Pirenei, fra rocce e vigneti
terza puntata
I tornanti dei Pirenei francesi salgono ripidi sotto un cielo plumbeo, e inghiottono le auto fra le nuvole più basse. Il tunnel che conduce in Spagna dura una manciata di chilometri, ma come tutti i luoghi-soglia prelude al cambiamento: all’uscita il sole splende alto e svela cime senza sosta, con sorprendenti prospettive di forme e sovrapposizioni. Alcune rocce svettano compatte e verticali, altre si piegano oblique tra le macchie di terreno, e formano singolari parvenze di striature naturali.
Torla è il punto di accesso ai Pirenei dell’Aragona: si lascia la macchina in paese, e si prende la navetta che conduce al Parque Nacional de Ordesa y Monte Perdido. Al capolinea, la maggior parte dei turisti procede verso est, per le escursioni più impegnative; sul lato opposto, invece, si possono incontrare sentieri deserti e immersi nel silenzio. Come quello di Faja Racón, dove le rocce oscillano tra il grigio e l’ocra, e i daini passeggiano mansueti nella radura sottostante. Tra i Pirenei e i Picos d’Europa c’è La Rioja, un susseguirsi di vigneti che riposa gli occhi e stuzzica il palato. La pianura verdeggiante è dominata da Laguardia, un antico borgo di case in pietra e balconi fioriti, dove le imposte in legno delle vecchie stalle nascondono il patio di moderne aziende vinicole. Ai piedi di Laguardia, sorge l’avveniristica “bodega” (cantina) realizzata da Calatrava: sembra un’astronave, precipitata a minacciare la quiete circostante.
Ai piedi dei Picos d’Europa sorge un colossale museo scientifico, che passa in rassegna fauna, flora e minerali della zona: visitandolo, si scopre che la dolomia è un patrimonio condiviso con le Alpi. Anche in alta quota, gli orari dei pasti restano invariati: colazione alle 9, pranzo alle 14, cena alle 21, mai un minuto prima. Un problema per chi vorrebbe mettersi in cammino di buon’ora: e infatti i villeggianti sono dediti alla siesta, più che alle gite per i boschi.
Da Potes, in Cantabria, si accede alla Garganta del Cares, una gola molto conosciuta e frequentata, che sorge sull’alveo dell’omonimo rio. Nel primo tratto, il sentiero sporge a picco ed è scavato nella roccia, che forma una sorta di scenografica tettoia; in seguito, attraverso alcuni ponti sospesi, si passa da una sponda all’altra del fiume. Il canyon si allarga, il fondo valle si abbassa e il senso di vertigine aumenta a dismisura: per la bellezza del paesaggio, oltre che per l’altezza.
Alessandro Macciò