Ovunque tu vada: il noir "scandinavo" sull'Alto Adige
“Il mondo intero è una fucina di storie nere, nerissime”. Da questa semplice constatazione nasce il romanzo d’esordio di Katia Tenti, “Ovunque tu vada” (Marsilio edizioni, 448 pagine, 18 euro). Di queste storie nere la funzionaria della Provincia di Bolzano che si occupa di servizi sociali ne ha raccolte quattro fra le più terribili ambientate in Alto Adige e ne ha fatto un thriller dall’atmosfera al contempo opprimente e raggelante.
L’omicidio di Nadia Penna, uccisa dallo stalker Mario Spotti; la storia dell’edicolante di Bressanone Enrico Costa per il quale è stato condannato l’avvocato Alexander Dander; l’omicidio di Castel Guncina dove il consigliere provinciale Christian Waldner è stato ammazzato dal compagno di partito Peter Paul Rainer; il caso di don Giorgio Carli condannato a sette anni e mezzo di carcere per violenza sessuale su una minorenne, ma il sacerdote non ha scontato la pena grazie alla prescrizione. Sono queste le storie che Katia Tenti ha trasformato in un intreccio avvincente, i cui protagonisti sono proprio i magistrati che le hanno fornito in questi anni il materiale relativo ai casi giudiziari oggetto della sua narrazione: l’ex procuratore – oggi giudice della Corte penale internazionale dell’Aia – Cuno Tarfusser e il pm bolzanino Donatella Marchesini. Il primo è stato trasfigurato in Jakob Dekas (questo il cognome della madre di Tarfusser da nubile), mentre la seconda è diventata Vittoria Pillon. All’origine della scelta delle storie però ci sono anche motivi personali.
“Alla fine degli anni Ottanta avevo conosciuto sia Spotti che la sua vittima. Sono passati anni, ma quando ci penso, mi viene ancora oggi la pelle d’oca. L’avevo conosciuto perché lavoravamo in aziende diverse ma nello stesso complesso, e ci incontravamo spesso alla macchinetta del caffè. Un tipo sempre gentilissimo anche se mi aveva colpito il fatto che quando telefonava con i vecchi telefoni a gettone, metteva sempre il registratore vicino alla cornetta. Un giorno, io e una mia amica gli chiedemmo la ragione e lui ci spiegò che la sera avrebbe fatto sentire la registrazione alla sua fidanzata che così si sarebbe resa conto delle pazzie che stava dicendo. Poi io sono passata in Provincia” ha raccontato Tenti in un’intervista a un quotidiano locale.
Da un lungo e paziente lavoro di consultazione certosina dei materiali d’indagine originali, di colloqui con le persone coinvolte a vario titolo negli episodi e da un’opera di trasfigurazione letteraria che attinge dai modelli del noir scandinavo – dallo Stieg Larsson di “Uomini che odiano le donne” a Jo Nesbo, di cui l’autrice si dice “una fan sfegatata” – Katia Tenti ha confezionato un potente ritratto delle perversioni che attraversano l’Alto Adige. E, questo è certo, “Ovunque tu vada” non è destinato a rimanere un’opera unica della sua autrice, che confessa: “Ho altri progetti in testa”. Lavoro permettendo.
Silvia Fabbi