In ricordo di Piero Rinaldi
L’avevo conosciuto nel 2007 grazie ad un altro grande amico, Antonio Marrone, anche lui scomparso prematuramente più di un anno fa. Entrambi avevano una grande passione, il rugby, che li univa e li faceva sentire fratelli. Allora non esisteva ancora Arte Laterale. Ero a capo di un altra bella esperienza associativa nata in rete, e che si chiamava Interphoto. Avevo in mente la fotografia dei quotidiani ed i fotoreporter, gente dura che si guadagna il pane ogni giorno facendo un lavoro scomodo e poco retribuito. Chiesi ad Antonio, che a Padova conosceva tutti. Gli spiegai il progetto e lui senza esitare prese il telefono e chiamò subito Piero Rinaldi.
Ed entrai nel suo mondo.
Aveva un caratteraccio Piero, brusco, ruvido. Per un periodo ho avuto la fortuna di collaborare con Lui e di imparare. Imparare tanto. Era generoso, ti diceva le cose senza fartele pesare, senza supponenza, e te le spiegava bene con passione, ma guai ad uscire dal percorso tracciato. Uomo di altri tempi e di altri principi. E ottimo fotografo.Nella sua lunga esperienza aveva collaborato con tante riviste di cronaca e con tanti quotidiani nazionali e locali.
La manifestazione che organizammo si intitolava proprio “CANDID CAMERA: incontriamo l’Agenzia” e il concept specificava “Una rassegna degli anni di cronaca Padovana attraverso gli occhi attenti del’ agenzia Candid Camera.” E l’agenzia era la Sua, la Sua creatura. Attraverso le Sue foto venne fuori uno spaccato di vita Padovana molto interessante, molto vero. Il suo lavoro poi si mischiava con la sua passione con il rugby. Era stato accreditato per molti anni al torneo 6 nazioni e le sue immagini più belle hanno fatto il giro del mondo. Anche per quello, per il rugby, tanta passione e competenza.
Spero che non sembri irriverente ma credo che con lui scompaia un altro pezzetto importante di Padova, una scheggia di intonaco che si stacca dal muro dell’informazione cittadina e che ci costringe a voltarci all’indietro.
Arrivederci Piero, e grazie. Ti sia lieve la terra.
Sergio Vollono
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