Le tartarughe di Villa Bembo, salvate dai profughi dopo il tornado
Le due tartarughe di Villa Bembo erano scomparse da cinque giorni, disperse nel caos provocato dal tornado che mercoledì 8 luglio ha colpito la Riviera del Brenta lasciando dietro di sé una vittima, decine di feriti e decine di case, stalle e capannoni devastati. A ritrovarle, sotto un mucchio di mattoni franati dopo la caduta di una gru, è stato John, uno dei ragazzi nigeriani richiedenti asilo ospitati dall’Ostello a colori di Mira.
Una storia minima ma che racconta più di tanti discorsi come l’integrazione e il dialogo interculturale comincino dal basso, dall’avvicinarsi fra le persone e dai gesti di cura reciproca. Protagoniste – loro malgrado – queste piccole tartarughe: sono una decina ad abitare Villa Bembo (anzi, il nome completo è: Villa Bembo Da Mosto Mocenigo), dimora del Seicento che l’omonima associazione culturale sta restaurando per renderla sede di corsi e incontri sulla salute e l’alimentazione. Ennio Caggiano, medico e presidente dell’associazione, nei mesi di lavori in villa si era affezionato a questi animali lenti e saggi. «Il tornado ha provocato danni pesanti al tetto, alle murature e alla barchessa – racconta la moglie Anna Paola De Lazzari, anch’essa medico, attiva nell’Aps e proprietaria con il marito della villa – Oltre ai danni materiali, ci ha colpito la mancanza di due delle dieci tartarughe che abitavano il giardino della casa. Mio marito le ha cercate ovunque, senza successo».
Qui entrano in gioco i profughi. Sono una ventina, ospiti dell’Ostello a Colori di Mira, associazione che offre loro la prima accoglienza in attesa che ricevano risposta alla domanda di asilo. «Il giorno del tornado anche all’ostello si sono visti pioggia e vento molto forti, ma per fortuna nessun danno – spiega Silvia Vicenzino, una delle operatrici del centro – Così quando abbiamo saputo dei forti danni provocati nei dintorni i ragazzi hanno voluto dare una mano. Venerdì con una squadra di diciotto profughi di Nigeria, Camerun, Guinea Bissau, Gambia e Mali siamo andati ad aiutare nel liberare le case dalle macerie. All’inizio li guardavano con diffidenza, poi hanno visto che lavoravano e ci hanno chiesto di tornare. Euando siamo arrivati a Villa Bembo i proprietari ci hanno subito parlato delle tartarughe scomparse».
Dopo cinque giorni passati a scavare, pulire e accatastare, John chiama gli altri a gran voce: vicino alla barchessa, sotto un cumulo di calcinacci, si nascondevano le due tartarughe, un maschio e una femmina, piuttosto piccole e malconce. Ma vive. «I ragazzi le hanno subito lavate e rifocillate, ora si sono riprese, avevano resistito quasi una settimana» racconta Anna Paola De Lazzari. La famiglia di tartarughe è tornata al completo, le mascotte di Villa Bembo hanno ripreso pigramente a passeggiare nel cortile. Tutto attorni, i profughi si sono rimessi i guanti e hanno ricominciato a sgomberare.