La P2 e la strage dell'Italicus
Storia della P2, seconda puntata
L’attività della P2 negli anni ’70 divenne frenetica. Sicuramente documentato un coinvolgimento di Licio Gelli e della Loggia nel golpe Borghese tentato nella notte tra il 7 e l’8 dicembre 1970. Aspetti sicuramente documentati tanto da suffragare l’ipotesi della collusione tra esponenti della Loggia e la situazione eversiva. E’ altresì testimoniato che Gelli teneva contatti con ufficiali dei Carabinieri ed è certo che tra i congiurati fosse diffusa l’opinione che gli ambienti militari sostenevano, o quanto meno, tolleravano l’operazione. Borghese si espresse nel suo proclama con decisione: “Le Forze Armate sono con noi”.
E’ rilevato anche che molti dei personaggi, che nel golpe ebbero un ruolo non secondario, appartenessero alla P2. Tra gli attori di quella vicenda si trovano il noto generale Vito Miceli, ma anche il generale Duilio Fanali. Sua la frase: “L’imperativo categorico è arrestare la marea rossa”, per definire le sue priorità politiche; nel 1972 prima accetta, poi rinuncia per prudenza, a presentarsi candidato con l’MSI. Per il golpe Borghese Fanali fu condannato nel 1979; il Presidente della Repubblica Sandro Pertini degrada il generale di Squadra Aerea ad aviere semplice, il provvedimento tuttavia non intacca la pensione del Fanali…
Altro protagonista del golpe è Sandro Saccucci, da più fonti è indicato come appartenente alla massoneria, deputato MSI, noto per l’omicidio di un giovane comunista a Sezze Romano nel 1976. Fuggì all’estero e tutto cadde per l’annullamento della Cassazione, suo difensore era l’avv. Carlo Taormina… Altri imputati del golpe furono il colonnello Lo Vecchio, il generale dell’Aereonautica Giuseppe Casero e Filippo De Jorio, tessera P2 511, consigliere politico dell’onorevole Andreotti, poi assolto su richiesta del Pm, Claudio Vitalone, altro uomo di fiducia di Giulio, come da sempre comprovato, che figurò nelle liste trovate a Castiglion Fibocchi nel 1981.
I nomi degli iscritti alla P2 ritorneranno con ossessiva puntualità in molte indagini sui misteri d’Italia. Vi era infatti la pratica costante della raccomandazione e poi vi erano gli affari e ancora gli affari intrecciati col potere che lo alimentavano.
Esiste una testimonianza di Tommaso Masci, primo portiere nella seconda metà degli anni ’70 dell’Hotel Excelsior di Roma di cui Gelli era cliente fisso, che traccia una descrizione efficace del formicolio dei potenti intorno al Gran maestro: “Tra i visitatori di Gelli c’erano politici, militari, giornalisti, alti funzionari dello Stato, banchieri. Tra coloro che lo frequentavano, c’erano Andreotti, Cossiga, Craxi, Fanfani, solo per fare i nomi più noti, c’era anche il bombarolo Paolo Aleandri, il terrorista di destra a cui Gelli aveva affidato il compito di mantenere i contatti con Filippo de Jorio, consigliere politico dell’onorevole Andreotti, che era latitante per il golpe Borghese del 1970. Lo stesso Aleandri incontrò nella stanza di Gelli il generale Vito Miceli, capo del SID, cioè l’uomo che avrebbe dovuto arrestarlo”.
Degli affari citiamo i più noti: l’Eni-Petromin, i crak del banco Ambrosiano e della Banca Privata di Sindona, la scalata al Corriere della Sera, tutti collegati a scandali e cadaveri come quello di Roberto Calvi, penzolante sotto il ponte dei Frati Neri o quello di Ambrosoli, liquidatore della Banca Privata di Michele Sindona.
A volte gli uomini della P2 si servirono delle organizzazioni criminali: mafia,camorra,’ndrangheta. Collegamenti, accertati dalle inchieste giudiziarie, sul finto rapimento di Sindona, sul caso Cirillo, sull’omicidio-suicidio di Calvi, sulla strage del Rapido 904 il 23 dicembre 1984, antivigilia di Natale, quando, nelle vicinanze della stazione di San Benedetto Val di Sambro-Castiglione Pepoli, esplode una bomba: i morti furono 17, i feriti ben 267.
Nel 1971 Gelli acquisisce il totale controllo della Loggia. Molti personaggi eccellenti, soprattutto militari e finanzieri si sono iscritti, tra questi il generale Giovanni Allavena, che gli porterà poi in dote i fascicoli delle schedature SIFAR.
Dalla Relazione della Commissione d’inchiesta Anselmi si desume che la Loggia P2 svolse opera di istigazione agli attentati e di finanziamento nei confronti dei gruppi della destra extraparlamentare toscana. Che la strage dell’Italicus è ascrivibile ad una organizzazione terroristica di ispirazione neofascista o neonazista operante in Toscana. Che la Loggia P2 è quindi gravemente coinvolta nella strage dell’Italicus e può ritenersene anzi addirittura responsabile in termini non giudiziari, ma storico-politici, quale essenziale retroterra economico, organizzativo e morale.
La strage dell’Italicus avvenne la notte del 4 agosto 1974, quando esplode una bomba ad alto potenziale nella vettura numero 5 dell’Espresso Roma-Brennero. Nell’esplosione muoiono 12 persone e altre 44 restano seriamente ferite. La strage avrebbe potuto essere di dimensioni maggiori con centinaia di morti, se l’ordigno fosse esploso all’interno della galleria di San Benedetto Val di Sambro.
Sul convoglio doveva esserci Aldo Moro, era lui l’obiettivo? Lo statista democristiano, all’epoca ministro degli Esteri, era salito su quel treno per andare dalla famiglia a Bellamonte, nel Trentino, ma all’ultimo istante è fatto scendere dai suoi collaboratori per firmare dei documenti… È lui il bersaglio, nella fattispecie mancato, dei terroristi? Probabilmente no, più che altro per la macchinosità dell’eventuale esecuzione. La coincidenza è tuttavia notevole e sinceramente non può fugare ogni dubbio. Mistero, così come ancora sono avvolte nella nebbia le vere responsabilità. Apparve certo, fin da subito, che la strage fu opera del neofascismo. Le indagini si diressero sul gruppo di neofascisti di Arezzo e precisamente su Franci, Malentacci e Tuti, che avevano legami anche con la P2. I tre sono rinviati a giudizio e poi assolti. Il giudice istruttore di Bologna Angelo Vella, affiliato alla massoneria locale, non coinvolge nessun piduista.
Ricordiamo infine che nella busta “Riservata personale”, che Gelli custodiva a Castiglion Fibocchi, era custodita copia di un anonimo, era un’informativa su Gelli inviata alla questura di Arezzo nel marzo del 1975 dal giudice Violante che indagava sull’eversione di destra. Leggiamo tra l’altro: “Il Gelli sembra inoltre collegato al gruppo Sogno e ad altri ambienti che fanno capo all’ex procuratore Spagnuolo oltre che ad ambienti finanziari internazionali”.
(2continua)
Bruno Maran
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