Beppe Alfano, una vita per la verità
Beppe Alfano era un professore, un politico, ma soprattutto giornalista. Uno degli 8 uccisi dalla mafia in Sicilia. Voci libere, troppo per chi ancora comanda nell’isola. Venne ucciso 21 anni fa, l’8 gennaio 1993, vicino casa sua a Barcellona Pozzo di Gotto, dove aveva appena accompagnato la moglie. A lei, una volta di fronte la porta di casa, aveva urlato di entrare dentro e non uscire, senza seguirla. Aveva notato qualcuno, aveva probabilmente capito il destino al quale stava per andare incontro.
Altruista fino all’ultimo, anche per lui la mafia cercò, come per gli altri giornalisti assassinati, di inquinare, depistare, far credere che Alfano fosse una persona diversa da quello che era. Alle celebrazioni in suo ricordo, oggi, parteciperanno anche i familiari, come la figlia Sonia Alfano, ora eurodeputata.
La verità giudiziaria ha sancito esecutore materiale e mandante dell’omicidio. Non si è ancora però riusciti a ricostruire con esattezza il perché della sua condanna a morte. Un pentito di mafia, Maurizio Avola, spiega come fosse riuscito, col suo fiuto giornalistico, a scoprire come il boss allora latitante Nitto Santapaola si nascondesse proprio a Barcellona Pozzo di Gotto, non lontano da casa sua. Troppo bravo come giornalista per sopravvivere: lo ricordiamo così, con la sua voglia di non fermarsi davanti alle apparenze, di cercare quella verità così importante per lui.
Ecco il ricordo di Giancarlo Siani e Peppino Impastato.
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