I beduini del deserto si muovono al suono della rababa

Poco si sa dei beduini, questo popolo viaggiatore che ha sfidato le intemperie del deserto, e del loro ricco patrimonio culturale e folkloristico, che è stato uno strumento fondamentale per la propria espressione e l’affermazione di una loro identità culturale.

I Beduini

La parola “beduino” deriva dalla parola araba “bedu” che significa “abitanti del deserto”. I beduini sono un popolo viandante antico, che vive nei vasti deserti aridi del  Medio Oriente e del nord Africa.  Il loro stile di vita così unico è fatto di spostamenti continui mirati alla ricerca dei materiali necessari per la sopravvivenza, come cibo, acqua e terreno per il pascolo del bestiame.

Ovviamente questo spostamento non avviene in tutti i giorni dell’anno: i beduini conoscono benissimo il deserto e di conseguenza sanno di preciso quand’è il momento giusto per la migrazione. Il loro spostamento avviene principalmente in base alle necessità e condizioni del pascolo, in precisi periodi dell’anno. Ad esempio, in inverno migrano nelle profondità interne del deserto per ripararsi dalle precipitazioni, mentre durante l’estate trovano rifugio nelle oasi, alla ricerca di fonti d’acqua per dissetarsi e ripararsi dal caldo. Il beduino è un individuo che ha una grande padronanza  dell’ambiente che lo circonda, sa come seguire le orme di un animale durante il giorno per determinare la sua posizione e il dove eventualmente dirigersi; durante la notte si affida alla lettura delle stelle per determinare la propria posizione e la relativa direzione di migrazione.

Quotidianità e musicalità

La giornata di un beduino si divide in due fasi; quella diurna e quella notturna, creando un vero e proprio stile di vita unico. Entrambe le fasi sono di fondamentale importanza nonché complementari. Di giorno si va a raccogliere la legna, si va a caccia di cibo, si raccoglie l’acqua, si porta a pascolare il bestiame (cammelli, capre, pecore),  si portano avanti le questioni  tribali e le proprie faccende familiari. Le donne creano abiti, tappeti, coperte ricavate dalla lana delle pecore, rammendano le tende, curano tutti gli aspetti dell’abitazione, crescono i figli, cucinano e così via. Diciamo che non c’è spazio per la noia.

La notte invece è un momento di svago, di rilassamento e di godimento della frescura notturna rilasciata dal deserto.  Durante la notte tutte le famiglie si raccolgono intorno ad un falò, caratterizzato da profumo del the, caffè e cardamomo,  per ascoltare i suoni dei loro strumenti musicali e ritmi tradizionali. La strumentazione musicale beduina è molto semplice: normalmente è composta da  un flauto, il mihbaj (che in realtà è una sorta di macinino da caffè fatto in legno, che, colpito con un bastone, funge da  strumento di percussione) accompagnato dallo strumento di eccellenza del beduino: la rababa .

La rababa è uno strumento ad arco composto da una unica corda fatta di metallo: ha una cassa armonica di forma rettangolare in legno, ricoperto da entrambi i lati di pelle di capra, e viene suonato utilizzando un archetto fatto o di criniera di cavallo o da fibre sintetiche.

Il musicista, di solito, è la stessa persona che narra o recita poesie, un cantastorie, che intrattiene cosi  il pubblico raccolto attorno al falò. Poesie che parlano d’amore,  di battaglie tra grandi guerrieri, di avventure dei loro antenati o semplicemente descrivono la bellezza dell’ambiente che li circonda, il deserto.

Questi momenti di vita sociale sono di fondamentale importanza, perché proprio tramite questi racconti che molte storie popolari e leggende sono state tramandate di generazione in generazione per centinaia di anni.

Tempi moderni

Negli ultimi anni, tuttavia, molti beduini hanno dovuto rinunciare a questo loro stile di vita e convertirsi alla “modernità”, trasferendosi nelle città e nei centri urbani, cercando comunque di conservare e di vantarsi della loro propria identità culturale, del loro stile di vita e delle loro meravigliose tradizioni.

Fatima Abbadi

Photo by Tatiana Zanon on Unsplash

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