Salviamo il progetto Erasmus: serve una firma

Salvate il soldato Erasmus, senza se e senza ma. Alzi la mano, chi, sotto i 50 anni, non sappia cos’è il progetto Erasmus, con buona pace di Erasmo da Rotterdam che ci ha prestato il nome. Anzi, anche sopra i 50 anni ormai tutti lo sanno: basta aver figli, o nipoti. Negli ultimi 25  anni tre milioni di ragazzi hanno avuto l’occasione di studiare,  durante il loro corso universitario, fuori dal loro paese. Hanno scoperto città, luoghi, paesaggi di altre nazioni.  Hanno imparato lingue diverse, conosciuto culture che non immaginavano. Hanno amato ragazze e ragazzi che parlavano un’altra lingua ma si facevano capire, eccome. Hanno imparato, spesso, a vivere fuori casa, senza “mammà” a fianco. A volte non sono più tornati, folgorati sulla via di Londra, Lisbona, Parigi, Madrid, Barcellona, Berlino, Atene, ecc ecc.

Ora, come racconta anche il sito scambieuropei, il progetto è a rischio. L’Unione Europea fa fatica a coprire,  nel suo bilancio, la spesa per poter garantire lunga vita all’Erasmus. Al momento si sta ancora discutendo, cercando di trovare le risorse. Forse il 2012-2013 sarà salvo, ma già per l’anno prossimo è difficile trovare una soluzione. L’Europa si sta però mobilitando:  100 personalità hanno firmato una lettera aperta (qui disponibile il testo in inglese),  spedita a tutti i capi di Stato e ai vertici della Ue. La lettera chiede una cosa sola: non tagliare i fondi e, di conseguenza, non tagliare le speranze dei giovani europei.  Fra i firmatari il regista Pablo Almodovar e, per l’Italia, il  giornalista Beppe Severgnini, l’astrofisica Margherita Hack, il conduttore radiofonico Federico Taddia e l’olimpionica di scherma Elisa di Francisca.

Anche noi possiamo fare qualcosa: firmare l’appello in Rete per salvare l’Erasmus.  Perché un Europa senza lo scambio dei giovani ritroverebbe, tutto d’un tratto,  quei confini che si stanno lentamente abbattendo.

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