Bolzano: vince il PNV, il Partito del Non Voto. E adesso Spagnolli rischia grosso

Oltre il quaranta per cento di (non) consensi. Cui si aggiungono i 2.600 bolzanini residenti cui viene negato il diritto di voto, concesso solo a chi risiede da almeno quattro anni. Il Partirto del Non Voto (scelto o obbligato), è – come avevamo previsto – di gran lunga il primo partito in città. Davanti a Pd e Svp.

L’astensionismo, è ora chiaro leggendo i risultati, ha colpito soprattutto a sinistra e premiato invece la vitalità – pur frammentata – del centrodestra. Adesso Spagnolli, che si è fermato al 41% e andrà al ballottaggio con Urzì (Forza Italia, al 13% circa) rischia davvero molto. Perché sommare i suoi risultati a quelli degli ecosociali e motivarli veramente a tornare alle urne non sarà facile. Perché il centrodestra potrebbe trovare l’entusiasmo dell’impresa impossibile.

Se vuole provarci ed evitare il suicidio già visto a Padova un anno fa, il centrosinistra deve capire in fretta dove ha sbagliato, darsi un’anima e motivare rapidamente i suoi. Anche far capire che si rischia Casa Pound in giunta potrebbe non bastare. Per vincere le elezioni servono idee ed entusiasmo, non paure.

Tornando all’astensione: evidentemente qualcosa non funziona più se a votare è andata una percentuale di bolzanini del 57%. Pochissimi.

Con un sindaco che sembrava veleggiare verso il terzo mandato senza un vero avversario; una città che stenta a cambiar passo e si culla su rendite di posizione sulla cui durata è meglio non scommettere troppo; il cemento che spunta come fiori a primavera;  e una sinistra ecosociale (al 10%) che ha subito le mosse di Spagnolli rimediando (quasi per sbaglio) con una buona candidatura ampiamente improvvisata, in effetti non si capiva per cosa e per chi avrebbero dovuto votare i bolzanini.

Quali erano le differenze tra i contendenti in campo, a parte forse la presentabilità? Quali le posizioni sui grandi temi? Nemmeno sono riusciti a dirli, i temi. Si trovava tutto ovunque. Anche all’interno della stessa lista: i pro e i contro. Su Benko innanzitutto. E poi una marea di mosse tattiche, da star male di stomaco, solo per posizionarsi in vista di quello che sembrava l’inevitabile terzo mandato di Spagnolli.

Mancava un’anima. A tutti. E si è visto.

Ora serve una scossa. Questa città e questa Provincia possono ancora godere di una situazione invidiabile a livello europeo. Non durerà in eterno. A Bolzano servono un’idea di futuro e un progetto. Potrebbe essere l’ultima chiamata, prima di scivolare in un’italiana normalità.

Luca Barbieri

10/05/2015

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