Expo trash: otto scatti che non dimenticheremo
Scegliere è stato veramente arduo. Perché nel (quasi) nulla contenutistico di Expo, di trash ce n’è parecchio. Nel mega quartiere fieristico dedicato al tema della sostenibilità dominano cemento e plastica, il verde è relegato ad ornamento bizzarro: sembra di stare in un grosso luna park enogastronomico pure parecchio caro. In una giornata tipo potreste imbattervi in:
1) La mucca di plastica con la quale farvi un selfie
2) Un po’ nascosto, quasi se ne vergognassero, con le dimensioni della biglietteria di un Tagadà, lo stand di Radio Bruno
3) Il padiglione cinese con migliaia di canne di bambù. Tutte, rigorosamente, in plastica
4) Il mercato della frutta lungo il Decumano. Volete sapere il materiale?
5) La sfilata degli ortaggi
6) Dei bei maiali…in plastica
7) Per l’albero della vita almeno hanno cambiato materiale. Esterno in larice e interno in sostenibilissimo acciaio
8) E poi lui, la prima persona che abbiamo visto entrando in Expo, l’essere con il quale empatizzo, che vorrei abbracciare anche solo per dirgli: “Amico, va tutto bene, io ti stimo”. Lui, l’uomo formaggio.
ps. Excusatio non petita. Noi siamo di quelli che sono contenti che Expo sia stata finita in tempo, che sia pulita, che ci vada tanta gente (noi l’abbiamo sempre vista strapiena). Noi siamo orgogliosi degli operai che ci hanno lavorato e delle centinaia di lavoratori che ogni giorno accolgono al meglio migliaia di turisti. E’ del pensiero povero che questo Paese che sta attorno a questa gente che si fa il mazzo tutti i giorni esprime, che ci vergogniamo.