Storia della P2 - Il venerabile Licio Gelli

Un ripassino di storia non fa mai male: attenzione ai nomi, alle date e soprattutto all’Italia di oggi. Storia della P2 scritta da Bruno Maran. Ecco la prima puntata

La data di fondazione della loggia massonica Propaganda Due si perde nel tempo, come spesso accade per simili consorterie. Era un antico sodalizio, che accoglieva gli elementi più importanti e prestigiosi, fin da quando, nel secolo scorso, la Massoneria, ha avuto un ruolo centrale nelle vicende italiane. Nell’800, la Massoneria diviene terreno d’elezione per intese politiche e annovera nelle sue logge, Lanza e Cairoli, Depretis e Zanardelli, Crispi e Di Rudinì, ecc. Adriano Lemmi, banchiere livornese geniale e spregiudicato, grande regista dell’intrallazzo, fu il primo a intuire l’importanza di avere a propria disposizione una loggia “coperta” per manovrare la finanza pubblica. Il suo programma era semplice: via dalle logge i poveracci e i pensatori, l’obiettivo conquistare il potere: “Chi è al governo degli stati o è nostro fratello o deve perdere il posto”. La stessa filosofia che un secolo più tardi avrebbe ispirato il “fratello” Licio Gelli. Sotto la guida di Lemmi, la Massoneria visse la sua età d’oro: i parlamentari iscritti alle logge giunsero a essere trecento. Di fronte a questo straordinario successo, Lemmi ebbe l’idea vincente: riunire la crema della Massoneria nella loggia Propaganda 2 (a Torino esisteva già un’antichissima loggia Propaganda) e mettervisi a capo, garantendo adeguata copertura ai fratelli che svolgevano certe attività o ricoprivano ruoli pubblici nel mondo “profano”. Anche quella P2 finì male, travolta dallo scandalo della Banca Romana, che coinvolse politici, banchieri e militari iscritti alla Loggia “coperta” di Lemmi, con conseguente fuggi fuggi tragicomico di tanti “fratelli” pentiti.

Dopo il ventennio mussoliniano, dal quale la Massoneria uscì come da un incubo, a causa delle persecuzioni del regime, tornano in giro coloro che considerano la Massoneria un luogo d’incontro per fare affari. Dopo la Seconda Guerra mondiale fu riorganizzata anche la loggia Propaganda 2 con l’aiuto della massoneria USA, trasferendovi i massoni più in vista o che dovevano restare “coperti”.

Per una corretta interpretazione del problema del rapporto instaurato tra Licio Gelli e i Servizi segreti è imprescindibile prendere le mosse da un dettagliato esame del fascicolo intestato a Licio Gelli, conservato negli archivi dei Servizi di informazione e inviato dal SISMI alla Commissione d’inchiesta Anselmi nel 1981. Due informative successive contengono molte notizie sui trascorsi del Venerabile.

1936, Gelli si arruola volontario nell’ex MVSN. Partecipa alla guerra di Spagna. Nel1940 si iscrive al Partito nazionale fascista. Nel 1942 è a Cattaro in Montenegro, dove diviene uomo di fiducia di Parini, segretario dei Fasci italiani all’estero. Resta a Cattaro fino al 25 luglio 1943. Aderisce alla Repubblica Sociale italiana. Il 9 settembre ‘43 si trova a Viterbo come tenente dei paracadutisti. E’ uno dei primi a costituire a Pistoia il Fascio repubblicano. Diviene ufficiale di collegamento con le SS. E’ attivo nel rastrellamento di prigionieri inglesi e degli antifascisti, è complice dell’arresto di quattro di essi, poi fucilati nella fortezza di Pistoia; fa arrestare il parroco di San Biagio in Casche. Il 26 giugno ‘44 partecipa, con la formazione partigiana di Silvano Fedi, all’attacco alle carceri giudiziarie di Pistoia, che consentì la liberazione di 57 detenuti politici e di due ebrei.

Dopo la liberazione di Pistoia, Gelli è oggetto di rappresaglie: l’11 novembre è aggredito in piazza San Bartolomeo. Il 2 ottobre, Italo Carobbi, a nome del CLN pistoiese, rilascia a Gelli una  “carta di libera circolazione”. Il rilascio di questo attestato suscita critiche nell’ambito del CLN pistoiese. Secondo le sue dichiarazioni, Gelli collabora con il Counter Intelligence Corps al seguito della V Armata, si tratta del servizio di controspionaggio militare americano.

1945, 22 marzo, la procura del Re di Pistoia emette nei suoi confronti mandato di cattura per i delitti commessi durante il regime fascista. E’ condannato in contumacia dal tribunale a due anni e sei mesi per sequestro di persona e furto. In relazione al sequestro di persona è poi assolto dalla Corte d’appello di Firenze perché il fatto non costituisce reato.

1946, 30 novembre, nella cartella intestata a Licio Gelli presso la prefettura di Pistoia, nel riquadro riservato alla situazione economica, risulta: “Nullatenente. E’ aiutato dai parenti, mentre egli si industria con il piccolo commercio”. 1947 ottiene il passaporto per Francia, Spagna, Svizzera, Belgio e Olanda.

Dalla documentazione si apprende che i Servizi si sono interessati a Gelli già nel 1945 nell’ambito di indagini relative a due agenti nemici, che avevano lasciato Pistoia al seguito dei tedeschi. Stando sempre a quanto dichiarato da Gelli, egli avrebbe preso contatti con il CLN pistoiese e reso utili servizi ai partigiani. I comandi nazifascisti, venuti a conoscenza di questa sua collaborazione, gli diedero la caccia, istituendo una taglia di 100 mila lire.  Si rileva quindi che Gelli, pur essendo stato al servizio dei fascisti e dei tedeschi, si era reso utile alla causa dei patrioti pistoiesi. Egli aveva avvisato i partigiani che dovevano essere arrestati; messo a disposizione e guidato il furgone della Federazione fascista per portare rifornimenti e armi alle formazioni partigiane; partecipato alla liberazione dei prigionieri politici detenuti a Villa Sbertoli. Gelli fornisce in occasione di un interrogatorio la versione dei fatti a lui più congeniale, ammette la sua attività di doppiogiochista e di delatore e da in quell’occasione i nominativi di 56 persone, che avevano attivamente collaborato con i tedeschi. (N.B. è la lista che Pecorelli prometteva di rivelare in un numero di O.P., quello che non sarebbe mai uscito nel 1979).

Nel dicembre 1965 il Gran Maestro aggiunto Roberto Ascarelli presenta l’apprendista Licio Gelli al Gran Maestro Gamberini, il quale lo eleva immediatamente di grado nella gerarchia massonica e lo inserisce nella Loggia P2. Nel 1969 Ascarelli e Gamberini affidano a Gelli un non meglio precisato incarico speciale nella Loggia. I capi massonici diranno che grazie a Gelli 400 alti ufficiali dell’esercito sono stati iniziati alla massoneria al fine di predisporre un “governo di colonnelli”, sempre preferibile ad un governo comunista.

Bruno Maran

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