L'Ue condanna la Slovenia: risarcimenti ai "cancellati"

erasedLa notizia rischia di rimanere nascosta, e non è un paradosso visto che, in fondo, si parla dei “cancellati” sloveni.  La Slovenia dovrà risarcire tra i 29mila e i 72 mila euro a sei persone che si sono viste cancellate dal registro residenti dopo la dichiarazione d’indipendenza dalla ex Iugoslavia nel 1992.  Lo ha stabilito la Corte europea dei diritti dell’uomo: già nel 2012 aveva condannato in via definitiva la Slovenia per la violazione dei diritti dei sei ricorrenti.

La Corte aveva auspicato un accordo amichevole fra le parti, non  riuscito, così i giudici sono dovuti intervenire per definire il risarcimento. Le regole utilizzate per compensare i torti subiti dai ricorrenti sono le stesse che la Slovenia dovrà probabilmente seguire negli altri casi di risarcimento: una somma fissa per ogni mese di cancellazione dai registri. I sei ricorrenti risarciti oggi fanno parte dei cosiddetti “cancellati”. Quando la Slovenia dichiarò l’indipendenza queste persone, circa 25mila, avevano la cittadinanza iugoslava e un permesso permanente di residenza nell’allora repubblica slovena.

Ma dopo l’indipendenza le autorità slovene cancellarono i loro nomi dai registri di residenza. Come i sei “cancellati” risarciti oggi si sono visti togliere ogni documento di identità, perdendo cosi la possibilità non solo di viaggiare o spostarsi, ma soprattutto il diritto a lavorare e ad accedere a servizi e benefici economico sociali. Molti sono stati anche sfrattati e hanno perso ogni loro avere. Una vicenda tortuosa e controversa, fatta di sentenze della Corte Costituzionale slovena e di referendum popolari. Ecco un riassunto di quanto successe.

Grande soddisfazione per l’equa compensazione riconosciuta, con l’odierna sentenza della Corte Europea dei diritti dell’uomo, ai “cancellati” della Slovenia” affermano gli avv. Anton Giulio Lana e Andrea Saccucci dell’Unione forense per la tutela dei diritti umani, difensori dei ricorrenti.

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