Cartolina da New York, pulsante e sfaccettata
America. Immensa, multiforme, lontana. Un viaggio che faticavo anche a immaginare e ho fatto a tappe, mentali. New York poi l’Arizona. Un pezzetto alla volta per assaporare tutta questa gigante tavolata di spezie, odori e sapori.
Sono partita da Napoli, mia casa base. Da Napoli a Francoforte, due ore, prima tappa. E poi dalla città tedesca alla grande mela: New York. Otto ore sull’Oceano senza chiudere occhio stipata in piccoli sediolini da autobus accanto a un signore francese che si è scaccolato tutto il tempo fra una pagina e l’altra del suo interminabile e – a quanto pare appassionante – libro fantasy.
Mettere piede a New York ha significato entrare in punta di piedi di notte sotto le sue luci, percorrere ponti immensi verso Manhattan e giungere alla 77esima con i giardini curati e il B&B che avrebbe ospitato le nostre notti a NY.
Ho riportato lo sguardo in basso solo il secondo giorno a NY, presa dai palazzi altissimi, così alti da rendere impossibile la conta dei piani che riflettevano ovunque la luce del cielo terso e limpido di fine aprile.
Eppure malgrado tutto la sensazione è quella di essere perennemente sul set delle serie tv o dei film più noti. Il fumo sbuca dai tombini nelle vie laterali delle avenue come se ti trovassi in un gangster movie. I vialetti alberati ti fanno pensare a Carrie che aspetta un cab o ai giovani Robinson che a passo svelto raggiungono la scuola.
E tu sei dentro e fuori contemporaneamente. Ogni finestra ti fa da schermo e da scenografia allo stesso momento e tu lì in mezzo a quei palazzoni sei spettatore e attore del film che ti va di girare a New York. Viva, pulsante e sfaccettata.
Marianna Sansone
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