitou. La visione di questo e altri monasteri che appaiono improvvisamente nella radura allorché si esce dalla fitta boscaglia è sorprendente e emozionante. I monaci accolgono i viandanti offrendo il lokum (dolce gelatinoso) e un bicchierino (grappa di anice). Subito dopo viene assegnata una piccola stanza (talvolta una cella o un posto letto in camerata), la legna per accendere la stufa e una lampada a olio perché a Kostamonitou, il più modesto tra i monasteri, non c’è riscaldamento e luce elettrica. Solo gli ospiti ortodossi partecipano anche ai pasti dei monaci, i non ortodossi mangiano separatamente pure se lo stesso cibo. La nostra visita tuttavia si è svolta nel periodo di quaresima durante il quale essi digiunano concedendosi solo una parca cena a base di zuppa di verdura e un piattino di olive e pane, che è quanto ci hanno offerto. Alle tre di notte una campana (o un’asse di legno percossa) chiama i monaci alla prima messa svegliando anche gli ospiti. Nei monasteri vige l’ora bizantina, 4 ore avanti quella consueta e il calendario giuliano (13 giorni indietro rispetto a quello gregoriano in uso in tutto il mondo).
Il giorno seguente ci rimettiamo in cammino di buon’ora dopo una colazione fatta con le nostre scorte. Passiamo dal monastero bulgaro di Zografou dove un monaco che ha fatto voto di silenzio mi riempie il thermos di acqua calda e ci indica a gesti la via per dove proseguire. Ancora ore di cammino nei boschi e lungo sentieri che profumano di lavanda selvatica, per raggiungere la cima delle colline che fanno da spartiacque. Da quassù si può vedere la costa settentrionale e il monastero di Vatopedi dove si trova una delle più grandi biblioteche dell’ Athos. Nei giorni successivi camminiamo ancora lungo sassose mulattiere e ogni volta ci stupiamo quando improvvisamente ci appaiono le mura grandiose o le cupole a cipolla di un monastero o di una chiesa isolata. Al monastero di Filoteou troviamo cibo in abbondanza. Sono convenuti monaci e pellegrini e un vescovo dalla Greca per la festa dell’Annunciazione. La messa, dalla quale siamo esclusi perché non ortodossi, inizia alle 21 e va avanti fino alle 9 del mattino seguente quando tutti si riuniscono a tavola per un buon pasto con zuppa di pesce.
Ci rimettiamo in viaggio e arriviamo al più importante dei monasteri alle pendici del Monte Athos: la Grande Lavra. All’esterno è circondata da bastioni che dominano sul mare da un’altezza di cento metri. Qui vigono costumi più tolleranti e anche noi siamo ammessi alla cena con i monaci. Il refettorio è una grande sala rettangolare. Ci disponiamo intorno a uno dei tavoli. L’abate si siede e suona una campanella. Tutti iniziano a mangiare in silenzio mentre un monaco legge ad alta voce le sacre scritture. Una ciotola con abbondante zuppa di ceci, cavoli cappucci, mela, pane, vino e acqua è, come si suol dire, quanto passa il convento. In queste circostanze mi pare molto. Dopo quindici minuti l’abate suonala campanella ed esce seguito dai confratelli e dai pellegrini. Il giorno seguente raggiungiamo il monastero di Dionissiou, a picco sul mare. Le mura interne sono abbellite da preziosi affreschi e fuori, scavato nella roccia, c’è un ossario con i resti mortali dei monaci. Si dice che abbiano vita lunga grazie ai ritmi lenti della loro vita e alla dieta priva di carne. La cella che ci ospita è piccola e stretta ma troviamo anche una sala dove è possibile prepararsi un caffè e , vero lusso, la mattina seguente la colazione con pane e olive da consumare lentamente nel silenzio senza tempo del Monte Athos.
Mauro Buffa
Mauro Buffa autore dei libri Sulla Transiberiana (Ediciclo Editore), Sulla Transmongolica Ediciclo 2012 e USA coast to coast Ediciclo 2015. Ha scritto per A nord est di che un reportage sul suo viaggio in Moldavia e Transnistria e uno su Odessa e Yalta.