Tunisia, in un libro i due anni post rivoluzione

Due anni dopo, quasi. Era il 14 gennaio del 2011 quando in Tunisia finiva l’epoca del Presidente Zine El Abidine Ben Ali, in carica dal 1987. La “rivoluzione dei gelsomini”, come venne definita, era compiuta, almeno nel suo atto culminante. E ora, che sta succedendo due anni dopo? La transizione sta avvenendo? Prova a rispondere la giornalista Ilaria Guidantoni con il suo libro “Chiacchiere, datteri e thé. Tunisi, viaggio in una società che cambia” (Albeggi edizioni, 12 euro).

Un dato si staglia, e non è un caso unico nei paesi sconvolti dal vento della primavera araba: dalla rivoluzione il popolo si aspettava di più. Ora viene il momento più arduo da raccontare perché estremamente difficile da capire, quello della transizione verso la nuova Costituzione e le elezioni per il primo Governo regolare. Nessuno sa quanto durerà, né dove porterà questa fase nuova e complicata. I partiti navigano a vista e c’è il desiderio di ritrovare l’identità nella tradizione religiosa; questa è una delle chiavi per comprendere l’ascesa di EnnahDa, formazione politica islamista simile alla nostra Democrazia Cristiana degli anni ‘60. Di fatto, il partito di maggioranza relativa. La Tunisia è sempre stata un mosaico di fedi e inclinazioni e non c’è da stupirsi se oggi convivono in un’apparente confusione, e nello stesso spazio fisico e temporale, la spinta laica-europeista e quella religiosa tradizionalista, in un caleidoscopio di situazioni ed estremi: velo e abbigliamento casual all’università; costume integrale e bikini sulle spiagge; programmi televisivi religiosi e mostre d’arte provocatorie.

Il libro è una tessitura di incontri-conversazioni con varie figure della società tunisina, come Kmar Bendana e Silvia Finzi, docenti a La Manouba; Imen Ben Mohamed, deputata di EnnahDa, eletta in Italia; Luigi Merolla, direttore dell’Istituto Italiano di Cultura a Tunisi; le scrittrici Lilia Zaouali e Fawzia Zouari; e poi giornalisti, artisti, manager, gente comune. Il libro tocca i luoghi strategici della rivoluzione: dall’Orologio, detto il Big Ben, celebrativo del presidente Bin ‘Ali nella ribattezzata piazza 14 gennaio, giorno della sua detronizzazione; al cosiddetto Ministero del Terrore, metafora dell’orrore custodito nei sotterranei per lunghi anni di corruzione e violenza; all’Hotel Africa, rifugio dei giornalisti durante la rivoluzione, simbolo del vecchio regime. Infine, l’autrice descrive i luoghi storici di Tunisi, come la Medina, brulichio di voci e odori e il Museo del Bardo, e consiglia luoghi di cultura, ma anche hotel, ristorantini, caffè e negozi speciali, per un soggiorno piacevole e non solo culturalmente impegnato.

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